Londra, 1968
«Ha detto che sarebbe venuto alle quattro e un quarto, sono le quattro e dieci, diamogli tempo» ribadì il ragazzo dai cespugliosi capelli neri.
«Sì, certo» sospirò sarcastico il castano. «Dimmi, com'è che si chiama quel tuo amico? Jed? Jett?»
«Jeff... e non è un amico, me lo ha presentato un tizio che conosco a malapena, si chiama... Maron...? Mariun? Non ne ho idea».
«Beh, chiedigli se magari ci trova lui un batterista».
Il corvino scosse la testa. «Non voglio sembrare un cretino... Oh, eccolo».
Un ragazzo mingherlino dai capelli color bronzo e gli occhi chiari entrò nella vecchia palestra.
«Jeff!» lo salutò lui.
Il cosiddetto Jeff sorrise e raggiunse i ragazzi.
«Che c'è che non va negli amplificatori?» domandò.
I due si osservarono per un attimo.
«Bred?» incalzò Jeff.
«Beh, gli amplificatori sono a posto, è che... ehm... ci sono le audizioni per il nuovo batterista e... potresti aiutarci? Sai, per puro sostegno morale...» blaterò incerto.
Il castano scosse la testa rassegnato, mentre Jeff sorrise divertito.
«Certo» assicurò. «Sai, avresti potuto dirlo anche prima, anziché inventare una scusa per farmi venire».
Bred scrollò le spalle, mentre Jeff ispezionava la batteria al centro della stanza.
«Alla Ringo Starr?» domandò perplesso, prima di sorridere. «Beh, niente male questi piatti... Ed il vostro nome è... 1984... che non è il massimo, ma è non si può dire che non sia carino... Orwell, vero?»
«Esatto» annuì Bred entusiasta, mentre il cantante accanto a lui gli porgeva occhiate annoiate.
«Da quanto tempo aspettate?» chiese Jeff intuendo la situazione scocciante che occupava l'aria respirata.
«Dalle due e mezzo» rispose il corvino. «Ma solo perché qualcuno non ha fiducia nelle persone» si affrettò ad aggiungere.
Il castano lo guardò con sguardo assassino, quando dei passi risuonarono nel corridoio.
«Sono e quattordici: come avevo detto, in perfetto orario» puntualizzò Bred.
Un'ombra sfiorava il pavimento oltre la porta aperta muovendosi con nonchalance e ignorando completamente l'entrata della palestra, superandola.
Nell'attimo in cui Bred osservò la figura a cui apparteneva l'ombra perse un battito.
I capelli biondi e spettinati adornavano un viso roseo e pieno di vita nel quale erano incastonati due zaffiri attivi e frizzanti colmi di energia.
«Wow» fu l'unica cosa che riuscì a dire quando la ragazza ebbe oltrepassato il corridoio e scomparve dalla loro vista.
Jeff rise. «Mh, non male, forse».
«Non male?!» ripeté scioccato il corvino. «È assolutamente un'apparizione divina, insomma, assolutamente stupen...»
La frase restò sospesa a mezz'aria quando delle nocche risuonarono sulla porta di legno aperta.
«Ho oltrepassato la stanza, ma non vi ho visti» si giustificò la ragazza entrando, quando notò gli sguardi scioccati dei ragazzi alzò un sopracciglio acida. «Siete i 1984, vero? Sapete, il ruolo del batterista...?»
«Oh, sei tu?» chiese Jeff con tono accogliente e, notando che i due erano improvvisamente diventati muti, continuò. «Piacere, Jeff, stavo giusto controllando gli amplificatori».
«Consiglio di togliere gli amplificatori alla batteria se dovrò suonare» proferì la bionda. «Sapete, quando suono... beh, si può dire che la batteria nelle mie mani non ha per niente un volume basso».
Jeff scrollò le spalle accondiscendente.
«Comunque, sono Rob» si presentò. Finalmente le corde vocali di Bred tornarono a funzionare perfettamente... o quasi, ma, comunque, senza troppi problemi.
«Rob? Come Robert?» domandò.
«No, come Robbie» rispose lei cinica.
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Mi chiamavano "Regina"
Teen FictionAvere un obiettivo è la più grande dichiarazione di guerra che fai a te stesso. Sai di dover lottare. Sai di dover resistere. Sai di dover annientare pregiudizi e vecchie tradizioni. Non mi aveva mai detto nessuno che mi sarebbe costato il mio s...