Arriverò dritta al punto: odio raccontare questa parte di storia, ma è necessario e... e poi, beh, è necessario.
Siamo nel 1985 e questo nostro terzo litigio sarà l'unica cosa che saprete di quell'anno.
Non per mia volontà, eh!
Jeff non permetterebbe a nessuno di sapere ciò che passò quell'anno e, soprattutto, non permetterebbe a nessuno di raccontare in giro il nostro secondo litigio: lo toccò molto.
Da brava amica quale sono, rispetto volontariamente la sua scelta.Non me lo fece giurare.
No, quando mai.
Comunque, eravamo nel maggio del 1985 e Freddie... beh, lei era Freddie, come sapete, non c'è modo per descriverla.
Semplicemente, ciò che sto per dirvi non è solo il racconto di ciò che accadde dopo il litigio, bensì la storia di un regalo d'addio.
Insomma, questa, ragazzi, non potevo non raccontarla.
Un forte rumore di vetro infranto riecheggiò nelle mie orecchie e di sicuro anche in quelle di Bred accanto a me.
Ci osservammo per un istante, prima di deciderci ad aprire la porta e vedere la strana scena che si presentò.Freddie era in lacrime.
Ci tengo a specificare: di nuovo.
Jeff era nuovamente immobile.
Aveva le braccia incrociate e lo sguardo vuoto.
«Cos'è successo?» domandai allibita.
Friederike non rispose, prese Delilah in braccio e sgusciò fuori.
«Di nuovo?» chiese Bred riflettendo nelle sue iridi grigio chiaro il luccichio smeraldo dello sguardo del castano.
«Decidete,» decretò lui, «o siete dalla mia parte, o dalla sua».
Pronunciò quell'ultima sillaba con un disprezzo tale da meravigliarmi. Il mio amico, quel bassista sorridente e solare che conoscevo così bene, non avrebbe mai avuto quel tono in merito a nessuno, men che meno con Freddie Mercury: la persona che più di tutte adorava.
«Non sappiamo neanche che cos'è successo» gli feci notare con un mezzo sorriso.Sì, la cosa per me era alquanto ironica.
«Non farebbe la differenza, scegliete e basta» ribatté aspro.
Io e Bred ci scambiammo un'occhiata preoccupata.
Era più che ovvio che, se proprio con una pistola puntata alla tempia, avremmo scelto persone differenti.Non mi è mai andato giù il fatto che non mi abbia mai coperto le spalle durante una rissa.
Già, è l'unica cosa che mi avrebbe portato a fare un'eventuale decisione.
Decisione che, però, non ci fu!
Quando Jeff capì che non avremmo fiatato, sospirò scocciato.
«Tornerà» spiegò. «Diamole un po' di tempo».Ecco, io non ci ho mai capito un cazzo di quel terzo litigio, ma mi sembra più che ovvio e doveroso raccontarvi la storia di Love Me Like There's No Tomorrow, quindi sorvolerò su questo minuscolo particolare dettaglio e descriverò gli eventi come li ricordo io, ovvero: male!
Freddie non si fece vedere, né sentire per tre giorni e, credetemi, per una persona egocentrica come la pazza a cui volevo un mondo di bene è molto preoccupante.
«Ma si può sapere che cosa è successo?» domandai esausta a Jeff.
Il ragazzo sembrò indifferente. «Fatti miei».
«Così non aiuti» ribatté Bred.
«Fatti tuoi».
«È stata appena condannata a morte!» esclamai scocciata.
«Fatti suoi» rispose con noncuranza il bassista.
«Certo che parlare con te in questo periodo è un vero e proprio piacere» mormorò sarcastico il mio migliore amico.
Jeff scrollò le spalle come se non gli importasse.
«Ok,» esordii, «non vuoi parlare con Fred'? Benissimo, vorrà dire che ci accompagnerai a parlarle».
Caricammo a forza il nostro amico in macchina ed andammo nella vecchia casa di Kashmira, in quel momento abitata da Friederike e Jimmie.
Quando suonai il campanello, mi aprì quest'ultima leggermente sorpresa.
«Venite, Freddie è di sopra» spiegò lasciandoci entrare.Non descriverò quella casa.
No, non lo farò mai.
Non perché è troppo per un comune occhio umano, quando mai.
No, non è perché era assolutamente troppo per un cervello normale, non dite sciocchezze.Delilah mi soffiò contro, fece le fusa contro la gamba di Bred e saltò in grembo a Jeff come di consueto.
'Sta stronza.
Attorno a noi potevano esserci minimo una decina di felini.
Un enorme gatto grigio camminava tranquillamente sul pianoforte a coda, uno nero con due grossi occhi gialli graffiava con le unghie il divano, un'altro grasso, rosso e bianco mi studiava attraverso le sue enormi iridi verdi, un soriano mi passò attraverso le gambe tanto velocemente da spaventarmi, mentre una palla di pelo bianco si divertiva a giocare con la coda di un gatto grigio dal petto candido.
Ora, dire che la mia amica avesse un'espressione rabbiosa quando scese giù è a dir poco.
Freddie non era incazzata... di più.Però, qualsiasi cosa si fossero detti lei e Jeff, quei due non sono mai stati sani di mente, vi avviso.
Appena Delilah la vide sedersi sul divano, le corse accanto e, come sempre, mi osservò con sguardo omicida.
Le mostrai discretamente quanto fosse stupendo il dito medio della mia mano destra cercando di non peggiorare la situazione con Friederike.
Come aveva fatto la stronza con il pelo, così raggiunsero la ragazza tutte le altre bestie di Satana, eppure a lei importò solo della più brutta.Indovinate un po' a chi mi riferisco...
Sì, Marius, se trovi Delilah morta in giardino, io non ho colpe, eh!
«Che siete venuti a fare?» chiese Friederike indifferente.
Feci per parlare, ma Bred mi precedette poggiandomi con cautela una mano sulla spalla.
«Ti abbiamo portato Jeff» rispose gentilmente.Come se lei non avesse gli occhi.
Bred, te l'ho mai detto che sei rincretinito? Ah, sì? Si vede che non te l'ho detto abbastanza...
Freddie non fiatò, guardava imperterrita il braccio di Jimmie accanto a lei.
«Voleva parlarti» continuò il mio migliore amico.
La nostra amica lo ignorò, bensì prese tra le mani quella della sua ragazza.
Jimmie sbuffò.
«Scusate» mormorò.
Si voltò verso la corvina spalancando di poco le braccia. «Vieni qui, su».
Friederike sorrise e si strinse a lei.
«Ci ho ripensato» intervenne Jeff con sguardo basso.
La tranquillità serena di Freddie non si spense quando parlò restando tra le braccia di Jimmie.
«Scusa,» disse semplicemente, «avevi ragione».La domanda più comune che ci ponevamo io e Bred una volta passata quella e simili situazioni era: "Che diamine mi è appena capitato sotto gli occhi?"
Freddie si aggrappava alla vita o al braccio di Jimmie e lo fissava.
Non faceva altro.
Io e Bred – figuratevi se qualcosa nel comportamento di Friederike scomodava Jeff – ci preoccupavamo e cercammo più volte di scoprire cosa non andasse bene.
Jeff ci rivelò che, in realtà, la ragazza voleva un bacio o un abbraccio e non voleva parlare o lasciar andare la povera Jimmie fin quando non l'avesse ricevuto.Non so voi, ma, fino a quando non seppi questo, ho sempre sottovalutato l'amore di Freddie nei confronti di Jimmie.
Chiunque le abbia viste dirà che erano qualsiasi cosa, fuorché scontate.
Ogni volta che Friederike era con lei, cantava il ritornello della canzone che lei stessa terminò pochi giorni dopo il nostro terzo litigio.Insomma, Jimmie, alla morte dell'amore della sua vita, non ricevette case, patrimoni immensi, pianoforti d'argento, o gatti di razza, no.
A lei rimarrà sempre qualcosa di più grande di tutto il resto.
A Jimmie, oltre all'immenso amore che la ragazza non smise mai di darle, Freddie dedicò, tra tutti gli altri pezzi, Love Me Like There's No Tomorrow.
STAI LEGGENDO
Mi chiamavano "Regina"
Teen FictionAvere un obiettivo è la più grande dichiarazione di guerra che fai a te stesso. Sai di dover lottare. Sai di dover resistere. Sai di dover annientare pregiudizi e vecchie tradizioni. Non mi aveva mai detto nessuno che mi sarebbe costato il mio s...