"Since when is looking after three idiots my job?"

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«Sicura?» domandò la corvina.
«Perché non dovrei?» chiesi sorridendo.
Bred si raddrizzò fiero poggiandosi comodamente sullo schienale.
«Beh... wow» sussurrò spiazzata Christine.
«Perché?» domandò Jeff curioso.
«Siete uno dei gruppi più geniali che io abbia mai ascoltato, eppure siete così...»
«Strani?» ipotizzò Jeff.
«Stronzi?» proposi porgendo un'occhiata di fuoco a Bred.
«Fantastici?» incalzò Freddie.
«Infantili?» giudicò Bred osservandomi giudizioso.
«... normali» sentenziò infine Chris.
Io, Bred, Jeff e Friederike ci scrutammo disorientati.
Normali.
Nessuno ci aveva mai definiti normali.
«Di solito la normalità mi è del tutto estranea» scherzò Freddie.
«È che, oltre ad essere una band, siete un normalissimo gruppo di amici con i soliti componenti: il casinista fissato con i motori,» iniziò indicandomi, «il migliore amico secchione del casinista che bada un po' a tutti,» continuò riferendosi a Bred, «il pacifista gay pazzo ed egocentrico che cerca di riappacificarli» sorrise verso Friederike, «e quello più normale non tanto normale che dà un po' di equilibrio al gruppo» concluse osservando Jeff.
«Io non sono fissata con i motori» ribattei.
Bred mi osservò sarcastico.
«Mi piacciono, ok?» chiesi isterica.
«Da quando badare a tre idioti è il mio lavoro? Oh, dimenticavo... Già, Chris, è proprio il mio lavoro» proferì Bred sorridendo.
«L'importante è crederci, Bri» lo provocai.
«Non è "gay"» espresse Fred'.
«E, a dirla tutta, io sono normalissimo» aggiunse Jeff.
Christine scrollò le spalle. «Ho detto solo il mio parere».
Bred saltò sul posto. «Oddio!»
«Che c'è?» chiesi spaventata.
«Baby è rimasta in garage! Devi sentirti proprio sola, mi dispiace, Robert» spiegò.
«Hai rotto il cazzo».
«Giuro che vi chiudo da qualche parte e getto via la chiave» minacciò Freddie.
Io e Bred zittimmo all'istante.

Finalmente, dopo ore di tortura a giocare a "Scarabeo", arrivammo a destinazione.
Mentre Freddie scendeva dall'aereo come una modella, Jeff cercava di starle dietro e Bred faceva il gentiluomo portando i bagagli di Christine, rimasi per un secondo ad osservare la scena.
In quel momento, Bred era davvero... crudele?
No, non c'è sinonimo di stronzo.
Sì, Bred era proprio stronzo, eppure non rivivemmo un attimo come quello per anni.
Eravamo tutti e quattro lì, sebbene controvoglia, insieme in un'avventura di classe che non ci apparteneva.
Anche ripensando a quel litigio con questo stronzo di merda accanto a me, non trovo neanche un lato negativo di quel viaggio.
Oh, ecco che arriva la sfortuna appena metto piede a terra!
Ci mancherebbe, no?
«Posso aiutarti?» domandò una voce poco sopra di me.
Alzai la testa ed incontrai le due iridi scure di...
«Dominic!» esclamai stupita. «Che cosa ci fai qui?»
«Cammino per Abbey Road, quando un bel volantino colpisce la mia attenzione e, magicamente, noto la scritta "Robbie Taylor and her Queen"» spiegò.
Ok, era un vecchio scherzo per Freddie e la prese malissimo, ma risaliva ad anni prima, non so neanche come fece la mia amica a darglielo.
A darglielo?, vi chiederete.
Già, ragazzi, questa storia è un bel casino.
«Beh, prima di tutto, era solo uno scherzo per un'amica, la band non l'ho fondata io» sorrisi.
«Sì, ho visto pubblicità su un tour in Giappone, perciò eccomi qui».
«Aspetta... hai detto Abbey Road?»
Annuì.
«C'è una persona che conosco che non fa altro che passare intere giornate lì a fare non so cosa, è una strana coincidenza».
«Beh, probabile, ma...»
«Rob, sbrigati, Freddie sta per litigare col tassista» lo interruppe Bred avvicinandosi, prima di osservare Dominic con attenzione e di far scivolare il suo sguardo su di me.
«Bred, lui è Dominic; Dominic, lui è Bred, fondatore e chitarrista dei Queen» lo presentai.
«Quindi tu sei il famoso Dominic» lo salutò Bred stringendogli la mano.
Dominic inarcò un sopracciglio scuro.
«Oh, stavo raccontando dell'altro giorno e ho fatto il tuo nome, niente di che» mi affrettai a specificare.
«Sì, beh, noi dobbiamo andare, Robert, credo che a quel tipo non piacciano i vestiti stravaganti di Friederike» intervenne il mio migliore amico sollevando la mia valigia ed incamminandosi dagli altri.
«È stato bello rivederti, davvero» proferì Dominic.
Nessuno avrebbe mai fatto un viaggio in Giappone solo per vedermi.
Nessuno tranne, ovviamente, Bred, ma non ci faccio molto caso e neanche allora mi importava molto.
«Vale lo stesso per me» assicurai allontanandomi e raggiungendo il taxi nel quale Freddie e l'autista si scambiavano occhiate assassine.
La mia amica non amava viaggiare con i mezzi pubblici, faccio fatica tuttora ad immaginarla su un autobus.

Mi chiamavano "Regina"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora