Capitolo 8: Esterno

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Courtney

Guardai inorridita quel pezzo di merda di Isaac mentre Sharmila continuava a chiedermi se stavo bene. Mi sembrava ancora di sentire le sue schifose dita stringermi il collo. Per fortuna Erwin era riuscito a strattonarlo via.

Voltandomi vidi lo sguardo di Kayla verso Isaac. C'era qualcosa di terrificante nei suoi occhi, qualcosa che non può essere descritto. Quello non era lo sguardo della ragazzina innocente che avevamo conosciuto.

- Courtney guardami, ti senti bene? - Chiese Sharmila

- Cosa? Ehm, si, si, sto bene. Grazie.

Ora anche lei iniziò a guardare Isaac in cagnesco, ma non era nulla in confronto allo sguardo di Kayla. D'un tratto Erwin si avvicinò a me chiedendomi anch'egli se stavo bene.

- Si sto meglio ora, ti ringrazio per averlo fermato.

- Mi dispiace molto per quello che è successo, ma purtroppo uscire da qui è la cosa migliore che possiamo fare. Posso garantirti che non prendo questa decisione solo perché l'ha detto quell'idiota.

Abbassai lo sguardo sconsolata.

- Lo capisco.

Erwin si voltò di nuovo verso Isaac e fissandolo con aria di sfida disse:

- E' tempo di uscire da questa merda.

Fu lui il primo ad andare verso la porta, ma Herb si mise a correre felice come un bambino superandolo.

Provavo disgusto tutte le volte che guardavo Herb. La pelle scheletrica, quell'eccentrico modo di fare e per non parlare di tutti quei dannati tic che rendevano nervoso pure chi non li aveva. Lavorando come modella ero abituata alla perfezione. Mi hanno sempre insegnato che il corpo deve comparire come un diamante agli occhi degli altri e di certo a Herb non sarebbe fregato nulla di quell'affermazione.

Egli aprì la porta senza pensarci mentre Erwin inveiva sulla sua "non prudenza".

Di fronte a noi si presentò uno spettacolo incredibile.

Quel fottuto "hotel" non so come, ma si trovava in mezzo a una fitta boscaglia innevata.

Ci guardammo intorno ma non vi erano segni di civiltà e inoltre la temperatura era sicuramente sotto lo zero.

Fu Sharmila la prima a parlare. Il vento gelido copriva la sua voce tanto che dovette urlare per riuscire a farsi sentire.

- Ma che significa? Come fa questo edificio a essere sperduto in un bosco?

Ci voltammo verso il palazzo ma non vi era alcuna insegna, di conseguenza poteva non essere un hotel. Guardarlo da fuori era alquanto angosciante. Le mura, piene di crepe, sembrava potessero cadere da un momento all'altro. Il colore dominante era un bianco ormai sepolto dal nero dello sporco e dal marciume.

Dietro di me sentii la voce di Erwin.

- Dimmi un po' Isaac, hai qualche teoria al riguardo?

Isaac notò il sarcasmo.

- E' senza dubbio bizzarro mio caro avanzo di galera, tuttavia non impossibile. Per quanto ne sappiamo questo edificio potrebbe essere molto più vecchio del bosco, il che significa che è stato circondato dagli alberi solo in un secondo momento.

Mentre Isaac parlava vidi Herb tremare dal freddo e Sharmila andare verso di lui.

L'ingenuità di quella ragazza mi colpiva. Forse nella sua vita tutta quella bontà non gli si era mai rivoltata contro, come invece era successo a me.

Sulla mia sinistra Kayla era impassibile. Come diavolo faceva a non sentire freddo nonostante gli abiti leggeri? Inoltre era l'unica a non osservare l'edificio in quel momento. Guardava in avanti verso l'orizzonte alla ricerca di qualcosa che forse solo i suoi occhi potevano vedere.

Io ero terrorizzata da quel luogo, inoltre odiavo il freddo. Vidi la neve mischiata col fango avvolgere le mie scarpe.

"Bleah che schifo."

Mi mancavano tremendamente le comodità di casa mia. L'unica cosa che mi consolava era il fatto che era ancora giorno. 

- Quindi cosa facciamo adesso? - Urlai verso Erwin.

- Di certo non staremo qui ad aspettare che giunga la notte e non torneremo la dentro. Dobbiamo esplorare il bosco e cercare qualche rifugio o segno di civiltà.

In quel momento l'odiosa voce di Isaac attraversò i miei timpani.

- Che c'è biondina, non avrai mica paura di qualche alberello?!

Avrei voluto mandarlo al diavolo, ma oltre a essere stronzo era anche un folle, quindi dovevo stare attenta.

D'un tratto Kayla fece dei passi in avanti allontanandosi dal gruppo.

- Ehi! Dove pensi di andare signorina? - Urlò Isaac.

Kayla si fermò e dopo quasi un minuto di silenzio, disse le prime parole da quando l'avevamo conosciuta. Nonostante l'età, la sua voce sembrava quella di una donna adulta.

- A circa un paio di chilometri da qui c'è uno Chalet. E' verso quella direzione.

Mentre indicava la strada con l'indice, Isaac le rispose.

- Wow allora parli anche! E come diavolo faresti a saperlo! Aspetta, qualcosa mi dice che forse K sei tu, o sbaglio?

Kayla s'incamminò non facendo caso alle sue parole.

Vidi lo sguardo di Isaac infuriato verso di lei. Dai suoi occhi traspariva l'umiliazione.

In quell'istante ripensai al fatto che Kayla potesse essere questo famigerato K, ma una parte di me era convinta che non poteva essere lei il nostro rapitore. Era impensabile che quella ragazzina potesse essere capace di fare questo. Però come faceva a sapere dello Chalet? E se non era vero? Se non c'era nessuno Chalet ed era solo una trappola? Se Isaac avesse ragione?

Erwin, interrompendo i miei pensieri, parlò al gruppo.

- Coraggio seguiamola! Al momento non abbiamo altre soluzioni.

L'idea di seguirla in parte mi terrorizzava, forse ancor di più della situazione in cui ci eravamo messi.

In quel momento, vicino a me, sentii Isaac bisbigliare:

- Me la pagherai Kayla. Eccome se me la pagherai.

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