Londra, 1970
«Agitata?» le domandò il ragazzo poggiandosi con la schiena contro l'ingresso del garage ed incrociando le braccia con aria superiore.
«Per nulla» gli rispose una voce sotto un'auto grigia.
La ragazza aveva dei capelli biondi in quel momento sporchi di grasso di motore e due grandi occhi color zaffiro offuscati dal calore del leggero fumo che sprigionava il meccanismo.
In bocca reggeva un grosso cacciavite.
«Mi spieghi il senso di smontare e rimontare la mia vecchia macchina? Volevo farla rottamare, ma, a quanto pare, non sono passati a prenderla».
«Loro sono passati» ribatté la bionda.
«Cosa?! Perché non gliel'hai fatta prendere?»
«Questo gioiellino è recuperabile... e poi mi serviva! Lo prenderanno dopo, così poi potrò mettere Baby al suo posto» spiegò continuando a smontare l'auto.
«Questo "gioiellino" mi ha lasciato a piedi quattro volte, è letteralmente irrecuperabile».
«Pensa ciò che vuoi, intanto mi sta aiutando» proferì seccata.
«In che modo ti aiuta, Robbie?»
Lei sospirò chiudendo lo sguardo zaffiro come per eliminare un brutto ricordo, prima di sgusciare dal suo rifugio e di ricomparire agli occhi dell'amico.
«Fin da piccolissima non ero poi tanto... ehm... "apprezzata", insomma, ero strana. Il colpo di grazia fu il divorzio dei miei, ero abbastanza grande per capire: avevo quindici anni quando hanno litigato per la prima volta e sono scappata dal tetto... mi rifugiavo spesso in un'auto rotta in un vicolo vicino casa mia. Clare usciva con le amiche, non c'era mai... Mi piacciono le macchine da sempre, un po' come piacciono a tutti, eppure in quell'auto dal vetro spaccato ed il tettuccio a pezzi c'era la mia vita che oramai sapeva già di nulla».
Robbie sorrise leggermente all'amico, prima di tornare a rimontare il motore.
Dal buio in cui si trovava, vide un'altra ombra proiettarsi sull'asfalto.
«È ufficiale, ragazzi,» iniziò la voce, «questo è il suo ultimo concerto, dopodiché ci lascerà senza cantante».
«Sul serio, Jeff?»
Il ragazzo annuì triste.
«È solo che questo, tutto questo, è stato costruito dopo il lavoro di anni, non può smontare tutto come se niente fosse» si lamentò Jeff.
«Credimi,» assicurò l'amico, «nessuno sprizza entusiasmo: io da quando so che ci mollerà sto mettendo da parte ogni centesimo, Robert passa le giornate intere a smontare motori... perfino tu sei giù di morale. Siamo tutti affezionati a Jim, ma è la sua vita, non possiamo decidere noi».
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Mi chiamavano "Regina"
Novela JuvenilAvere un obiettivo è la più grande dichiarazione di guerra che fai a te stesso. Sai di dover lottare. Sai di dover resistere. Sai di dover annientare pregiudizi e vecchie tradizioni. Non mi aveva mai detto nessuno che mi sarebbe costato il mio s...