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Credo di aver fatto una pazzia. Sono sceso a Roma. Non so che mi prende. Quando per la prima volta ho visto Nina dentro la casa discografica a Londra, lo stomaco è diventato un gomitolo di lana. Il cuore mi è salito in gola. Ho sentito perdere dei battiti e poi sentire l'aumento di velocità. Batteva. Batteva fortissimo. Guardavo i suoi occhi verdi e non capivo più niente. Ormai è più di un mese che ci sentiamo. Credo di essermi preso una cotta. Che mi piaccia è un dato assodato. Lo so con certezza che mi piace. Mi piace il suo chiudersi per paura di farsi del male. Mi piace il fatto che difende la sua famiglia. Mi piace il rapporto che ha con suo padre. Mi piace il fatto che anche per lei la musica è qualcosa che la fa stare bene. Mi piace quando per nascondere qualcosa abbassa lo sguardo e si sfrega le mani nei pantaloni. Mi piace quando è imbarazzata perché diventa tutta rossa e allora per smorzare l'aria cambia argomento. Ci è capitato una volta di vederci su FaceTime ed era come se chiacchieravamo da una vita. Non lo so cosa prova lei per me. Non parla tanto. Si chiude. Vorrei guardarla negli occhi per capire spesso cosa le passa per la testa. Vorrei riguardare quegli occhi verdi che mi hanno colpito subito. È bella. Bella da morire. Assomiglia tanto a suo padre di viso ma gli occhietti quelli sono di elodie. A volte ha certi suoi sguardi che capisci subito che è sua figlia. Le ho mandato un messaggio che ha visualizzato senza rispondere. Evidentemente ho fatto un buco nell'acqua oppure sta studiando è mi risponderà più tardi. Intanto raggiungo l'hotel è chiamo Veronica per sapere di mia nonna. Lei l'unica donna della mia vita. Colei che mi ha cresciuto. Colei che non mi ha mai lasciato. Anche quando stavo per finire in un brutto giro per via di una storia d'amore finita male. Colei che mi ha saputo prendere e fatto rialzare.

Intanto in casa Esposito.

«mamma mi devi aiutare» mi dice mia figlia. È impaurita. Immobile sulla sedia girevole. Il telefono sulla scrivania. Che sarà mai successo? Mi avvicino. La guardo negli occhi. Mi inchino per guardarla meglio. Le accarezzo le ginocchia.
«dimmi» dico con dolcezza.
« è un mese che sento Leonardo. Dopo che siamo andati via da Londra ho parlato con Alessia, il giorno dopo lui mi ha cercata da lì non abbiamo mai smesso di cercarci - le sorrido. Lo sapevo che sarebbe successo.  - due settimane fa mi disse che voleva vedermi. Ho cercato di smascherare quella voglia e gli ho detto che stavo bene qui con voi. Nei giorni successivi abbiamo continuato a sentirci e oggi è sceso.» sbarro gli occhi. Lui è qui. Mi rilasso capendo il motivo.
« è qui per te vero?»
«si mamma. Io pensavo per papà e invece ha fatto ciò che voleva. Scendere per vedermi. »
« è perché dovrei aiutarti? Lui è sceso per te»
« perché non so che fare. Ho paura mamma. Se sta giocando? Se è un modo per portarmi a letto e poi mi scarica? Se è solo un modo per arrivare di più a papà ?» sorrido. Ecco adesso vedo me. Vedo me al residence che bloccava Lele dall'avvicinarsi. Vedo me con le stesse paure. Vedo me negli occhi di mia figlia.
«ti piace ? - annuisce - è allora segui questo Nina - le indico il cuore. - ascoltalo. È la scelta giusta sempre. A volte fa male è vero ma senza non si può vivere. Non negarti una cosa bella poi la rimpiangi. Non pensare troppo al dopo. Se ti sta prendendo in giro te ne accorgi subito. Ora rivedo me in te. È questa cosa mi piace. Ma ti prego Nina non fare il mio stesso errore. Non allontanare Leonardo perché tanto è inutile. »
«dici che devo vederlo?»
«si. Dico che è un ottima idea vederlo.»
« come si fa a non avere pausa?»
« non c'è un modo. La paura va affrontata Nina. Solo questo è il metodo per non averla più. »
«grazie mamma» mi abbraccia.
«anna sapeva vero?»
«si»
«immaginavo. »
« è stata brava a non dire niente»
«sa mantenere i segreti come la mamma»
«concordo»
«allora vai?»
«si. Devo ancora rispondere»
«io vado a fare i piatti. Tu rispondi e vai da lui. Che il treno passa una sola volta nina» sorride. Mi bacia una guancia.
«ti voglio bene mamma»
«anche io amore mio»

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