"And what has changed?"

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«Che cosa intendi fare?» chiese serio Jeff osservando l'amica.
«Non lo so, ma...»
Borbottò qualcosa titubante.
«Allora?» incalzò.
«Credo che lo sposerò, ok?»
Il ragazzo restò muto.
«Insomma, stiamo insieme da...»
«Voi siete tornati insieme?» la interruppe lui.
«Sì, da un po' di tempo... Comunque, basta non parlare di... me e non si arrabbierà. Facile, no?»
Jeff in quel momento non seppe se consigliare all'amica di lasciare quel tizio, oppure se provare ammirazione verso quella ragazza che non faceva altro che lottare per ottenere ciò che voleva.
«È l'amore della mia vita» sussurrò più a sé stessa che a Jeff. «Niente e nessuno vale il confronto».
Sentirono il rumore della serratura della porta scattare.
«A proposito di "amori della vita"...» sbuffò l'amico, mentre i miei passi riecheggiavano nella casa.
I due apparvero davanti a me.
«E Bred?» domandò Freddie.
«A fanculo, spero» risposi cinica sgusciando in camera mia.
La porta si aprì nuovamente e la figura di Bred oltrepassò l'uscio.
«Dov'è Robbie?» domandò.
«A fanculo» rispose Friederike ridendo, ma l'occhiata severa di Jeff le fece rimangiare tutto. «In camera sua».
Il mio migliore amico fece per raggiungermi, ma Friederike gli afferrò il polso.
«Non combinare altri casini, le passerà a tempo debito» lo rassicurò.
Bred scosse la testa. «Che lei lo voglia o no, io sono il suo migliore amico e devo fare qualcosa».
«Per una situazione che hai creato tu?» domandò ironica la corvina.
«Sì, ma...»
«Bred, se vuoi che ti perdoni fai in modo che ciò che hai fatto non si ripeta» sentenziò Jeff.
«Cosa? Innamorarmi di una bellissima ragazza come... come Chris?» chiese irritato.
Freddie alzò un sopracciglio. «È solo questo?»
Bred sospirò, mollò la presa della ragazza e bussò alla porta della mia camera.
Gli aprii con sguardo assassino e lui entrò noncurante, prima di richiudere l'entrata alle sue spalle.
«Che vuoi?» domandai scocciata.
Si sedette sul letto ignorandomi, prima di notare una grande valigia.
«Che cosa intendi fare, Robert?» chiese scattando in piedi.
«Primo, è Rob, se proprio vuoi esagerare, Robbie, non Robert. Secondo, vado da mia sorella».
«Scherzi, spero».
Sospirai, prima di chiudere la valigia e di infilarla sotto il letto.
«Non mi vuole, ma non ho dove stare».
«Sì, invece,» ribatté lui, «qui!»
«Non starò in un posto dove tut... dove tu mi odi!»
«Io non ti odio, non ti ho mai odiato e mai lo farò».
Alzai lo sguardo verso di lui.
«Davvero?» chiesi in un sussurro.
«Rob, ricorda, se dovessi scegliere tra passare la serata a spassarmela con delle persone che mi rispettano in un posto spettacolare o a vedere un'altra delle cretinate che adori in televisione con te, sceglierei sempre te».
Lo odiavo.
Lo detestavo.
Lo ripugnavo ancora di più ogni volta che, come allora, le sue frasi zuccherine facevano colmare i miei occhi di lacrime.
Scattai verso di lui e lo abbracciai, mentre l'acqua continuava a rigarmi le guance.
«Ti odio» sentenziai.
«Allora perché mi stai abb...»
«Zitto» ordinai stringendomi di più a lui.
Sospirò rassegnato.
«Mi dispiace» rivelò dopo un attimo di silenzio tombale.
Mi staccai da lui come se fosse fuoco e mi misi a sedere composta asciugandomi gli occhi col dorso della mano.
«Cosa?» chiesi in un sussurro.
«Mi dispiace tanto» ripeté lui.
«E per cosa?»
Mi osservò dalle sue iridi grige. «Per tutto. Perché ti sei sentita uno schifo a causa mia, perché sono un pessimo amico... e perché» aggiunse sfiorando con l'indice il ciondolo che pendeva dal mio collo, «sappiamo entrambi che nulla è per sempre».
«E cos'è cambiato?»
Restammo in silenzio per quella che parve un'eternità, il suo sguardo argentato che accarezzava il mio zaffiro.
Nelle nostre discussioni le parole non servivano, erano fin troppo secondarie.
«Non lo so» proferì infine. «Non molto, suppongo».
Sorrisi. «Meglio così, Bred».

Mi chiamavano "Regina"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora