Ricordate quando vi raccontai del Giappone e vi accennai al volantino di cui parlava Dominic?
Bene, è venuto il momento di incazzarci con Freddie.
Scoprii che conosceva Richard Branson e il suo assistente personale le era sembrato così carino da non poter fare a meno di parlargli di me.Un figlio, una figlia, una casa più grande e un quasi matrimonio sono cose che vanno da sé, insomma.
Venne dicembre e così anche il mio matrimonio con Dominic.
Già.
Non sapevo neanche io quante cose potessero accadere nel tempo che c'è tra una dichiarazione e il matrimonio in sé.
Non ci avevo mai fatto caso fino a quel momento.Sarò breve.
Forse una parola.
Quale parola?D
E
B
B
IFacile, no?
A dir poco ovvio, come direbbe Jeff.Non è che ci sia stato qualcosa... Sì, perché "qualcosa" non c'è sicuramente stato... anzi, dire "qualcosa" sarebbe da minimalisti...
Comunque sia...
Bred fammi finire, cazzo!
Comunque sia, è stato poco più di un bacio.
Sì, in quel momento Dominic mi stava parecchio sul cazzo: Friederike lo aveva sorpreso a parlare in non so quale strano quartiere con non so chi, quindi i miei pensieri in quel momento erano molto chiari.
Chiari e selettivi.
Nel senso: "Fottiti. Fottiti. Fottiti. Fottiti. Ah, se non avessi capito bene, fottiti".
Nell'attimo in cui mi ero detta "In fondo, può anche avere il permesso di respirare, dai", mi aveva baciata.
Avrei dovuto scostarmi, dirgli che lo odiavo, magari.
Dovevo pensare a Dominic Beyrand.
Dominic Beyrand, che voleva sposarmi solo per mettere il suo cognome a Felix e Rory.
Dominic Beyrand, che non mi amava.
Dominic Beyrand, che poteva anche andarsene a fanculo.
Gettai le braccia al collo di Deb e non pensai più.
Non pensai più a Dominic Beyrand.
E ce ne vuole, eh!Diciamo che gennaio del 1987, un mese esatto dopo il mio matrimonio, iniziò con un patetico dramma.
Sì, per chi gli è simpatico Dominic sarà una specie di dramma... non so, vedete voi.Entrai chiudendo la porta.
Dominic era lì sul divano.
Non mi rivolse nessuno sguardo, mormorò solo uno stanco «Era ora».
Sospirai e mi sedetti accanto a lui. «Freddie ti ha visto».
«Io ho visto te» sentenziò duro continuando ad osservare tutto tranne le mie iridi.
Sbuffai.
I suoi occhi scuri luccicavano a poca distanza da me, ma non lasciavano traspirare nessun tipo di emozione.
«Che cos'è successo?» sussurrò ad un tratto.
Si voltò verso il mio volto.
Era bello, non c'era dubbio.
Bello quanto lo avevo visto la prima volta?
Sì, forse sì. Non era cambiato molto.
I capelli perennemente in disordine, l'espressione costantemente tra il serio e l'essere sul punto di scoppiare a ridere... lui era sempre stato davanti a me. Sempre.
Io lo avevo ricordato solo in quel momento.
«È finita?» mormorai con le lacrime agli occhi e la voce rotta.
Notai che aveva gli occhi lucidi.
Undici fottuti anni per cosa? Niente.
Per niente.
Mi accarezzò la guancia. «Non ho mai amato nessuno come ho amato te».
La ritirò quasi immediatamente, come se fossi fuoco.
Lo vidi alzarsi ed andarsene dal mio sguardo zaffiro.
Lo stesso sguardo che, undici anni prima, lo aveva fatto innamorare di me.
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Mi chiamavano "Regina"
Roman pour AdolescentsAvere un obiettivo è la più grande dichiarazione di guerra che fai a te stesso. Sai di dover lottare. Sai di dover resistere. Sai di dover annientare pregiudizi e vecchie tradizioni. Non mi aveva mai detto nessuno che mi sarebbe costato il mio s...