Good Old-Fashioned Lover Boy

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«Ed è così bella...» sospirò Freddie.
Bred alzò gli occhi al cielo come per implorare aiuto verso qualsiasi dio esistente.
«Così aggraziata...» continuò lei con tono sognante.
Sbattei la testa contro l'orlo del tavolo parecchie volte, mentre il mio migliore amico mi dava pacche affettuose sulla spalla per incoraggiarmi a non mollare.
«Così elegante...» proferì la corvina.
Jeff chiuse gli occhi e contò fino a dieci nella speranza di non perdere la pazienza.
«Così...»
«E ora basta!» esclamai.
Erano quattro ore e mezza che andava avanti quella lista della spesa.
«Abbiamo capito che vorresti sbatterti quella tizia, messaggio arrivato forte e chiaro!» sillabai con gli occhi fuori dalle orbite.
«Ci hai chiamati per farci sentire un nuovo pezzo» ricordò Jeff.
«Oh, giusto! Me n'ero dimenticata!»
La osservai retorica. «Davvero? Non sembrava».
Friederike scrollò le spalle indifferente. «Si chiama Good-Old Fashioned Lover Boy, come vi ho già detto, e, visto che non volete sentire il motivo di tutto ciò...»
«Motivo difficilissimo da comprendere, eh?» la schernì Bred in un sussurro.
Sorrisi.
«...ecco il foglio» concluse ignorando le nostre risa e poggiando un pezzo di carta stropicciato sul tavolo.
Io e Bred continuammo a ridere, più cercava di rimanere serio lui, più ridevo io.

Per un attimo di quel 2 settembre tutto era alla normalità: noi quattro riparati dal mondo e dalla realtà da due porte ed una staccionata, più le nostre vite ci aspettavano fuori di lì, più noi le ignoravamo.
Ed era bello. Per cinque secondi, più o meno, finché tutto ciò a cui appartenevamo non richiamò uno ad uno le sue proprietà.

E quel fottutissimo telefono squillò.
Maledetto Jeff che lo comprò.
Rispose proprio il bassista, mentre la stanza si colmava lentamente di silenzio.
«Vicky? Che cos'è...? Adesso?! Vengo subito».
Attaccò velocemente e si voltò verso di noi con il cuore a mille e lo sguardo stralunato.
«Fammi indovinare,» sospirò Freddie, «tuo figlio ha deciso di nascere proprio mentre vi mostro il mio più bel capolavoro, eh?»
Jeff annuì. «Mi serve...»
«Una macchina o un accompagnatore? Perché non credo che tu possa guidare in questo stato» proferii.
«Una macchina» rispose. «Solo una macchina».
Presi le chiavi di Baby dal centrotavola e gliele lanciai.
In un batter d'occhio, il ragazzo fu fuori dalla portata dei nostri sguardi.

La storia del nome del primo figlio di Jeff è davvero lunga.
Ma davvero lunga.
Ma molto lunga.
Insomma, talmente lunga che neanche io la conosco.
Ecco, non la conosco, di conseguenza non potrei mai raccontarvela.
Gli unici che conoscono quella storia sono Bred, Jeff e Freddie.
I primi due sono i diretti interessati, credo che abbiano raccontato in seguito la faccenda a Freddie, ma non ne ho idea.
Davvero, lo giuro, non so esattamente nulla, posso solo intuire che la storia mi riguardi.
Perché? Ve ne renderete conto presto.

Jeff rientrò in casa quella sera, con sguardo sognante ed il solito sorriso sul volto.
Freddie lo accolse suonando una tromba giocattolo acquistata circa tredici secondi prima, mentre io e Bred continuavamo a fare un gioco di sguardi iniziato prima dell'arrivo del ragazzo.
Gioco che, ovviamente, non potevamo fermare per una futile scemenza come il diventare padre del nostro amico.
«Ma che hanno?» chiede il castano indicandoci.
«Mezz'ora fa hanno incominciato e non hanno più finito, lasciali stare» spiegò Friederike.
«C'è in ballo una vita» proferii continuando a guardare gli occhi argentati di Bred.
«Una vita?!» ripeté Jeff.
«La vita della sua macchina, se perde dovrò guidarla io per un mese» concluse il mio migliore amico senza distogliere lo sguardo.
«A proposito...» borbottò il bassista.
«Come si chiama tuo figlio?» intuì Bred.
Jeff sorrise divertito, si sedette tra me e Bred ed incrociò le braccia.
«Robert» rispose infine.
Per poco non caddi dalla sedia.
«Che?!» esclamai osservando tutto tranne gli occhi del mio avversario.
«HO VINTO!» esultò Bred alzandosi in piedi e bevendo l'ultimo sorso della birra ormai calda. «Jeff, dammi le chiavi di Baby, ho un furgone nuovo!»
Sbuffai. «Quindi ogni volta che dovrò andare da qualche parte dovrei chiamarti?»
Il mio migliore amico annuì afferrando le chiavi che Jeff gli aveva lanciato.
«Che palle».
«Robert» scandì Freddie. «Tuo figlio si chiamerà Robert... Il motivo?»
«Lunga storia» sentenziò Jeff osservando Bred.
«Oh, sì, lunga storia» concordò lui annuendo. «Non c'entra assolutamente nulla con la mia... nostra Robert, in pratica è una coincidenza sottilissima, quasi invisibile... Tanto lei si chiama Robbie, no?»

Bred si impappina sempre quando nasconde qualcosa programmata tempo prima e poi, ovviamente, avverata.

Alzai un sopracciglio.
«Bel nome» concluse la ragazza.
«Stupendo» assecondai.
«E... Good-Old Fashioned Lover Boy?» propose Bred massaggiandosi le tempie.
Freddie saltò sul posto entusiasta. «Sì, Good-Old Fashioned Lover Boy, il pezzo più esilarante che abbia mai composto».
«Io preferisco Bohemian Rhapsody...» borbottai.

Mi chiamavano "Regina"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora