Capitolo 106- Come stare con me stessa.

178 8 0
                                    

Jeff: ma porco cazzo. VAFFANCULO! Eddai ho cliccato!
Io: cazzo! Vuoi fare silenzio?! Si sono addormentati ora per culo!
Jeff: scusa! Sto giochetto mi sta risucchiando la vita!
Io: cos'è?
Jeff: piano tails due....
Io: ma se tipo invece di fare ste minchiate andassimo, non lo so, la butto là così, ad uccidere?!
Jeff: se tuo marito è lento peggio di Masky è colpa mia?
Masky: fottiti, io sono pronto e mo me ne vado.
Hoodie lo precedette sghignazzando mentre lui sbatté la porta.
Jeff: non riesco a capacitarsi che siano gay...
Io: perchè? Cosa cambia scusa?
Jeff: boh, sono così... Mascolini!
Io: non tutti i gay son checche! Anzi quasi nessuno.
Jeff: ritiro tutto. E poi ero convinto Hoodie ti venisse dietro. Ho combattuto due anni contro di lui silenziosamente, non preoccupandomi minimamente di Toby. Che coglione.
Io: non capisco perchè tutti mi venivate dietro eppure nessuno si sia fatto avanti. Solo Toby ha avuto le palle di dirmelo.
Jeff: è complicato.
Io: certo, come no.
Toby: Toby cosa?
Io: niente amore, parlavamo della tua lentezza.
Sorrisi lievemente, arrossendo quasi impercettibilmente sulle guance. È buco come dopo quasi tre anni di matrimonio e prima tre di fidanzamento, ancora provi imbarazzo.
Jeff: andiamo, altrimenti torniamo tardi e rimaniamo chiusi fuori.
Io: non preoccuparti.
Feci un sorrisetto malevolo e senza farmi accorgere cacciati dalla tasca un mazzetto di chiavi tintinnanti.
Che cazzo di mito!
Cosa cazzo sono quelle?!
Toby: se ti becca Sland siamo morti!
Jeff: cazzo! Ti adoro! Ma come...
Io: non può leggere nella nostra mente.
Nostra?
Io: mia e di Zero. La notte in due è noiosa. E poi l'alba vista dall'albero più alto del bosco è qualcosa di unico.
Toby: e i bambini?!
Io: non preoccuoarti, ho tutto sotto controllo.
Jeff: allora andiamo!
Questa ragazza mi piace sempre di più.
Beato Toby..... Ha una cosa così meravigliosa e riesce solo a criticarla.
Io: allora? Si va?
Toby: andiamo.
Ci incamminammo, anzi direi piuttosto che iniziammo a correre verso la prima vittima di Toby. Un uomo di circa quarant'anni. Bella casa, bella auto, bel giardino e bella famiglia. Oh beh, tutto fa il suo corso, no?
Io: allora, io prendo la moglie e il figlio di tredici. Tu Jeff, prendi le due gemelle. Non posso uccidere i bambini, o avrò un collasso.
Jeff: mmm amo le bambine.
Toby: sai molto di stupratore.
Jeff: mlmlml.
Io e Toby ci incamminammo al piano di sopra, senza il minimo rumore. Come al solito io guidavo entrambi, poiché vedevo al buio.
Entrati nella camera accesi la luce, così, per divertimento.
X: Anna vai a letto!
Io: oh, vorreste che io fossi Anna eh?
Y: CHI SEI? VA VIA!
X: oh padre nostro che sei nei cieli, sia santifica-
Lanciai il mio coltello dritto alla gola della donna in lacrime. Ancora era viva, poco gli restava. Presi il coltellaccio più grande e iniziai a tagliuzzarle la pancia. Per fortuna non poteva urlare, ma vedevo chiaramente il dolore sul suo viso.
Piangeva, piangeva e piangeva.
Io: smettila!
Presi il coltello e le cavai gli occhi. Essa ora cercava disperata di emettere un fiato. Qualcosa riuscì a mugugnare.
X: risparmiali.
Io: AHAHAHAH sono già praticamente là con voi.
Ora era la disperazione di una madre a farle da padrona sul volto. Potevo riconoscerla tra mille. La vedevo ogni giorno nello specchio dopo la morte di Persefone. Oh, ma non sarei andata in crisi. No, per nessun motivo.
Io: non mi farai cadere.
Le anciai un pugno sul naso, potevi sentirlo rompersi. Ci dovevo aver messo davvero molta forza. Tant'è che il suo cranio andò a sbattere contro la testata del letto, spaccandosi e liberando un fiume di rosso e caldo sangue. Non mi ero accorta che Toby aveva già finito, compreso di scritta e tutto il resto. Scrissi anch'io il mio nome, ma ci aggiunsi 'Vi sono mancata?'. Mi piaceva scatenare un po' di sano terrore pubblico. Era liberatorio.
Toby: andiamo da Jeff.
Scendemmo sotto e trovammo Jeff mangiare un pacco di patatine.
Io: fatto?
Jeff: da tempo! Dai, muoviti, quello ancora dorme.
Io: mmm perfetto.
Ero entrata in BM, ma non sentivo le unghie o la bocca bruciare. Dovetti controllare e in effetti era tutto normale, se si possono definire normali degli artigli affilati e una bocca con zanne come quelle degli squali.
Splendida, come al solito. Così però, è irresistibile.
Mi fiondai nella stanza del ragazzo, urlando. Si svegliò spaventatissimo, quasi non se la fece addosso dalla paura.
Io: hai paura?
X: c-chi sei?
Io: il tuo peggior incubo. Hai paura?
X: s-si... Mamma e papà?
Io: morti. Uccisi. Da me.
X: mmm lo sospettavo. Quelle due?
Jeff: mai divertito tanto.
X: oh beh, uccidimi.
Io: detto fatto.
Mi scagliati contro di lui, lo vidi piangere un pochino, ma neanche un lamento, di dolore o tristezza che sia, uscì dalla sua bocca. Una volta spellato, squartato e sbudellato, lo rimisi sotto le coperto insanguinate, come se dormisse. Anche se si vedeva sin dal volte che la morte lo aveva preso a se. Infatti non capisco perchè quando si deve dire a qualcuno che qualcun altro è morto, si dice che si è addormentato per l'ultima volta o che ora dormirà per sempre. Vedere un morto e uno che dorme è differente. Il morto non ha più alcuna espressione. Cioé, ce l'ha, ma è un'espressione cupa e spaventata, lugubre. Sembra come se gli avessero fatto una fotografia mentre guardava la morte stessa.
Io: dammi una patatina.
Jeff: se prima mi dai la tua.
Mi guardò con uno sguardo melizioso, odiavo quello sguardo. Mi ricordava mio fratello nell'atto di stuprarmi.
Io: vaffanculo.
Sentii pian piano, durante il ritorno, l'adrenalina calare e tutti tornare normale.
Toby: eccoti finalmente.
Io: quanti ne abbiamo uccisi? Dopo il ragazzino che non urlava, ho un vuoto.
Toby: siamo andati in altre due villette. Io ne ho fatti fuori, come richiesto da Sland, tre vittime. Jeff sta a quattro, mentre tu...
Io: io cosa?
Jeff: ne hai fatti fuori undici. Non hai risparmiato mezzo maggiordomo o mezza donna di servizio. Strepitoso.
Io: cazzo. Sono tornataaaaa.
Improvvisai uno stupido balletto che fece ridere tutti e tre.
Io: mmm le 3. Stiamo ancora nel coprifuoco!
Jeff: eh si, sei stata veloce.
Toby: eccoci.
I ragazzi salirono nelle camere, io seguii Toby solo per cambiarmi. Mi accertai che i bimbi dormissero e diedi un lungo bacio a Toby, compreso di Buonanotte.
Poi scesi giù e vidi Zero aspettarmi.
Zero: dai andiamo, o non faremo in tempo! Hai preso tutto?
Io: fammi vedere.
Aprii lo zainetto di pelle rosa e iniziai a frugare.
Io: mmm carboncini ci sono, acquarelli anche compresi di pennelli di ogni tipo, blocco di fogli e cartoncini neri ci sono, la macchina fotografica ci sta, IPhone anche, libro obs e termos con thé è presente. Possiamo andare.
Zero: perfetto!
Prima di uscire ci assicurammo che tutte le eventuali finestre o porte del piano terra fossero chiuse e una volta fuori, chiudemmo anche il portone.
Zero: se Sland ci beccasse....
Io: oh ma lui sa.
Zero: dici?
Io: quando mai siamo riusciti a nascondergli qualcosa?
Zero: verissimo. Beh, è un mese che va avanti così ormai. Se non avesse voluto, ci avrebbe già fatto una lavata di testa memorabile. Ah cazzo, hai le sigarette?
Io: si si, le lascio sempre nel giubbetto. Ah cassius, devo ricomprarle. Ne ho solo 5. Dopo aver fatto tutti quei giri più tardi, devo trovare il tempo di comprarle. Ah devo chiamare Maria.
Presi il telefono e come al solito con lo sconosciuto, composi il numero di casa dell'amica.
Io: pronto Maria, disturbo?
Maria: quando mai! Beh veramente avrei un cliente.... Fa veloce!
Io: volevo dirti che passo alle 8.30 come al solito, ma verso le 10 devo essere fuori. Devo fare una serie di giri assurda.
Maria: perfetto! Al tuo arrivo, tutto sarà in tavola! Vieni solo tu e i bambini?
Guardi un attimo la ragazza vicino a me che mentre camminava fissava la luna con occhi sognanti.
Maria: pronto?
Io: eccomi scusami. No, porto un'amica che devi assolutamente conoscere.
Zero si girò verso di me e con i suoi occhi vitrei mi interrogò velocemente in uno sguardo solo.
Feci un occhiolino ed un sorriso.
Io: a dopo.
Maria: perfetto, vi aspetto!
Chiusi il telefono e riprendemmo il passo spedito.
Zero: chi porti?
Io: te!
Zero: che?!
Io: devi conoscerla! È una sognatrice come noi due!
Zero: se lo dici tu...
Arrivammo all'albero più alto e ci arrampicammo fino al ramo più in alto e stranamente più robusto. Da lì potevamo vedere tutto e non essere viste.
Prendemmo a leggere, disegnare, ridere, sghignazzare, bere thé e mangiare caramelle.
Io: ecco l'alba!
Zero impugnò la macchina fotografica professionale, era una fotografa provetta! Io invece avevo solo l'iPhone 6s di qualche ragazzetta uccisa. Era nero e ciò mi aveva conquistato completamente.
Facemmo foto bellissime, soprattutto Zero.
Io abbozzai uno schizzo con i carboncini sul retro di un foglio, poiché sull'altro lato vi era uno mio splendido disegno, modestamente, che ritraeva ciò che di notte vedevamo da quel ramo(quindi luna, stelle, paesi e foglie). Avevo intenzione di fare il disegno con la stessa prospettiva, solo in due momenti diversi. La notte fonda, dove a farla da padroni sono il nero del cielo e la luce accesa delle stelle, e l'alba, dove un miscuglio di rosa, arancione, giallo e rosso si mescolano al grigio di foschia e nuvole per creare un effetto straordinario, che per nessun motivo doveva esser perduto nei meandri della mia memoria.
Zero: davvero molto belli, quando li colorerai saranno ancora più splendidi!
Io: eheheh lo so. Oh wow, sono le 5.45, torniamo indietro? Dobbiamo cambiarci e preparare a tutti la colazione!
Zero: oh, che peccato... Resterei qui per l'eternità. Riesco a scordare chi sono e da dove vengo... Wow, che bello...
Io: ti capisco... Ma ora dobbiamo tornare alla vita normale. Che sotto sotto, non è così brutta.
Zero: vero anche questo.
Scendendo continuammo a guardare i colori del cielo, che pian piano diventavano sempre più uniformi e distinguibili.
Io: prima o poi tutto si stabilizza, tutto diventa calmo e uniforme. Bisogna solo aspettare che la tempesta passi e la luna torni a splendere alta e fieria in quella corte di stelle brillanti, in quel mare oscuro che è la vita.
Zero: sei davvero una filosofa!
Io: preferisco la scienza e la razionalità. Ma trovare un lato filosofico, oltre a quello scientifico, a tutto ciò che vedo è la dote che meglio mi caratterizza e che più amo di me. Forse è l'unica...
Zero: beh, diciamo che sei un personaggio statico. Sei riuscita a mantenersi costante dopo dodici anni. Non ti ho mai vista cambiare carattere o far finta di essere ciò che non sei. Ti ammiro per questo.
Io: sai, siamo uguali in fondo. Per questo amo stare con te. È come...
Zero: come stare con me stessa!
Io: stavo per dirlo io! Inquietante eh?
Zero: non lo siamo già abbastanza?
Io: vero AHAHAHAHAH.
Continuammo a sghignazzare e cazzeggiare per tutto il viaggio. Amavo passare il tempo con lei, era davvero come se lo passassi con una me esterna... Fantastico....

Ticciwork| vero amore?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora