Capitolo 101: Alleati

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William Palmer era in grado di vedermi ma non poteva udire la mia voce. L'unico modo che avevamo per comunicare era attraverso la scrittura, ma egli sfortunatamente non conosceva la mia lingua. Per diversi giorni c'incontrammo nello stesso punto, al medesimo orario. Egli era uno studioso e non aveva mai visto nulla simile a me. Potete immaginare il bagliore che si accese nei miei occhi non appena mi parlò delle sue ricerche sui Wyndyl. Fu in quel momento che cominciai a scrivere con il loro alfabeto e William riusciva a comprendere molte di quelle parole. Gli raccontai la mia storia cercando la semplicità in ogni parola. Egli comprese mostrandomi tutta la sua compassione e promettendomi che avrebbe indagato più a fondo per cercare di aiutarmi in qualche modo.

Gli anni passavano, William Palmer invecchiava sempre di più e la società moderna iniziò a considerarlo un folle. Cominciai a provare rancore nei confronti degli umani. Come potevano condannare quell'uomo senza nemmeno conoscere la verità? Come potevano essere così ottusi da credere che le realtà consistesse solo in ciò che i loro occhi potevano osservare?

Prima di lasciare questo modo, William m'implorò di prendermi cura di sua nipote Diane. Voleva che le tramandassi le nostre conoscenze e che l'ignoranza umana non condizionasse la sua mente. Era il minimo che potessi fare per l'unica persona che in tutti questi secoli aveva provato ad aiutarmi.

Rimassi affianco Diane ogni momento della sua vita senza che lei se ne accorgesse. Non era in grado di vedermi, tuttavia c'era qualcosa in lei di diverso rispetto tutti gli altri. Ogni volta che chiudeva gli occhi era come se riuscisse a osservare la realtà che ci viene nascosta ogni giorno. Capii quindi che per aiutarla avrei dovuto approfittare di questi momenti. La sua mente era davvero geniale, ma dinnanzi a questa perfezione, si ergeva l'ombra di un carattere fragile come il vetro. Un colpo ben assestato sarebbe stato capace di infrangerlo. Si sarebbe difesa con tutte le sue forze, ma queste non sarebbero bastate a evitarle una tragica fine. Restando al suo fianco ogni momento della sua vita venni a conoscenza dei suoi più reconditi anfratti dell'anima. Ogni volta che si parlava di William Palmer, ogni sua certezza crollava come un immenso castello di sabbia di fronte a una tempesta.

E' singolare quanto una persona possa incidere nella vita altrui. Il punto di forza che diventa punto debole allo stesso momento. Mi piaceva seguire Diane nella sua vita, tuttavia ero consapevole che non avrebbe potuto aiutarmi per il mio scopo, così mi allontanai sempre più da lei, ma senza mai abbandonarla.

In un giorno segnato dai gelidi venti, i fiocchi di neve si poggiavano soavi sui rami degli alberi e mentre vagavo tra i boschi di sconosciute catene montuose, una freccia oltrepassò il mio corpo dalla direzione del cuore. Se il mio corpo fosse stato ancora di carne e ossa, quel colpo sarebbe stato letale.

- Scusi signore! Mi dispiace tanto, non l'avevo vista. La prego non lo dica ai miei genitori o non mi permetteranno più di usare l'arco.

Rimasi spiazzato dinnanzi alle parole di quella ragazzina. Come faceva a vedermi?

- Come ti chiami? - Chiesi sapendo che non avrei ricevuto alcuna risposta, ma quel giorno il mio stupore non era destinato a placarsi.

- Mi chiamo Edith, tu invece?

Quel giorno conobbi Edith Cooper, colei che mi avrebbe aiutato a raggiungere il mio obiettivo, colei che mi avrebbe aiutato a salvare l'umanità dal culto di Sherfometh. C'era qualcosa in lei di diverso rispetto gli altri, proprio come per Diane. Una sorta di energia, un lieve bagliore che emerge dalle oscurità più profonde. Promisi a Edith che l'avrei fatta diventare il più grande arciere di tutti i tempi se in cambio si fosse unita alla mia causa lasciandosi alle spalle tutto ciò che possedeva. Una ragazzina non avrebbe mai potuto cogliere il significato delle mie parole e di questo ne ero consapevole. Nonostante tutto decisi di addestrarla ugualmente nel tiro con l'arco. Ricordate ancora il mio discorso sull'attesa? Rimasi paziente per anni aspettando una decisione che arrivò nel giorno più importante della sua vita. Il giorno del grande torneo, quando abbandonò la sua famiglia e in particolar modo suo fratello David. Quel giorno Edith divenne consapevole che c'era qualcosa nella sua anima che andava ben oltre la realtà conosciuta. 

Quel giorno Edith capì di essere un Wyndyl.

Quel giorno tutto divenne chiaro anche per me, cristallino come la superficie dell'oceano. Conobbi così il più grande segreto dei Wyndyl, tenuto nascosto per millenni.

Ora sapevo come trovarli.

Nota per i lettori:

Scusate se ultimamente sto trascurando molti (troppi) commenti, ma purtroppo è un periodo abbastanza impegnativo, di conseguenza non volendo rinunciare al nostro appuntamento del Johnledì ( @gd_dady rulez!! XD) ho dovuto rinunciare ad altro tra cui le risposte ai commenti. Ad ogni modo sappiate che leggo sempre tutto quello che mi scrivete e vi ringrazio come sempre di cuore anche per tutto il tempo che state dedicando alla mia storia. Alla prossima!!

John Bayles 

Reality Horror ShowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora