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Ho l'ansia. Mi ha dato l'indirizzo del suo albergo e con il taxi sto andando la. Ha detto che saremo rimasti giù nel giardino. Non so cosa mi vuole dire. Non so nemmeno come comportarmi. Ho deciso di ascoltare il cuore è basta. (Anche i consigli di mamma) ho scritto ad Alessia che sarei andata da Leonardo, era più felice lei di me.
«signorina siamo arrivati» sento affermare il taxista fermo davanti all'hotel.
«si mi scusi» pago ed scendo dalla macchina. Respiro un po' di quell'aria che passa da queste parti. Credo di essere in pieno centro Roma.
«Nina» sento chiamarmi e venire qualcuno alla mia destra. Mi volto verso di lui.
«ciao» dico imbarazzata una volta che mi è di fronte.
«vieni ci sediamo di la» annuisco e lo seguo. Vicino alla panchina una chitarra e un quaderno. Sorrido. Questa cosa non può far altro che farmi sorridere. Sembra mio padre in questo momento. «non scrivo canzoni. Ma frasi sul momento. La chitarra serve per rilassarmi. »
« papà sa suonarla molto bene la chitarra»
«oh sì Lele sa suonarla pure in orizzontale»
«non so neanche come faccia. »
«allenamento»
«io direi più esperienza. Anni di lavoro. »
« si notano gli anni di esperienza di tuo padre.»
«per lui la musica è tutto e diciamo che ha influenzato pure me»
«suoni?» sorrido. Mi avvicino un po' più a lui.
«si. So suonare il pianoforte. Papà fin da piccola mi metteva davanti ai tasti e mi faceva suonare. »
«wow»
«c'erano alcune sere che la mamma ci guardava dalla porta senza disturbare con la piccola Anna che si addormentava mentre suonavamo insieme»
«siete una bellissima famiglia»
«ne abbiamo passate tante  » confesso. «tu invece?»
«io cosa?»
«sai suonare un po' tutto?»
«io l'unica cosa che suono bene è il piano. Con la chitarra strimpello per rilassarmi nulla di che Nina»
« è una bella cosa comunque» annuisce. Cade il silenzio. No. Non ci deve essere o divento rossa. Sento il suo sguardo su di me. Respiro.
«tua nonna?» smorzo la tensione.
«sta meglio. Era contenta che venissi a trovarti»
« è una forza della natura lei. »
« è la donna della mia vita» che sta dicendo? Lo guardo. Mi guarda. Cerco di capire che vuole dirmi. Il suo sguardo è neutro cerca di non far trasparire nessuna emozione; neanche di dolore. Continua poi a fissarmi.
«che stai cercando di dirmi?»
«fa troppo male per parlarne ora»
«Leo io ci sono» non so perché mi sto comportando così. Vorrei aiutarlo. Vorrei capire. «i dolori fanno male lo so. Ma devi tirarli fuori. Se no diventano dei mostri. »
« è un dolore troppo forte Nina. Troppo da parlarne in un giorno soltanto.»
«vuoi del tempo?» chiedo dolcemente. La mia mano accarezza la sua nuca. Sto facendo dei passi verso di lui che neanche mi immaginavo di fare.
«si»
«sai che viviamo lontani vero? Che il tempo è poco e non sappiamo mai quando ci rivedremo» dico. Stavolta mi guarda di nuovo.
«lo so. Ma per parlare di questa cosa io ho bisogno di tempo»
«tutto quello che vuoi. »
«grazie»
«mi prometti che saluti tua nonna da parte mia però..»
«te lo prometto.» sorride lui adesso. Mi accarezza una gamba e non mi dà fastidio.
«mi piaci» diciamo in coro scoppiando a ridere come due cretini. È un dato di fatto ci piacciamo.
«Leo senti...» mi blocca.
«Nina non voglio sforzarti a nulla. Non voglio nemmeno correre. Se vuoi i tuoi spazi li hai. Se vuoi del tempo te lo do. Non ho problema. Solo un unica cosa.»
«cosa?» chiedo curiosa di sapere.
«non lasciarmi.» ok sto per morire! Mi dice queste cose di getto. Ho il cuore a due mila. Ma chi lo vuole lasciare ora che lo ritrovato???

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