Fight

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Ragazzi, nella vita c'è una prima volta per tutto e, invece, c'è una volta più esilarante per qualunque cosa.
Durante il mio percorso di tortura non ancora concluso, ho picchiato tanta gente, ma proprio tanta. Troppa, a parere di Jeff.
Durante una rissa solo un paio di volte ho ruotato il capo e ho visto la spalla di Bred che fungeva da scudo contro il mio viso.
Jeff non si avvicinerebbe ad una lotta generale nemmeno con una pistola alla tempia, quindi escludetelo dalle possibilità.
Freddie, invece, più volte aveva legato i capelli già corti sotto un berretto azzurro e aveva indossato i suoi preziosi baffi finti per accompagnarmi all'attacco.

Ancora oggi una rissa in particolare non dimenticherò mai.
Come vi ho detto, dopo Bohemian Rhapsody diventammo un gruppo abbastanza noto e i critici avevano pareri alquanto positivi al riguardo del "cantante finocchio" che si esibiva come una modella sul palco.
Certo, perché ovviamente che ne sapevano che lo strambo Freddie Mercury era in realtà una ragazza?
Freddie era stata fin troppo precisa al riguardo.
«Siamo strani,» aveva detto, «non possiamo negarlo. Bred, sei laureato in fisica, in astronomia, adori la psicologia, che ci fai in mezzo a noi tre sfigati senza futuro? Jeff, per Beelzebù, una persona così pacifica e gentile in un gruppo rock di drogati, pazzi, amici dei demoni, mi dici che ti è saltato in mente quando la tua amica ti ha presentato Bred? E poi, ti piace l'elettronica, sei geniale con gli apparecchi acustici, mi dici chi ti ha messo in testa l'idea di giocare a fare il bassista? Robbie, solo tu sei l'unica persona che potrebbe stare in un gruppo di pazzi, sì, probabilmente sei la più pazza di tutti, ma, in questo caso sfortunatamente, non vai d'accordo con le ragazze e in un gruppo di ragazzi risalti per la tua esterna femminilità... Insomma, siamo strani, ok?»
Ripeto, parlava quella col bracciale con le borchie. Le borchie. CAZZO, FRED', LE BORCHIE!
«Quindi,» aveva replicato, «perché non completarci? Siamo strani, e lo sappiamo, allora perché fingere di essere normali? Alla gente piace la stranezza, ci ridono sopra, ma non si può fingere quando canti qualcosa che esprime ciò che pensi. Non avete capito, vero? Ok... beh, Bred, partiamo da te, cosa vorresti fare su un palco? E non dirmi "suonare", perché già lo fai».
Il mio migliore amico ci pensò su.
«La chitarra, in un gruppo, viene usata solo da sottofondo... perché non darle più spazio?» propose.
Friederike sorrise raggiante. Per lei era arrivato Natale.
«Jeff?» domandò la corvina.
«Le luci sono usate troppo... A chi importa se Robbie è femmina se non la vedono? I nostri pezzi sono più che altro cupi ed esplosivi, allora anche le luci devono fare altrettanto».
Mi guardò dai suoi diamanti azzurri.
«Beh,» iniziai, «la batteria viene usata solo per dare il tempo, molti la tengono nascosta nel lato più remoto del palco per evitare che, sia il batterista, sia il pubblico, possa avere danni all'udito. Ho studiato la cosa, i danni ci sono stati comunque, parlando del batterista, per il pubblico non so, magari potrebbero stare più lontani loro. Penso che la batteria non debba solo dare il tempo, ma debba anche incoraggiare gli spettatori. È la musica che si fa aiutare dal ritmo stesso per esaltare il pezzo... beh, è un'idea stupida, ma...»
«La batteria starà al centro del palco, Rob, e ci vuole un microfono» sorrise Freddie.
«Un microfono?!» ripeté Bred. «Con tutta la stima, Freddie, far parte di un gruppo non vuol dire perdere l'udito!»
«Intendevo un microfono per Robbie, non per la sua batteria».
«Per me?! No!»
«Sei capace di fare quel cavolo di "Galileo" cinque volte più alto e io lo pretendo cinque volte più alto».
Sbuffai. «Come vuoi».
«Io, invece, voglio delle ali» pretese Friederike.
«Delle ali?» rise Jeff.
«Sì, non possiamo andare in scena in jeans e maglietta» e qui mi scoccò un'occhiata furiosa, «ci serve un tocco di classe».
E fu proprio durante il suo tocco di classe in un nostro concerto, quando, mentre Fred' si esibiva in tutta la sua bravura con Bohemian Rhapsody, un ragazzo dai capelli castani tendenti al biondo e gli occhi verdi non fu proprio carinissimo con lei.
Ogni volta che ricordo quell'attimo scoppio a ridere.
Perché? Perché il trucco di Freddie era il suo tono di voce. Pensava che il proprio interlocutore ascoltasse solo il tono e che le parole fossero secondarie.
Allora strinse forte il microfono e si voltò verso di noi con rassegnazione.
«Rob, Jeff, Bred, un minuto per favore» disse con la massima calma.
Smettemmo all'istante di suonare.
Freddie si inginocchiò verso il ragazzo, gli porse il microfono e chiese in tono gentile «Puoi ripeterlo, tesoro?»
Il malcapitato non fece più nessun commento omofobo, sia per la vergogna, sia per i nostri colpi una volta finito lo spettacolo.

Mi chiamavano "Regina"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora