Capitolo 65: Entrata

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Isaac

Me ne stavo seduto dietro una roccia aspettando che la guardia in pattugliamento uscisse dal perimetro. Il passaggio segreto si trovava a lato della fortezza coperto da una zolla di terreno. Mi trovavo a pochi metri da questa, ma dovevo stare attento. Se qualcuno mi avesse visto avrebbe dato subito l'allarme e in men che non si dica mi sarei trovato decine di soldati alle calcagna.

Oltre al piano d'azione, nella mia mente scorrevano le immagini di Erwin e sua figlia. Quell'uomo era disposto a tutto pur di salvarla, dovevo fare del mio meglio per aiutarlo. Avrei sempre voluto un padre come lui, ma questo privilegio mi venne negato sin dalla nascita.

La guardia, senza accorgersi della mia presenza, lasciò l'area. Sgattaiolai fuori dal masso dirigendomi verso l'entrata nascosta. Con le mani tastavo il terreno per trovare quello sconnesso. Avevo poco tempo prima che il soldato tornasse. Il cuore batteva all'impazzata.

"Controllati Isaac, resta calmo."

Osservai meglio la conformazione del terreno e in quel momento riuscii a trovare ciò che cercavo. Spostai la zolla trovando l'entrata. Era una porticina di robusto legno. Provai ad aprirla ma era dannatamente pesante.

"Cazzo non posso perdere tempo."

Provai a riaprirla ma non c'era nulla da fare. D'un tratto sentii qualcuno toccarmi la spalla sinistra.

- Cercavate queste Sir?

Il soldato teneva un mazzo di chiavi nella mano sinistra, mentre con la destra teneva la spada con la punta rivolta sul mio petto. Non ero riuscito a scorgere una serratura nascosta. Che idiota.

- Quanti denari portate con voi?

Dopo quella domanda, capii che avevo ancora una speranza di non essere scoperto. Riflettei qualche secondo e risposi:

- Possiedo una moneta d'oro per ogni metro di distanza tra la torre e l'entrata principale della fortezza.

Il trucco aveva funzionato. Il cervello umano utilizza un emisfero per i calcoli matematici e un altro per le posizioni geografiche, ora il soldato era completamente distratto dalla domanda.

Con una bracciata tolsi la spada dalla mia direzione avventandomi sul malcapitato senza pietà. Egli cadde sul terreno assieme a tutto il peso della sua armatura. Da quella posizione i suoi movimenti erano limitati. Riuscii a sfilargli l'elmo e colpendolo ripetutamente sul volto egli si volatilizzò come la guardia colpita da Erwin.

Mi accasciai sull'erba riprendendo fiato.

"Basta con le stronzate Isaac. Prendi quelle fottute chiavi e fa quello che devi fare."

Dopo pochi secondi mi ritrovai nuovamente davanti alla porta. Riuscii a scorgere la serratura nascosta da uno strato aggiuntivo di legno. Dopo qualche tentativo riuscii ad aprire la porta e entrare.

Quel luogo era umido quanto una grotta. L'ingresso principale era illuminato da torce infuocate attaccate alle mura. Presi una di queste portandomela dietro.

Sapevo che prima o poi l'avrei incontrato e il solo pensiero mi faceva gelare il sangue.

Avanzai lentamente all'interno di quello che sembrava un infinito corridoio. Potevo sentire il rumore dei miei passi echeggiare lungo le pareti assieme ai battiti del mio cuore.

"Sta calmo Isaac. E' fondamentale."

D'un tratto cominciai a sentire dei rumori. Erano chiaramente battiti di ali.

"Forse sono pipistrelli" pensai.

In quel momento avvertii qualcosa poggiarsi sul mio collo. Provai a cacciarlo via con la mano ma a tatto non riuscii a percepire nulla. Mi feci luce con la torcia che non fece altro che illuminare le pareti del corridoio, eppure continuavo a sentire infiniti battiti di ali a pochi centimetri da me. Di nuovo sentii qualcosa poggiarsi su di me, questa volta nella gamba. Prima di cacciarlo con la mano provai di nuovo a far luce ma non vi era nulla.

Continuai imperterrito ad avanzare lungo il percorso nonostante continuassi a sentire queste strane sensazioni sul mio corpo e i fottuti battiti di ali alle mie orecchie.

Decisi di non fermarmi fin quando toccandomi il collo e guardandomi la mano, notai una chiazza di sangue. Illuminai nuovamente la mia gamba e anche li potevo vedere il sangue sgorgare. In tutti i punti in cui avevo avvertito quella strana sensazione, vi era del sangue.

Iniziai a correre con la speranza di fuggire da qualcosa che mi era ancora ignoto.Era come se fossero pipistrelli invisibili e intangibili. Continuavano a seguirmi ovunque andassi. D'un tratto notai una deviazione meno illuminata rispetto alle altre, decisi lo stesso di prendere quella strada e dopo qualche metro smisi di sentire i battiti delle ali.

In quel momento qualcuno accese una torcia in fondo alla strada. Quando questa iniziò a far luce vidi che una sottile asta di legno, con un enorme vuoto sotto di essa, mi separava dall'altro lato della stanza. Dovevo attraversare quel ponte per andare avanti.

All'improvviso la luce emessa dalla torcia illuminò la sagoma di colui che l'aveva accesa. Capii subito che era lui.

Il suo volto era deturpato e deforme, gli occhi vitrei, quasi fosse senza anima. Dalla sua bocca uscivano solo versi e mugugni. 

Con un fil di voce dissi:

- Papà.

Dopo quelle parole mio padre emise un potente e disumano urlo che tuonò nelle pareti facendole vibrare. Sembrava pronto ad attaccarmi da un momento all'altro.

Il mostro dei miei più oscuri incubi, ora aveva una forma.




P.s. per i lettori

Scusate se sono stato un po' assente e se molto probabilmente lo sarò ancora, ma è un periodo parecchio... Particolare. Leggo sempre tutti i vostri commenti, anche se spesso non riesco a rispondere. Ci tenevo a ringraziarvi ancora una volta per tutto il tempo che state dedicando alla mia storia.

Grazie

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