Il 1978 potrebbe tranquillamente ridursi ad una frase.
Quale?
"Freddie, fermati".
La nostra amica si era completamente trasformata in quella che chiamammo "Pazzia del '78".
Che cos'era?
Ah, non ne ho idea, ma suppongo che fosse qualunque cosa non rappresentasse la mia amica.
Iniziò a predere psicofarmaci e a mischiarli con whisky, birra, insomma, qualsiasi bevanda che non fosse acqua.
Perché non drogarsi? Non lo so, era arrivata a tutto, se non si conta la droga: la considerava ancora una cosa da hippie e, sinceramente, non è che avessi tanta voglia di farle cambiare idea.Sentii la porta chiudersi con un tonfo.
«Cazzo» sussurrai.
Me le lasciavo sempre scappare.
Corsi in cucina, dove Friederike cercava qualcosa nel frigo fumando una delle mie sigarette.
«Quante erano?» domandai aspra.
Ormai non chiedevo neanche più i nomi, tanto non me li avrebbe detti: non ne ricordava neanche uno.
Vidi sbucare la sua mano dallo sportello del frigo.
Due.
«La devi finire» ordinai. «Primo, quelle sigarette sono le mie, secondo, se hai sete, bevi acqua, perché sono tre giorni che non vedo liquido trasparente nel tuo bicchiere che non sia gin!»
Chiuse il frigo e si sedette annuendo con tono sarcastico.
«Terzo?» mi incitò. «Andiamo, c'è sempre un terzo, non vorrei privarmi del privilegio di ascoltare una terza obiezione!»
«Terzo,» continuai seccata, «se non la smetti lo dico a Bred».
Mi osservò alzando un sopracciglio scuro.
«E anche a Jeff» conclusi.
«Lascialo in pace e fagli godere la vita, invece di andare ad importunarlo raccontandogli i miei casini».
«È lui che vuole sapere che diamine combini, sono tre giorni che non gli parli!»
«Sapessi tutte le volte che Bred mi ha chiesto di fare la spia e io non l'ho fatta».
«Sei una brava amica» esordii scrollando le spalle.
Sbuffò e allungò il braccio verso una bottiglia di birra. Feci in tempo a togliergliela da mano.
«Ehi!» esclamò alzandosi in piedi ed avvicinandosi minacciosa. «Hiyo ilikuwa yangu!»
La guardai annoiata. «Oltre al fatto che non ho capito una parola, almeno la mattina, evita di ubriacarti!»
«Non ho capito, ma da quando mia mamma è entrata in casa?»
«Da quando ti comporti come... come una che ha un grosso problema e vorrebbe evitarlo» mormorai.
Che demente che ero.
«Non è un problema è solo un gran mal di testa, passerà a momenti» spiegò con noncuranza.
Sbuffai infuriata.«È immatura!» mi lamentai.
«E quando non lo è stata?» chiese retorico Bred spingendo la culla dove dormiva suo figlio, Jimmy, di appena un mese.
«Ieri si è portata a casa non una, ma ben due ragazze!»
«Non mi è nuova neanche questa» proferì sbadigliando.
Era completamente a pezzi, il volto solcato da occhiaie livide e magro come uno stecchino.
«Vedo che dormi molto» notai sarcastica.
«Cosa dici?» chiese alzando la testa ed osservandomi disorientato.
Gli porsi uno sguardo assassino.
«Scusa, Rob, è che ho già un figlio a cui badare, tre mi sembra eccessivo...»
«Jeff vuole indagare».
«...e quattro è esagerato».
«Hai deciso tu di avere tre figli!» ribattei.
«No, io ho deciso di avere tre amici! L'unico figlio che ho voluto, per ora, è lui».
«Non dirmi che vuoi continuare questa pazzia».
«Quale pazzia?»
«Quella di procreare! Dico io, prendi un cane! Così tu hai un figlio ed io una scusa per rimorchiare!»
«Ma sei fidanzata da tre anni!»
«Appunto, Bred. Appunto».
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Mi chiamavano "Regina"
Novela JuvenilAvere un obiettivo è la più grande dichiarazione di guerra che fai a te stesso. Sai di dover lottare. Sai di dover resistere. Sai di dover annientare pregiudizi e vecchie tradizioni. Non mi aveva mai detto nessuno che mi sarebbe costato il mio s...