"Sooner or later I'm going to have to kill this strange idea you have of Me."

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«E chi sono questi tuoi adorabili amici?» domandò la madre di Freddie, girandosi verso di me, Bred e Jeff.
Solo per curiosità, ma... quale angolo della mia faccia approcciava ad usare l'aggettivo "adorabile"?
No, per capire.
«Rob, Bred, Jeff, questa è mia madre» soffiò irritata la ragazza, ma ritornò a puntare lo sguardo azzurro elettrico verso la donna. «Che ci fai qui? E, ti prego, non dire la solita scemenza, nessuno ci crede più».
La signora scrollò le spalle. «So che hai qualcosa da dirmi, giochi al mio stesso gioco: prima mi eviti, poi mi cerchi, ed infine ci ripensi. Conosco mia figlia».
«Non credo proprio» disse secca Friederike.
Ecco, in quel momento avrei voluto tanto urlare "diglielo, Freddie", ma non avrei mai potuto immaginare la reazione della madre, né potevo mettermi mei suoi panni, perciò non proferii parola.
«Di solito hai ragione, bambina mia, ma su questo ti sbagli proprio» sorrise la donna. «La mia idea di te corrisponde alla realtà, nient'altro che la verità».
«Continui a dire scemenze» ribattè imperterrita la figlia. «Non sai nemmeno cosa faccio, chi sono e come sono! Non sai... Non conosci... Non sai nemmeno...»
Mi guardò disperata. Era una questione di tempo e, o io o Bred, entrambi sul punto di esplodere, avremmo spiattellato tutto ai quattro venti.
Stavo per mettere le mani nei miei capelli biondi, come impulso per calmare i nervi, ma mi trattenni, per la fortuna di Freddie.
«Non so cosa, cara?»
«Nulla» sentenziò la figlia. «È solo che non mi conosci, scusa, ma prima o poi dovrò uccidere questa strana idea che hai di me».
«Fred'...» sussurrai.
Freddie mi ignorò.
«Non dire così...» le sussurrò la madre.
«Così, come? Sto dicendo la verità!»
«Freddie...» borbottò Bred accanto a me.
Evidentemente eravamo come una bomba ad orologeria, perché anche Jeff se ne accorse.
«Su, dimmi, mamma, che idea hai di me?» domandò irritata.
«Mia figlia è sensibile, gentile, la ragazza che tutti vorrebbero, è premurosa ed è una grande studiosa... Oh, vedo che non ti sei allontanata dalla passione per il piano, mi fa piacere» disse orgogliosa, guardando il pianoforte nero.
«Oltre alla musica, tutte le tue idee sono completamente errate!» esclamò la ragazza.
«Bene, allora presentami mia figlia, su».
A Freddie tremava il labbro inferiore.
Le versai del gin in un bicchiere, che lei tragugiò in un mezzosecondo.
«È complicato» sentenziò infine.
«Ho tempo» sospirò la donna.
«Fred',» le sussurrai, «ti avverto solo perché ti voglio bene, ma se non glielo dici tu glielo diremo io e Bred, dipende dal primo che scoppia».
Ma Freddie non le spiegò nulla.
«Beelzebù ha un diavolo in serbo per me» disse infine, accompagnando sua madre all'uscio e chiudendo la porta.
«Freddie...» iniziò Bred, ma lei lo pugnalò con lo sguardo.
«Lasciate stare» sentenziò. «Sarebbe stato peggio dirglielo».
«Ascolta, Fred', possiamo aiutarti, magari se tu ci spiegassi meglio...»
«Robbie, davvero, lasciate perdere, è una cosa completamente inutile e senza senso».
«E invece no!» esclamò Jeff, fino a quel momento rimasto muto. «Per prima cosa, Freddie, come cazzo ti chiami?»
Non rimasi colpita da quella domanda. Insomma, eravamo suoi amici, no?
«È uno stupido nome, che vi importa?»
Jeff sospirò.
«Fai ciò che vuoi con la tua vita» disse infine.

Così uscì, andò nel bar di fronte, ingurgitò cinque bicchieri di vodka lemon e tornò bianca come un cencio e ubriaca. Molto ubriaca.

Mi chiamavano "Regina"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora