«Tu stai male» esordì Jeff, rabbrividendo all'idea di una pelliccia grigia.
«Molto male» incalzò Bred, toccandosi i capelli.
«Ma sei porprio da manicomio» sbottai, mettendomi una mano sul cuore come se avessi avuto un mezzo infarto.
«Eddai, e che sarà mai? Robbie, sei mai andata in un istituto? Lì te la mettevi la gonna, perché non dovresti continuare a farlo?»
«Io ho dei principi!» esclamai inorridita.
«Rob, ieri ballavi sul tavolo ubriaca» sussurrò Bred.
«Sì, ma ho comunque dei principi».
«Robbie, ti avverto, dovranno passare anni, tu indosserai una gonna, una cravatta e una camicia» sentenziò Fred'.
«Vuoi che indossi la camicia? Torno subito» proferii, prima di tornare con una vecchia camicia bianca.
Bred scoppiò a ridere, Jeff scosse la testa irritato e Freddie alzò gli occhi al cielo.
«Ho accontentato il tuo desiderio, ora?»
«Sembri una sedicenne che sta andando a scuola» rise Bred.
Ridendo sotto i baffi, feci una giravolta e mi inchinai ai miei due migliori amici.
«Mi state sottoponendo ad una grande scelta. Volete offrirmi la vostra mano per il ballo di fine anno, tizi brutti come la peste?» domandai.
Inutile dire che l'unica che non scoppiò a ridere era Freddie, che incrociava le braccia con un volto da psycho.
«Siete tre idioti» sentenziò, prima di guardarmi a lungo e di sospirare un: «Sapresti suonare vestita così?»
Guardai le maniche raggomitolate poco sotto i gomiti.
«Beh,» borbottai, «sarebbe un po' scomodo, ma... sì, potrei farcela».
«E ti metteresti una gonna per me?»
«Beh, forse... se mi paghi... nemmeno morta».
Friederike sbuffò.
«Domani vado a chiedere in qualche bar se hanno bisogno di una band» annunciò.
«In un bar?» domandò Bred.
Jeff ci squadrò con un'occhiata che stava sicuramente a dire "l'amico che si fa i cazzi suoi e la lascia in pace".
«Sì» ribadì Freddie. «In un bar».
«In un bar?» chiesi scettica.
«Sì» ripeté Freddie scocciata.
Annuii alzando le braccia in segno di resa, prima di avvicinarmi alla finestra, guardarmi un po' intorno, prendere la TV e lanciarla giù dal vetro.Bred bevve l'ultimo sorso di birra rimasto nella bottiglia e si sedette comodamente a guardare la scena, mentre Friederike lo seguiva a ruota, seduta, però, sul pavimento, mentre un grosso gatto le sedeva in grembo.
Jeff mi tamburellava il suo indice sulla nuca ripetutamente in maniera irritante.
Ero nel pieno del sonno, circondata da quei cretini.
«Jeff, smettila che poi si arrabbia» avvertì Bred.
«E che sarà mai» rispose il mio amico.
«Mai svegliare la Robbie che dorme» cantilenò Fred'.
«Io non voglio un'altra televisione sfasciata» si lamentò Bred.
«Fatti consolare da Deli!» sorrise Freddie, passandogli il grosso gatto.
«Deli?» chiese Jeff.
«Sì, Delilah! È così carina! È l'unico amore della mia vita!» esclamò raggiante la corvina.
Il gatto in questione era di un bianco perla con qualche sfumatura grigia e due occhi color zaffiro.
«È... ehm... molto bella» borbottò Bred, prima che il gatto ritornasse a sgusciare sotto le gambe di Freddie.
Jeff tornò ad infastidirmi, prima di urlare dal dolore perché gli avevo morso il dito.
«Ma tu non sei una persona, sei una tigre!» urlò, rifugiandosi dietro Bred.
«Una tigre affamata rimasta digiuna per una settimana» lo corresse il ragazzo.
Aprii definitivamente gli occhi e il mio sguardo si posò sul grosso gatto accovacciato sopra Friederike... cioé, su Friederike... ma anche sotto Friederike...
Quel gatto sapeva stare fermo?!
«Perché c'è una bestia di Satana?» sbadigliai.
Freddie coprì immediatamente le orecchie del gatto, prima di sussurrarle un «Zia Rob ti vuole bene, solo che le piace urlare!»
«Ma che cazz...»
Mi guardò in modo assassino, prima di gettarmi il gatto fra le braccia.
«Saluta Deli!» ordinò sorridendo.
«Fred', non so se te ne sei accorta, ma è un gatto» sbottai.
«È un essere vivente con pari diritti, come lo era il ragno».
Alzai gli occhi al cielo.
«Se vuoi sopravvivere, devi salutare il gatto, Robbie» scherzò Bred.
«Come vi pare... Ehm... Ciao, Delfi».
«Si chiama Delilah» disse secca la corvina.
«Ma che nomi dai ai tuoi gatti? Comunque, muori male, Delilah, vai all'Inferno con le persone che mi hanno svegliata solo per salutarti!»
Fred' sussultò scioccata, prendendo Delilah in braccio e andando via a passo di carica.
Bred sorrise divertito, mentre Jeff seguiva Freddie con l'indice dolorante.
«Com'era la storia di lasciare i gatti in qualsiasi posto che non fosse questo?» chiesi irritata, raggiungendo Freddie e Jeff con Bred alle calcagna.
«Stanno con mia sorella per troppo tempo e lei non è mai a casa! Sta tutto il giorno con il suo ragazzo e a me Delilah mancava. Può restare con noi? Vi prego!»
«Va bene» risposero Jeff e Bred in coro.
«COSA?! Nononono! Non se ne parla! Magari un cane non potrebbe stare da solo, ma il gatto lo lasci a casa, Fred', non si discute!»
«Robbie, guarda che la casa è la mia» disse Bred. «E per me il gatto può restare».
«Lo fai solo perché lo detesto, vero?»
Scrollò le spalle. «Probabile».
«Allora porterò anch'io il mio cane».
«Rob, tu non hai un cane» rise Jeff.
«Per ora».
«Ok, come "padre" di questa famiglia di incivili...» iniziò Bred, ma lo interruppi subito.
«Tu saresti il padre?»
«Sì».
«Ti stai autodefinendo responsabile?»
«Vedo che la più incivile ha cervello».
«Non sei il più responsabile».
«Non mi interessano le tue provocazioni, Robbie. Comunque, come "padre" di questa famiglia di incivili, dico che se uno di noi ha un animale domestico e non può lasciarlo a nessuno, l'animale entra a far parte di questa famiglia...»
«No» sussurrai infuriata.
«... Mentre, se qualcuno adotta un animale in un secondo momento, non può portarlo tra di noi perché sa già cosa comporterebbe».
«Sei ingiusto, Bred».
«Non sono ingiusto, al contrario, sono giusto, come avrebbe detto tuo padre, "essere...»
«Non assomigli nemmeno un po' a mio padre,» ruggii, «sennò saresti morto».
Il mio migliore amico rimase col fiato mozzato per un po', prima di vedermi marciare verso camera mia e di sbattere la porta.
«Ma non è vero» sussurrò Jeff. «È vivo, no? Entrambi sono vivi. Cioè... qualche anno fa li abbiamo anche incontrati... c'era ancora il vecchio cantante, me lo ricordo».
«Già...» sussurrò Freddie. «Qualche anno fa, Jeff, non ora».
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Mi chiamavano "Regina"
Teen FictionAvere un obiettivo è la più grande dichiarazione di guerra che fai a te stesso. Sai di dover lottare. Sai di dover resistere. Sai di dover annientare pregiudizi e vecchie tradizioni. Non mi aveva mai detto nessuno che mi sarebbe costato il mio s...