Capitolo 67: Gioco di squadra

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[Brano: Evergreen - Two steps from hell]


Guardai negli occhi mio padre asciugandomi le lacrime.

- Ho bisogno del tuo aiuto. Un amico sta cercando di salvare sua figlia. E' intrappolata nella torre. Dobbiamo azionare la leva che si trova in una di queste stanze.

Egli continuava a fissarmi, dopo qualche secondo rispose:

- So di cosa parli, ti aiuterò Isaac.

Con la mano mi fece cenno di seguirlo. Prese una torcia dalle pareti e una la diede a me. Andò in direzione del ponte, a quanto pare saremmo dovuti tornare indietro.

Pochi attimi prima avevo attraversato quella tavola di legno da solo, ma ora la mano di mio padre stringeva forte la mia donandomi quel senso di protezione che mai ebbi provato in tutti questi anni. 

Dopo qualche minuto riuscimmo a superare quel ponte infernale. Un pensiero fisso balenava nella mia testa in quel momento:

"Chissà se Erwin avrà trovato un modo per percorrere quella distanza in trenta secondi."

Tornai subito in me, dovevo concentrarmi. Quasi come un ammonimento per la mia distrazione, in quell'istante sentii il battito d'ali che mi aveva perseguitato fino a qualche momento prima. Erano di nuovo quei fottuti "pipistrelli".

Mio padre continuava ad avanzare imperterrito e sicuro di sé. Sembrava quasi non farci caso, ma bastarono pochi secondi prima che iniziai a sentire quei maledetti alle nostre calcagna.

- Papà dobbiamo sbrigarci!

- Sta dietro di me Isaac!

Iniziò a correre. D'un tratto sventolando la torcia, diede fuoco a un pipistrello che si vaporizzò davanti ai miei occhi increduli. A quanto pare lui, al contrario di me, era in grado di vederli. 

- Non ci vorrà molto ad arrivare Isaac, cerca di resistere. Proteggiti il collo con le mani!

Continuava a sventolare la torcia in ogni direzione per farsi strada. Senza di lui non sarei mai riuscito a uscire vivo da quella situazione.

Non riuscivo nemmeno a vedere dove stessimo andando. Mi fidavo di lui.
La fiducia.
Quella cosa che fino a pochi anni prima nemmeno esisteva tra di noi.

Accelerammo ulteriormente il passo per provare a seminare i pipistrelli, ma questi continuavano a starci alle costole senza darci tregua.

- Di qua Isaac!

Mio padre imboccò un piccolo corridoio sulla sinistra. Era così stretto che riuscii a bruciare innumerevoli di quegli abomini.

- Isaac continua a correre, non fermarti!

Iniziavo a sentire la fatica sulle gambe, ma non potevo arrendermi, per nessun motivo. Non proprio adesso. 

Ci vollero pochi interminabili secondi per giungere alla nostra meta. La leva si trovava proprio di fronte a noi.

Ci feci caso solo in quel momento che, alle nostre spalle, non si udiva più alcun battito d'ali. Forse si erano arresi.

- Coraggio azioniamola! - Urlai.

Era più pesante di quanto pensassi. Non sarei mai riuscito a spostarla da solo. Che strano scherzo aveva fatto la mia mente. Per giungere alla torre, era necessario ottenere l'aiuto di mio padre.

- Spingi Isaac, dobbiamo farcela!

Spinsi con tutte le mie forze mentre i cigolii di quei vecchi ingranaggi attraversavano le mie orecchie. In quel momento sentii gli enormi cancelli esterni cominciare ad aprirsi.

- E' fatta! - Esultai.

I cancelli erano completamente spalancati.

Mio padre si accasciò sul pavimento stremato dallo sforzo e io lo seguii pochi secondi dopo mostrandogli un sorriso.

Guardai verso l'alto, attraverso le sottili fessure delle tavole di legno che ci separavano dall'esterno. Mi accorsi solo in quel momento che non vi era ancora alcuna traccia di Erwin.

Il mio compito era terminato, ma il suo?

"Che diavolo stai facendo maledizione, hai solo trenta secondi prima che i cancelli si richiudano!"

Nell'istante in cui lo pensai sentii un'agile galoppo attraversare il cancello principale.



Erwin

- Corri Pegasus, corri!

Oltrepassai il cancello principale sotto lo sguardo incredulo di decine e decine di guardie. Pegasus correva così veloce che molti di loro non riuscirono nemmeno a scrutarlo. Il desiderio di cavalcare Pegasus per raggiungere la torre era stato tanto forte da farlo materializzare in quel luogo.

Era tutto vero, lo Spakter racchiude ciò che la nostra mente desidera o teme.

In quell'istante vidi diversi soldati armarsi di arco e incoccare le frecce.

- Forza bello più veloce, più veloce!

Riuscii a udire i fischi delle frecce venire verso la nostra direzione. Abbassai la testa cercando di tenere il ritmo del galoppo e le mani serrate sulle redini.

Decine e decine di frecce venivano scagliate verso di noi, ma io e Pegasus riuscivano a evitarle schivandole.

Di fronte a me vidi il secondo cancello da attraversare, quello che mi avrebbe condotto alla torre.

- Un ultimo sforzo Pegasus! Corri!

Altre frecce passarono a pochi centimetri da noi lasciando impresso il loro fischio nelle nostre orecchie.

Il cancello di fronte a noi stava iniziando in quel momento ad abbassarsi.

- Coraggio non fermarti! Corri!

Abbassai nuovamente la testa e per un soffio riuscimmo ad attraversarlo giungendo finalmente alla torre.

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