Capitolo 66: Il dono del caos

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[Brano: Lost - Within Temptation]


Mio padre, quel mostro, continuava a fissarmi mentre il suo corpo veniva attraversato da un'inesorabile furia.

- Papà mi riconosci?

Non faceva altro che mugugnare senza rispondere, i suoi versi sembravano quelli di un cane rabbioso.

Decisi di avanzare verso di lui cercando di superare il ponte.

Ogni passo la sua ira cresceva tanto che dalla bocca iniziò a cadere della bava.

Ormai non avevo più paura. Ero circondato dall'oscurità e dagli incubi, ma non ero più quello di un tempo. I due Isaac ora erano la stessa persona. Ciò che pensavo potesse indebolirmi, in quel momento mi stava donando una forza di cui non ero consapevole.

Continuavo ad avvicinarmi a lui. Se ne stava immobile a guardarmi. D'un tratto emise un altro urlo in grado di far vibrare di nuovo le pareti e la tavola di legno sotto ai miei piedi. Rischiai di perdere l'equilibrio, ma riuscii a riprendermi. Osservai il vuoto sotto ai miei piedi, ma questo non m'intimoriva. Per la prima volta nella mia vita sapevo cosa fare senza avere alcun dubbio. Niente poteva fermarmi in questo momento.

Continuai ad avanzare lungo il ponte giungendo all'altro lato della stanza.

Mi trovai a un passo da lui. Delle enormi vene erano comparse nel volto e nel collo. Urlò davanti a me così forte da farmi allontanare di qualche passo.

Con tutta la forza che risiedeva nel mio corpo gridai:

- Non riuscirai a farmi cadere! Io resterò in piedi!

Emise un altro urlo ancora più potente del precedente tanto da farmi finire quasi in ginocchio.

Lo guardai dritto negli occhi e mi avvicinai portandomi nuovamente a un passo da lui.

I suoi occhi non esprimevano alcun sentimento, solo oscura ed eterna indifferenza.

 Lo guardai col cuore colmo di dolore. C'era solo una cosa che potevo e volevo fare in quel momento.

Aprii le braccia e lo strinsi forte a me.

Qualcosa d'inspiegabile avvenne in quel momento. Come il nostro corpo è in grado di svegliarsi al richiamo della luce, qualcosa si risvegliò in lui.

Vidi una lacrima scendere dal suo volto e poggiarsi sul pavimento. 

Il suo volto cominciò a cambiare prendendo quelle che erano le sue vere sembianze. Gli occhi, prima vitrei, ora erano tornati verdi. Le vene si sgonfiarono scomparendo all'improvviso.

Quello che fino a pochi attimi prima aveva le sembianze di un mostro, ora era tornato mio padre.

Egli continuava a fissarmi negli occhi. Non mi aveva mai guardato in quel modo. Mi guardava proprio come un padre guarda il proprio figlio crescere. Come se in quell'istante i momenti passati insieme riecheggiassero nella sua mente come i fischi del vento nelle giornate di primavera. Le lacrime cadevano irrefrenabili dai suoi occhi togliendogli il respiro.

- Isaac, mi... mi... Dispiace.

Dalla sua bocca non erano mai uscite parole tanto potenti e sincere. L'orgoglio e l'egoismo gli avevano sempre proibito di pronunciare certi termini.

Lo strinsi di nuovo forte a me. Intorno a noi era come se un turbinio di emozioni ci avesse avvolto nella sua coperta. Un legame mai esistito prima d'ora, era emerso all'improvviso come una fenice che risorge dalle proprie ceneri.

- Isaac, perdonami.

Quelle lacrime che anni addietro trattenni più del dovuto tanto da cancellarle dalla mia esistenza, ora si erano mischiate alle sue.

Non servì neanche una parola per capire quella che sarebbe stata la mia risposta. Un semplice gesto era bastato a spezzare la catena di un odio durato innumerevoli anni.

Accade sovente di cercare l'amore, ma questo non è come un interruttore. Non è dalla nostra volontà che possiamo ottenerlo, ma bensì dal nostro sacrificio. Bisogna a volte distruggere, a volte donare una parte di sé per ottenere ciò che desideriamo. In quel momento avevo donato a mio padre la vera parte di me che per tanti anni gli avevo tenuto nascosta pensando inconsciamente di fare la cosa giusta. Egli a sua volta aveva appena distrutto il mostro dentro di lui, quello egoista e autoritario elemento costante dei miei più oscuri incubi. Sono bastati pochi secondi e un semplice gesto per sconfiggere l'odio, per cambiare per sempre le nostre vite. Il caos ci aveva appena donato la pace. Se solo me ne fossi accorto prima, se solo avessi riflettuto anziché lasciarmi trasportare dalla collera, il rapporto tra di noi non sarebbe mai deteriorato. Perché solo adesso? Perché proprio adesso? Perché non prima, quando ancora vivevamo insieme e avremmo potuto goderci ogni singolo secondo delle nostre vite?

Quelle indelebili domande, per quanto dolorose, venivano insabbiate dalle emozioni come gli scogli vengono coperti dalle onde del mare. 


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