Capitolo 141- Vedrai, fratello.

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Silenzio. Troppo silenzio. Era tutto alquanto silenzioso.
Eravamo sul divano, a chiacchierare del più e del meno, quando una figuara, affatto felice e tranquilla, decise di scendere le scale e recarsi da noi.
Io: Sofia, che succede?
Sofia: scusate, volevo solo un bicchiere d'acqua.
Andò in cucina e una volta oresa l'acqua ci diede la buona notte e tornò in camera.
Io: almeno ha spezzato il silenzio...
Zero: non capisco questo tuo problema! Hai sempre amato il silenzio, lo ritenevi macabro e inquietante... Cosa è cambiato?
Io: è cambiato una semplice cosa: ho scoperto che il silenzio porta solo guai, è come la quiete prima della tempesta.
LJ: non si dice dopo la tempesta?
Io: non esiste la auiete dopo la tempesta, è una cazzata. Quel silenzio che abbiamo aspettato dopo ore di tuoni porterà solo una tempesta più grande. Magari dopo due giorni, tre settimane oppure cinque mesi. Ed è uguale identico a quello prima della tempesta in fondo, portano guai. E questa casa sembra funzionare esattamente come una tempesta, quindi evito il silenzio il più possibile.
Jeff: sei paranoica.
Io: dopo tutti quelli che abbiamo vissuto e visto, sono io la paranoica?
LJ: non ho parole...
Io: cosa?
LJ: guarda alla tv.
Il ragazzo alzò il volume e tutti noi fummo concentrati sul telegiornale.
Tv: 'quest'altro efferato crimine sembra da attribuire ad un altro killer ora in circolazione. Purtroppo non lascia né firme né indizi che potrebbero far risalire al suo nome. Sappiamo però che questi omicidi in serie sono da attribuire tutti a lui o lei, poiché lascia dei profilattici usati vicino ad ogni vittima. Possiamo ora collega-
Spensi la televisione.
Ora quel silenzio non mi faceva poi tanto schifo paragonato alla notizia sentita in quel momento.
Gli altri tre mi guardavano zitti, poiché ero fissa a guardare quello schermo nero.
LJ: Clock?
Niente. Ero fissa.
Jeff mi diede un colpo al braccio.
Zero: CLOCK!
Io: mmm? Scusate... Non capisco, potrebbe essere Lucas, secondo voi, o solo qualcuno che si diverte a scopare?
Off apparve seduto sul divano rosso.
Off: avete parlato di chi si diverte a scopare, ed eccomi qui.
Ridacchiammo un po' tutti, ma io ero sempre concentrata sulla notizia.
Off: ehi piccola, che succede?
LJ: hanno appena annunciato di questo nuovo killer senza nome che si diverte a lasciare preservativi in giro sulle vittime.
Off: oh non preoccupatevi, è solo un idiota uscito ora di prigione. Lo conosvo fin troppo bene. Ha deciso di tornare dentro, ma voleva farlo con classe. Era temuto lì e anche rispettato ed ora vuole il suo posto d'onore. È un bestione 2×2 pieno di tatuaggi, con il cervelli grande quanto un'occhio.
Mi risollevai un pochino.
Io: come si chiama?
Off: ora mi fai una domanda da un milione di dollari. Credo si chiamasse Alex, Alessio.... Na cosa del genere.
LJ: almeno nessuno dovrà preoccuparsi a vuoto.
Zero: scusa la curiosità.... Come diamine lo conosci?
Off: gli ho fottuto decinr di vittime, cara mia. Sono più astuto, più intelligente, più abile e-
Jeff: hai il teletrasporto.
Off: eeeeeesattamente. Ora vado va, a più tardi.
Scomparve anche lui e riaccendemmo la tv, facendo zapping dalle 4.15 alle 6.
Io: mmm sapete cosa ho capito da tutto questo tran tran?
Zero: illuminaci.
Io: che esiste un solo Dio di cui gli uomini dovrebbero aver paura.
Jeff: quale?
Io: il Dio della Morte. Si, quel simpaticone di mio zio. Quel detestabile, lurido, ignobile e senza anima di mio zio. Incredibile quanto possa odiarlo e ammirarlo al tempo stesso.
LJ: e perchè?
Io: lui ci tiene tra le sue mai come marionette, appesi al filo della nostra vita mortale. Geniale.
Sei saggia. Devo ammeterlo.
Io, Zero e LJ ci guardammo intorno preoccupati.
Jeff: ehy, state tutti impazzendo?
LJ: zitto.
Jeff stai zitto di qua, stai zitto di là. Ehy, ho sentimenti anche io diamine.
Io: se non metti il muto a quella testa te la rompo.
Ma porca.
Ahahahahah è uno spasso questo ragazzo. Chi sono? Scopritelo dai, mi diverto.
Io: sei... Sei Morte?
Hai così poca immaginazione tesoro?
LJ: sei un demone?
Lui sembra stupido, ma forse non così troppo.
Zero: concordo. Comunque... Sei Zalgo?
Ummmm brava, hai vinto il gioco.
Un fischio assordante penetrò nelle nostre menti, quasi ci uccise.
Zero: MA CAZZO FAI?!
Sai, non avete tenuto in conto qualcosa.
Io: cosa?
Che potrei essere un bugiardo. AHAHAHAHAHAH ho vinto io, ora, chi muore? Ehi, quel moretto lì? Tanto non mi sente.
Mi parai davanti a Jeff in lacrime.
Io: TOCCALO E SAPRAI DAVVERO COS'È IL DOLORE!
Uuuu qui la cosa inizia a farsi divertente. Bene, allora oggi non ucciderò. Adieu, mon amì!
Io: cazzo... Cazzo cazzo e cazzo.
Jeff: ora posso chiedere?
LJ: voleva ucciderti, è ovvio. Ma perchè tutte quelle storia Clock?
Jeff: emmm forse perchè stavo per morire?
Zero: non per quello idiota.
Io: ha parlato francese! Francese! Uno dei posti presi in considerazione è una campagna vicino Parigi. FRANCESE!
Paranoooooica.
Io: NON È PARANOIA!
Jeff: sei sicura?
Io: no...
LJ: calma dai. Una birra e passa la paura.
Io: hai ragione. Me la vado a prendere e vado in studio, devo cercare una cosa in un vecchio e polveroso libro noioso.
Lì, persi l'attenzione dei ragazzi. Amavamo leggere tutti quanti, ma a nessuno piacevano i tomi noiosi che insegnavano cose vecchie e noiose, che neanche più a scuola si studiavano. Io invece si. Perciò, riuscii a scollarmeli di dosso e andai da tutt'altra parte.
Bussai leggermente alla prima porta sulla parete destra, subito dopo lo studio di Sland.
Una voce mugugnò un 'avanti' e io decisa, entrai.
Nella stanza regnava la più totale penombra. Solo il letto era illuminato dalla luce fioca della luna, il resto era inghiottito in una morsa nera.
Su quel letto, argenteo per via della luce, vi era a gambe incrociate un ragazzo dalla pelle grigia, che con quella luce particolare sembrava brillare. I capelli neri lunghi incorniciavano perfettamente il viso, anche se legati da una rossa bandana fino a metà fronte. Da quella folta chioma nero corvino, spuntavano due cuffiette bianche, che terminavano nella tasca dei pantaloni neri.
Io: d-dormivi?
Pupp: non posso dormire.
Io: scusa, allora perchè non stai mai con noi?
Pupp: cosa sono quattro ragazzi, paragonati all'infinintà del silenzio?
Io: se lo dici tu. Posso sedermi?
Il ragazzo aprì gli occhi, due fessure dorate si spalancarono davanti a me, contrastando la luce argentea.
Un sorriso era stampato sul suo volto, non mutava mai, solo in rare occasioni.
Mi guardò.
Pupp: prego sorellina.
Mi sedetti vicino a lui, portando le ginocchia al mento e trattenendo le gambe in una stratta forte.
Io: poso chiederti una cosa?
Pupp: tutto ciò che vuoi.
Io: che poteri ha... Un demone?
La sua testa girò veloce, con essa gli occhi si aprirono lesti ancora unavolta e il sorriso si estinse.
Io: se mi è concesso chiedere...
Quei due occhi, che nella vira precedente sapevo essere color della pece, mi scrutavano molto attentamente.
Pupp: domanda interessante.
Tornò nella posizione d'origine, con gli occhi chiusi, il sorrisetto e il volto riverso all'armadio.
Pupp: i demoni possono vere tanti poteri, dipende cosa sono stati nella vita precedente. Ti rivordi che facevo spettacoli di burattini nella bottega in cui lavoravo?
Io: oh si, me lo ricordo chiaramente.
Pupp: perciò i fili. Kevin e Andrè avevano una ditta di costruzioni, perciò possono creare e spostare oggetti a loro piacimento senza troppe mosse.
Io: Lucas?
Pupp: Lucas era intuitivo. Capiva ciò che le persone pensava in pochissimo tempo e trovava subito soluzioni accurate. Perciò entra nella testa delle persone.
Io: ma tutti possono farlo.
Pupp: no. Noi possiamo leggere la mente, è diverso. Lui può penetrarla in due secondi, manipolarla, leggerla e stravolgerla a suo più completo piacimento.
Io: wow.
Pupp: ma tu non vuoi arrivare a questo.
Mi guardò ancora una volta.
Pupp: tu vuoi sapere di Zalgo.
Io: come posso difendermi... Difendere tutti voi, se non conosco i suoi punti deboli o di forza?
Sentii un lieve pizzicore alla testa, come un giramento.
Io: ci ascoltano.
Pupp: lo fanno sempre. Nulla è segreto in questa casa. Vieni, attaccati al mio braccio.
Lo sfiorai appena che mi ritrovai catapultata in una stanza mai vista. Parquet, librerie di mogano come la scrivania, pareti scure, mobili di velluto rosso.
Io: siamo da D?
Pupp: qui non possono sentirci.
Io: lo studio di Sland?
Pupp: anche, ma là fa freddo.
Io: beh, questo devo ammetterlo. A lui piace il fresco...
Pupp: io lo chiamo gelo artico. Comunque, benvenuta nella stanza di The Puppeter.
Fece un inchino e si rialzò subito, con un volto soddisfato e il solito sorriso stampato.
Io: ahahah che onore!
Pupp: scherza pure sorellina, ma ho sudato per arrivare fino a qui... Ben 10 anni di duro lavoro e continuo sgobbare... Solo per questo: una scrivania, dei libri, un po' di tepore, mobili antichi, delle congratulazioni e una persona speciale che apprezzasse tutto ciò, guardandosi intorno e guardando soprattutto me con la stessa espressione che hai tu ora.
Lo guardai sorridendo teneramente, andai lì e lo abbracciai.
Io: congratulazioni fratellone.
Ricambiò con affetto poi mi scostò lievemente in avanti.
Pupp: sei così uguale alla mamma, bimba mia. Quanto sarebbe fiera in questo momento.
Una lacrima rigò il mio volto, ma quando si parlava della mamma non potevo trattenermi.
Io: anche di te...
Riprese l'abbraccio, poi tornammo seri.
Pupp: comunque, Zalgo è una bestia, ma questo già lo sai. Un demone che rifiutato Dio e il Diavolo per costruire un limbo tutto suo, assurdo. Vuole un posto dove il caos regni padrone indisturbato, una copia della terra ma con più cattiveria tra le persone.
Io: è possibile?
Pupp: secondo lui si. Hai presente 'Anarchia, la notte del giudizio'?
Io: bel film, ma niente di chè.
Pupp: ecco, lui vuole creare un mondo dove non ci sono leggi e ognuno pensa per sé. L'idea di fondo è buono, sarebbe un'ottima prigione per i peggiori criminali della storia, solo che lui vuole che inferno e paradiso scompaiano per far spazio al suo mondo.
Io:ma non potrebbe mai funzionare! Cioé, sarebbe assurdo.
Pupp: spiegalo a quella testa vuota, perchè solo così si chiama un demone che, con un'altra dozzina di cretini come lui, va contro D e D2. Assolutamente stupido. Ma lui non la pensa come noi e vuole provarci.
Io: io e Katy cosa c'entriamo?
Pupp: tu e lei, unite potreste distruggere gli dei in un sol boccone.
Io: mai creeremo un'alleanza con quello sbroccato!
Pupp: perciò vi vuole prendere con la forza, trasformandovi in mostri senza anima nè coscienza: potrebbe comandarmi, perdona la parola, come marionette.
Continuavo a guardare quello splendido viso, fisso su delle carte sulla scrivania.
Pupp: ma cazzo. Scusa un secondo.
Premette un pulsante nero sulla scrivania e due demoni, minuti e bassetti, apparvero alle mie spalle.
X: qualche problema, capo?
Io: addirittura capo?!
Pupp: ti ho detto che ho fatto strada!
Y: lei è... La figlia di D?
Mi guardavano con timore, come se fossi sul punto di menarli a sangue con un bastone.
Sorrisi teneramente, come a cercare di scaldare le loro anime dannate.
Io: si. Sono la sorella di Pupp.
Ora guardavano lui interrogativo.
Pupp: abbiamo scoperto con non siamo dello stesso padre da poco, quindi lei sarà sempre mia sorella. Comunque, tornando al dunque: queste carte?
Y: D in persona ci ha chiesto di fargliele recapitare.
Pupp: ok... Andatevene.
Mi salutarono con un timoroso sorriso e scomparvero.
Il suo viso diventava sempre più incazzato.
Io: ehi, che succede?
Pupp: sono cose complicate...
Io: Pupp, mi occupo di una ventina di ragazzi da 10 anni, come fossi la loro madre e sorella. Pensi che saprò sbrigare delle pratiche, no?
Pupp: mmm giusto. Allora, devo riordinare per filo e per segno, in ordine di data e orario tutte le vittime dei demoni in questa settimana.
Io: e sai quanto ci vorrà. Tu uccidi una vittima ogni tre giorni circa.
Pupp: io sono unico, ricorda. Io mi lavoro le vittime, in modo da farle essere più devote a D. Gli altri arrivano a uccidere anche 10 vittime a notte. Siamo 1000.
Io: cazzo... Allora, facciamo così: io faccio dalla A alla M, mentre tu fino alla Z, poi uniamo.
Pupp: può andare.
Divisi in parti quasi uguali le cartelle appoggiate al pavimento, ognuna rappresentava una lettera dell'alfabeto e tutte erano molto cariche.
Cominciammo il lavoro e quasi non tentai il suicidio.
Io: ma uno può chiamarsi Gucci per davvero?
Pupp: qui una si chiama Titti... Come quel dannato canarino, fra l'altro lui era maschio dai.
Io: bah...
Dopo un'ora e mezza avevamo finito, unimmo le pratiche e le riponemmo al lato della scrivania, dove si trovavano in principio.
Pupp: grazie sorellina, senza te avrei impiegato minimo tre ore abbondanti. Sei la mia salvatrice, come posso sdebitarmi?
Pensai attentamente alle parole da dire.
Io: aiutami a trovare un modo per uccidere per sempre Zalgo.
Spalancò gli occhi e per un attimo la sua espressione sembrava timorosa e pensosa.
Io: non hai qualcuno a cui chiedere?
Pupp: qui l'unico di cui puoi fidarti sono io e D... E ho detto tutto.
Io: uffa...
Alzò un attimo lo sguardo al cielo e poi corse dall'altro lato della stanza, prese un libro e iniziò a sfogliarlo velocemente fino a una pagina con la punta piegata.
Pupp: 'Come rinchiudere per sempre un disertore nel Tartaro', mmm il luogo per lui.
Io: ma è perfetto!
Pupp: bada... Non sarà affatto semplice, mai visto un processo così lungo e complicato.
Io: quanto ci vorrà?
Pupp: ad occhio e croce... Un mese minimo, contando gli inconvenienti anche di più.
Un attimo ci rimasi male, ma poi sorrisi.
Io: ce la faremo!
Pupp: sempre sorridente, la mia sorellina.
Il mio sorriso sparì, mi guardai i piedi e giocherellai con i capelli.
Pupp: che c'è?
Io: sorellastra...
Il ragazzo mi prese il mento tra pollice e indice, mi alzò la testa e sorrise.
Pupp: siamo cresciuti come fratello e sorella, niente e nessuno ti leverà questo titolo, ricordatelo.
Risorrisi, poi scattai.
Io : i ragazzi!
Pupp: che?
Io: ho lasciato Zero, LJ e Jeff soli in salone! Devo fare la colazione, sbrigare le faccende, compiere i lavori di Sland!
Pupp: ehi, quel muso bianco dici che si offende se per un giorno sali la scuola?
Mi guardò con un sorriso provocatore. Fui tentatissima di accettare la proposta, ma dovetti declinare.
Io: quando tornerà Sland, ti porto in giro con il motorino.
Pupp: quale motorino?
Io: vedrai, fratello.

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