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Sono distrutta. Scegliere tutte quelle date, i posti che poi alla fine sono solo una bozza il resto lo fa la livenation mi ha messo un grosso mal di testa. Sto tornando a casa con Emma. Domani Lele è a Catania e io dovrei cantare con lui. Ho una paura di sbagliare. Ci siamo preparati una canzone che Dio piangerei ogni giorno. In questi giorni ho anche riflettuto sul andare con lui.
«quindi che hai deciso di fare?» Emma rompe il silenzio che si era creato. Volto lo sguardo fuori dal finestrino.
«non lo so»
«sai che se rifiuti succede un casino»
«non voglio mischiare la vita privata con la musica. Non lo abbiamo mai fatto Emms»
«ma cantare nel suo palco non vuol dire che dovete raccontare i cazzi vostri»
«questo lo so. Ma è il suo palco. »
«perché ti fai tutte ste pippe»
«perché su questo lato io non sono mai cambiata. Metto i problemi anche dove non ci sono Emma.»
«se lui ti ha chiesto vuol dire che ci tiene a condividere il palco con Elodie cantante. »
«sono sua moglie emma»
«aaah certo che sei veramente testarda eh!!»  
«lo sono è pure tanto. È il suo palco tale deve rimanere. Andare la é come dare modo ai giornalisti di parlare di noi»
«elodie per una buona volta te ne vuoi fregare di sti cavoli di giornalisti. È un vostro momento.»
Arriva sotto casa. La saluto. Mi abbraccia e mi consiglia di partire con lui. Non sono convinta di questa scelta. Entro in casa. Lo vedo sul divano. Noto l'orario. Le undici. Bene avrà cenato da solo è sta incazzato perché non l'ho avvisato.
«ciao amo»
«ciao»
«che succede?»
«niente»
«ti vedo arrabbiato»
«beh vedi tu! Non avvisi che per cena non torni. Ti aspetto. Non mi chiami e alla fine lo so che partirò da solo.»
«Lele ascolta..» mi blocca. Mi fa segno di stare zitta.
«non ascolto niente. Ti avevo chiesto questa cosa quando le ragazze sono partite. Eravamo da soli. Avevi detto di sì. E adesso ad un passo dal concerto cambi idea. Una cosa ti ho chiesto! Neanche ti avessi chiesto la luna!» è duro. Freddo e distaccato
«lele io vorrei ma..» mi riblocca di nuovo.
«Elo non voglio sentire nulla. Hai già scelto. La valigia è già pronta. Domani parto da solo nessun problema.»
«il problema c'è invece, perché la stai prendendo male. Non voglio che l'ha prendi così. Non voglio che la gente o i giornalisti pensino che voglio rubarti la scena. Quel palco è tuo, vorrei restasse tale» si alza di scatto.
«pensi sempre agli altri. A cosa pensano? A cosa non pensano. Diamine per una volta vuoi pensare a te stessa è a quello che vuoi veramente. Sembra di essere tornato indietro a quando ti ho conosciuto. Tutto dovuto agli altri e mai a te» respiro. Sì allontana esce dalla porta e va al giardino. Mi siedo sul divano. Mi aspettavo tutto che litigare con lui.

Siamo veramente alle solite. Mi siedo nello sdraio a dondolo che ho fatto comprare per l'estate. C'è il venticello fresco di giugno. Non si va mai avanti. Tutto agli altri. Cosa pensa la gente? Che pensano i giornalisti? Che succederà? Domande stupide. Una volta tanto basterebbe godersi il momento. L'avevo inviata io. Se la gente parla gli avrei sistemati per le feste. È il mio palco decido io chi invitare o meno. Ci eravamo preparati “a te” di Jovanotti. Dovrò farne a meno. Dovrò sistemare la scaletta un'altra volta. Resto fuori una ventina di minuti. Fisso la luna che spende nel cielo pulito. Senza una nuvola ma piena di stelle.
«lele» sento chiamarmi dalla mia fidanzata. È in lacrime. Mi precipito da lei è vedo che ha un taglio sulla mano.
«che hai fatto?»
« è caduto un bicchiere. Stavo raccogliendo i cocci e mi sono tagliata»
«questo è perché non stai mai attenta»
«non essere duro per favore»
« più normale di così si muore.» la porto dentro. Le medico la ferita; non è profonda. Gli sistemo un cerotto e le metto la garza per tenere fermo il tutto. Mi guarda negli occhi. Abbasso lo sguardo.
«l'ultima cosa che voglio è che stai male»
«hai già fatto il danno. Tranquilla, mi sistemo la scaletta stanotte e tolgo il nostro duetto» prendo la valigetta dei cerotti e mi chiudo in stanzetta da lavoro.

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