Aveva senso, in effetti noi non eravamo proprio persone normali, ma nella nostra stranezza individuavamo persone ancor più strane che però da tutti considerati normali.
Che ne so, per esempio andavamo spesso nei centri commerciali a fare spesa,magari in tuta e struccate e vedevamo queste megastangone tutte ritruccate con i tacchi settordici e i minivestiti. Io pensavo di essere i quella strana e ciò un po' mi pesava, ma mi resi presto conto che ero mille volte meglio di loro!
Jane: Clock? Ci sei?
Io: emm? Oh sisi. Dicevi?
Jane: ho detto che vorrei dormire! A cosa 'pensi'?
Io: magari poter pensare. Comunque niente niente. Vado subito, notte!
Jane: notte!
Uscii subito dalla stanza e sintii riniziare o singhiozzi. Mi pesava sapere che era diaperata, ma come tutti noi Jane era una ragazza riservata e che preferiva risolvere i problemi da sola.
Però in quel momento la mia mente cercava di essere altrove procurandomi un acuto mal di testa.
Allora scesi sotto e vido che tutti mi fissavano un po' straniti, come si guarda la stangona al supermecato col tacco settordici.
E se mi sentisse?
Ora non si può neanche più pensare!
E se non fosse la sola?
Guarda che tette dio mio.
Chissà che shampoo usa!
Io: che volete? Non avete niente di meglio da fare che pensare minchiate contro di me? Non siete al centro dell'universo, coglioni.
Mi infilai gli scarponcini e il parca e, con molto scalpore di tutti, uscii fuori.
Non presi a correre, oh no! Avrei perso i mille pensieri dei miei amici contro la strana ragazza che chiamavano 'amica'. Nono, non potevo perdermeli!
Allora il mio passo era lento e costante. Potevo assaporare tutte le vocali e le consonanti di quelle buffe frasi, tutti gli accenti e le parole pronunciate da quelle familiari voci.
Oh si, questa era la mia vita ora.
Pian piano le voci dei miei amici vennero rimpiazzate da quelle delle persone più strane e sconosciute della città. Sogni, più che altro. Ero, non so come, arrivata ad un paesino molto buffo e piccolino. Una grande fontana di acciaio padroneggiava la piazza stretta e lunga. La chiesa era proprio alle spalle di quell'uomo a cavallo di rame, vicino alla suddetta fontana. Esso era su un cavallo dall'aria imponenente e fiero, portava in una mano una bandiera tesa al cielo e nell'altra un grande fucile.
Che belli i sogni delle persone. E quello? Oh ma quello non è il parroco del paesello? Sisi è lui! Sento la sua voce nella mia mente, è chiarissima.
Sta sognando... AHAHAH sogna la bella gnocca di via Pretoriana. È così che si fa chiamare la prpstituta di quella viotta. La maggior parte degli uomini la stanno sognando, compreso il parroco del paesello. Una volta venimmo per fare benzina e dato che la fame mi divorava, chiesi informazioni a una commara, che però non volle saperne di parlare con me. Stavo tornando alla macchina quando sentii mettermi in mano una busta di patatine. Era proprio la gnocca di via Pretoriana. Una donna così giovane pur essendo vecchia, così viva pur essendo consumata, così amabile pur non avendo studiato mai. Si, una donna che amava far sesso in cambio di soldi, ma, se non ne possedevi, bastava una storia avvincente che il tuo debito sarebbe stato sanato. Mi disse che sembravi molto intelligente e che sicuramente ne avrei saputo di economia e politica. 'Come va la vita in Inghilterra? Devi provenure per forza da lì, con quel tuo visetto da italiana deportata!'. Son sicura sapesse leggere in mente o che so io! Gli risposi che la vita andava come andava, che Londra o Napoli non faceva differenza, la vita è qurlla e te ne devi accontentare. La risposta le piacque a tal punto, che mi diede anche un pacchetto di sigarette per i miei amici. 'Sei intelligente, se passi ancora di là chiedi alle commare della gnocca di via Pretoriana e non esitare a venir da me per fare due chiacchiere! Mattina, pomeriggio o notte fonda!'.
Non ci andai mai alla fine. E allora perchè non in quel momento? Erano le 5 di mattina e le commare andavano già al lago a lavare i panni, come nell'800.
Io: scusi signora, sa della gnocca di via Pretoriana?
Oh padre nostro che sei nei cieli, perdona chessa ragazza!
X: chella puttanazza stenne sembre sotta alla volda! Ess, lagghiù! La vidi chella seggia mezza sghengareta? Là chella peccatricce aspetta i mammalucchi!
Io: grazie mille.
Ringraziai il cielo che mia madre fosse di queste parti, altrimenti non avrei capito mezza h.
Corsi sotto la volta e sulla sua sedia aspettai la gnocca. Non tardò ad arrivare e a protestare per la sua sedia. Ma una volta riconosciutami, fece festa e urla.
G.: pensavo ti fossi scordata di me, piccola inglesuccia!
Io: come potrei? È che il tempo ci divora come bestie affamate e non ne ho trovato fino ad ora libero!
Questa ragazza mi piace.
Io: mi han detto che ti trovavi qua e trovandomi da queste parti son venuta!
G.: alle 5?! Meglio per me! Sai, qui son molto sola ed è raro trovare peccatori che ammettono le proprie colpe come me!
Io: peccatori?
G.: so chi sei! Sei la killer spietata. Oh ben venga! Avrai girato tante belle case e notato molto meglio di noi la differenza tra povertà e ricchezza!
Io: non dirai nulla a nessuno?
G.: sono una prostituta in un paese grande come un guscio di noce, tutti mi odiano qui! Tranne gli uomini, sai bene che loro mi sognano!
Era abbastanza inquietante, come riuscisse a capirti solo con uno sguardo veloce.
L'ho vista passare di qua.
G.: il marito eh! Bel ragazzo!
Io: grazie.... Toby, sono qui!
Sia ringraziato qualche dio!
Toby: oh per fortuna! Vedo che hai fatto amicizia!
Io: lei è la gnocca di via Pretoriana, una mia nuova amica.
Mi girai e le lanciai un grande sorriso, levandomi gli occhiali da sole.
I suoi occhi impazzirono di gioia nel vedere l'orologio.
G.: oh due killer come voi ne devono sapere tante tante! Venite dentro casa, ho messo a fare il thé!
Cosa?!
Che bello!
Toby: le hai detto!
Io: no, è questo il bello! Lei sa tutto di tutti, ma non avendo amici non può dire quel tutto a nessuno!
Oh che intelligente!
G.: dai, entrate!
Entrammo in un portone incastonato nella roccia più dura. Dentro vi era un piccolo giardino al chiuso, spettacolare davvero. Vi era un prato verde acceso e un tavolino da thé. Era evidente che il tetto fosse stato messo dopo, poiché era di vetro nero molto moderno.
G.: ho fatto mettere quel tetto perchè era spettacolare! Da una luce nerastra quandi vi batte il sole che è la fine del mondo!
Io: wow.
Era molto caldo lì, tanto da dovermi far togliere il giubbetto, infatti dei grandi termosifoni neri padroneggiavano il muro laterale.
G.: amo il nero! Aspettate pure qui, il thé è pronto.
La vedemmo scomparire in una splendida volta di travertino con una scritta il latino che mi colpì molto.
Che c'è scritto?!
Io: amore, c'è scritto 'iugula et mitte'
Ah beh, allora!
Toby: emm cioé?
Io: significherebbe 'scannalo e salvalo'
Oh che bello!
Azz.
G.: sai anche il latino! Che bellezza conoscerti ragazza mia!
Io: ahahah lo studicchio con un mio amico classicista.
G.: da ragazza avrei tanto voluto studiare! Ma non avevamo soldi, così trovai il vero larvoro per me. Un po' di latte e tanto zucchero?
Inquietante.
Io: ormai non devi quasi chiedere!
G.: mi piace sorprendere le persone! Ragazzo, vuoi dello zucchero nel tuo caffé americano?
Oh merda.
Toby: emmm poco grazie.
Io: sorprendente!
G.: devi portarmi quel tuo amico classicista e il suo ragazzo!
Questa ci spia su!
Io: ahahah con piacere!
G.: allora ragazza mia! Come mai sei venuta da me?
Io: te l'ho detto, passavo per di qua.
G.: oh si questo si. Ma perchè passavi per di qua? Aspetta, voglio indivinare!
Io: prego!
G.: allora, sei una ragazza molto intelligente e perfetta come filosofa, poiché ti interroghi su tutto e tutti. Hai scoperto da poco qualcosa in grado di sbalordire i tuoi amici che forse non hanno compreso e fatto riflessioni un po' troppo in là con la simpatia. Credo... Si credo tu abbia mal compreso i loro sguardi e sia scappata, perchè forse scappare è la tua migliore scusa per essere te. Si credo questo!
Fa paura quasi.
Toby: wow!
Io: esattamente... Senti, posso sapere il tuo nome?
G.: ahahah ho perso il nome tanti anni fa... Comunque puoi chiamarmi Maria, così mi chiamava mia madre.
Io: cosa successe? Cioé cosa ti fece perdere il nome?
Maria: sai ragazza, quando fai qualcosa che ti piace, ma che agli occhi degli altri pare folle, la gente ti da dei soprannomi. Non impirta più qual è il tuo nome, la tua età o il tuo carattere, ormai conta solo ciò che fai e come ti chiamano tutti. Voi dovreste capire meglio di tutti. Tutti vi chiamano Killer, assassini, strani o anche folli. Ma a nessuno interessa il vostro cervello, la vostra mente, i vostri pensieri, le vostre emozioni. Per la gente reputata normale saremo sempre la puttana che parla con due assassini.
Toby: verissimo. Sai Maria, passeremo molto tempo qui con te. Clock ama le persone che capiscono al volo la sua mente, così l'ho conquistata.
Maria: grazie mille Toby... Anche se non so i vostri veri nomi, sono sicura siano molto meglio rispetto a quelli affibiativi.
Io: ma siamo noi ad averli scelti.
Maria: si, perchè dopo un po' ci si omogenea come pensiero agli altri, scordandoci di essere noi e di vivere a modo nostro!
Io: oh Maria, quanti oensieri saggi in una personcina così minuta!
Maria: anche in te ci sono grandi pensieri! Come anche in questo bel ragazzo. Solo perchè la società non comprende la nostra testa, dobbiamo lasciare il cervello a casa e fare gli stupidi? Oh beh, se questo è essere normali, me lo risparmio volentieri!
Io: sono con te!
Toby: anche io!
Che bei ragazzi!
Maria: benissimo! Buone le bevande?
Io: moltissimo! Oh, la pancia...
Oh no!
Toby: tutto ok?
Io: solo un calcetto. Quanto sono irrequieti 'sti due!
Maria: faranno grandi cose! Mai più grandi di quelle dei genitori, ma al pari di certo.
Io: mi basta che siano in salute... Possono anche rinnegare l'omicidio, ma saranno sempre i miei bambini.
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Ticciwork| vero amore?
FanfictionSalve, io adoro la ticciwork e quindi ho pensato di scrivere una storia su di loro. Ci saranno vari colpi di scena, ma non preoccupatevi troppo. I nostri 'amici' resteranno fedeli l'uno all'altra? Fino alla fine?