Capitolo 95: La storia di K - 4° parte

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[Brano: The Arena - Lindsey Stirling]

Deneb

Nel mezzo dei miei pensieri, mentre questi vagavano senza sosta nella mente, avvertii qualcosa. Un formicolio. Un brivido. Un'energia. Voltandomi alle mie spalle vidi Lord Urien sull'uscio della finestra venirmi incontro. C'era qualcosa di strano in lui. Qualcosa di diverso. Portava la spada al suo fianco e non riuscivo a spiegarmene il motivo. Non appena incrociò il mio sguardo fece un sorriso. Non feci in tempo a parlare che pose una mano sul mio fianco mentre con l'altra strinse la mia.

I suoi piedi iniziarono a muoversi con passi lenti e regolari che in alcuni frangenti divenivano agili e irrequieti. Riuscivo a seguire ogni suo movimento senza esitare. Non conoscevo quei passi, nessuna cortigiana me li ebbe mai insegnati, eppure era come se dentro di me già li conoscessi. Era come se esistesse un'indescrivibile sintonia.

Stendendo il braccio e tenendoci la mano ci trovammo ora alla massima distanza. I suoi occhi erano fissi sui miei. Era come se i nostri sguardi fossero uniti da un invisibile filo. Egli mosse leggermente le labbra sorridendo. Era cambiato qualcosa dentro di lui, riuscivo a percepirlo. Proprio come succede al volto della luna quando un giorno viene illuminato dal sole e un altro giorno rimane nell'oscurità. In quel momento i miei occhi stavano osservano la magnifica lucentezza del sole.

Ricominciò a muoversi, questa volta agile e preciso. Talvolta allentava la presa dalla mia mano, senza tuttavia mai staccarsi. Riuscii ad avvertire le nostre energie mescolarsi in una sorta di vortice che diveniva via via sempre più stretto e potente. Era come se i nostri corpi si muovessero da soli, senza alcun comando. Come se fossero le nostre anime a parlare in quel momento. Un fragore nel silenzio. Una luce nel buio. Un fuoco in mezzo ai ghiacci.

Le folate e i fischi del vento accompagnavano ogni nostro movimento. Le foglie cadenti degli alberi si poggiavano agili e soavi sul pavimento del terrazzo. La natura danzava assieme a noi illuminata dal celeste cielo e dai veementi raggi del sole.

All'improvviso Urien lasciò la mia mano allontanandosi. Prima che potessi chiedergli qualcosa, sguainò la spada puntandomela contro. Non ebbi alcuna paura o timore in quel momento nonostante ne avessi motivo. Era come se riuscissi a percepire le sue intenzioni. Non voleva farmi del male. Mi stava mostrando l'energia invisibile che avvolgeva il suo corpo. Questa scorreva fluida, violenta ma controllata. In quel momento prese la seconda spada che portava con se lanciandomela. L'afferrai al volo mettendomi in posizione di guardia. Non mi avrebbe fatto alcun male, ne avevo l'assoluta certezza. Quell'energia era troppo pura.

I nostri sguardi rimasero incollati l'un l'altro mentre entrambi camminavamo in cerchio studiando ogni nostro movimento. Uno di noi due avrebbe attaccato per primo. Uno di noi due avrebbe liberato per primo la rabbia e le delusioni dal suo cuore trasmettendole all'altro. Sentii dentro di me l'ardore dei Wyndyl nei confronti dell'amore. Un fuoco la cui fiamma non poteva essere spenta. La rabbia di un amore combinato per la persona a cui tenevo di più.

Fui la prima ad attaccare.

Urlai sfoderando tutta la mia energia. Urien, con mia sorpresa, non contrastò il colpo, ma bensì lo accompagnò rivoltandomelo contro senza ferirmi. Ecco la rabbia che viene restituita al mittente per far sì che venga imprigionata da qualcosa di più grande e nobile, ma non adesso. Non ancora!

Diminuì il mio peso sfruttando la mia agilità e scagliando fendenti in ogni direzione. La velocità di quegli attacchi era così elevata che persino io stentavo a seguirne i movimenti. Il mio corpo era animato da un'aggressiva forza che solo Urien poteva sopire. Riusciva a parare ogni attacco con incredibile e insolita maestria. Come se tutto ciò fosse naturale, come se tutto ciò non fosse altro che l'ordinario cammino della nostra vita. Lo scintillio delle lame solcava le nostre teste mentre ci prodigavano in tecniche di alto livello. In cuor mio, per un istante breve quanto il battito delle ciglia, desiderai ferirlo, lasciargli un graffio, lasciargli un segno. Un segno indelebile che avrebbe dovuto portare per sempre. Per ricordarsi di me. Per non dimenticarmi. Ma egli possedeva già quel simbolo. Sull'impugnatura della sua spada vidi incisa la K, simbolo dei Wyndyl e dell'amore eterno.

Un minuscolo lasso di tempo mi fece distrarre dal mio obiettivo e dai miei sentimenti. Urien ne approfittò portando un affondo. La punta della sua spada si poggiò sul mio petto senza recarmi alcun dolore. I suoi occhi continuavano a restare fissi sui miei. Era riuscito a controllarsi. Era riuscito a ottenere la piena padronanza delle sue emozioni, del suo corpo, della sua energia. Era riuscito a sconfiggermi in battaglia. Prese la mia spada nella sua mano sorridendo.

Lord Urien era appena diventato un Wyndyl.  

In quell'istante era come se il tempo si fosse fermato mentre le nostre anime erano intente a osservarsi. Il vento cessò all'improvviso. Le foglie smisero di cadere dagli alberi. Ogni suono giungeva alle nostre orecchie assopito da una sorta di forza invisibile. In quel momento era come essere immersi nel vuoto. Come se la realtà sfumasse sotto i nostro i piedi e davanti ai nostri occhi. I raggi del sole non trasmettevano più alcun calore, perché questo veniva sovrastato dall'ardore dei nostri cuori.

In quell'istante Urien lasciò cadere per terra entrambe le spade. Si avvicinò afferrandomi sui fianchi e poggiando le sue labbra sulle mie.

Nel chiudere gli occhi vidi il simbolo pulsante dei Wyndyl i cui due segmenti si univano in qualcosa di unico e infinito. Le nostre energie divennero una cosa sola, un unico meraviglioso legame, forte e scintillante come le lame delle nostre spade. Qualcosa che mai nessuno avrebbe potuto distruggere o attenuare. Qualcosa che solo la natura stessa avrebbe potuto comprendere.

Portai le mie braccia lungo il suo collo sperando che quel momento non conoscesse mai fine.  


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