Capitolo 72: Fuga

908 113 58
                                    

Mi feci largo in mezzo alla schiera di soldati spintonando e colpendo le loro armature. Le nocche delle mani e i gomiti perdevano sangue a causa dei violenti impatti, ma proteggere mia figlia era molto più importante di qualsiasi forma di dolore. La tenevo stretta con un braccio cercando di coprirla col mio corpo per evitare che potesse ferirsi nella ressa. Il vantaggio dello spaesamento iniziale a seguito della mia reazione sul comandante era ormai terminato. Quasi tutti i soldati avevano sfoderato le loro spade aspettando il momento giusto per colpirmi. Cercai comunque di non farci caso e di continuare a correre verso ogni direzione che potesse farmi fuggire da quel fottuto posto. Le urla di Evelyn, spaventata dalla situazione, erano benzina per il mio motore.

All'improvviso, di fronte a noi, intravidi un soldato con un arco la cui freccia era puntata dritta alla mia testa. Decisi così di fermarmi. In uno scontro corpo a corpo avrei avuto la meglio, ma sulla distanza non avevo alcuna possibilità. Quella freccia avrebbe potuto colpire anche Evelyn, non potevo rischiare.

In pochi secondi fummo entrambi circondati, tuttavia nessuno osava avvicinarsi. Nessuno osava oltrepassare quella sorta di "distanza di sicurezza". Nessuno ad eccezione del comandante a cui ebbi spezzato i polsi qualche istante prima. Si avvicinò furibondo senza nascondere l'ira e lo sdegno. Alzò il braccio destro per impartire un ordine ai suoi uomini.

- Catturate la prigioniera e... Abbattete l'orso.

Come se quell'ordine avesse spazzato via ogni paura, sei uomini cominciarono ad avvicinarsi a noi.

"Questa volta è finita, non posso fare più nulla."

- Mi dispiace Evelyn, non volevo che le cose andassero così.

Mia figlia in preda alle lacrime riusciva solo a singhiozzare.

Mi misi in ginocchio chinando la testa e aspettando che una gelida lama scivolasse sul mio collo.

D'un tratto l'urlo di un soldato lungo uno dei corridoi della torre attirò l'attenzione di tutti.

- Fermatelo! Fermatelo! - Urlava a squarciagola.

Dopo una manciata di secondi, proprio di fronte a noi, comparve Isaac in sella a Pegasus.

Teneva una pistola tra le mani, di quelle classiche che bisognava caricare con la polvere da sparo.

La puntò dritto verso il comandante chiedendo:

- Loro verranno con me, avete qualche obiezione al riguardo?

Saggiamente il comandante rimase in silenzio. Isaac mi fece cenno con la mano di muovermi. Salii insieme a Evelyn in sella a Pegasus.

- Erwin, è veloce il tuo cavallo?

- Ci puoi scommettere.

- Sei consapevole che non appena cominceremo a fuggire ci attaccheranno da ogni angolo?

- Tu sai far correre un cavallo?

- Sì, ho imparato da bambino.

- E allora sai cosa devi fare.

Isaac annuì senza replicare.

Feci mettere Evelyn al centro per far sì che i nostri corpi potessero proteggerla da qualsiasi attacco. Da questo momento in poi sarebbe potuta succedere qualsiasi cosa.

Isaac diede l'ordine a Pegasus, abbassò la pistola e strinse le sue mani alle redini. Pegasus iniziò a correre proprio come lui sapeva fare.

- Isaac dove hai trovato quella pistola?

- Nella stanza in cui tenevo rinchiusa l'altra parte di me. Questa pistola ha un solo colpo che doveva essere indirizzato alla mia testa.

Rimasi in silenzio comprendendo la sua situazione.

- Dove diavolo sei stato tutto questo tempo Erwin? Ero venuto a cercarti ma non eri da nessuna parte.

- Storia lunga, te la racconterò non appena saremo al sicuro.

Pegasus si muoveva con scioltezza lungo gli angusti corridoi della torre. Isaac, conoscendo bene il luogo, era riuscito a evitare le scale che ci avrebbero sicuramente fermato. Ci vollero pochi secondi per trovarci fuori da quell'inferno, ma all'esterno, illudendomi di poter tirare un sospiro di sollievo, scoprii un nuovo incubo.

Infinite schiere di soldati erano appostati sulle mura e pronti a scoccare le loro frecce. Isaac cercò di far correre più veloce Pegasus. Notai con sorpresa che i portoni sia dell'area della torre che di quella esterna erano aperti. Non sapevo come diavolo Isaac avesse fatto dato che avevo quasi rischiato la vita per stare dentro i fottuti 30 secondi, ma in qualche modo era riuscito a riaprirli.

- Erwin, Evelyn, tenete la testa bassa!

- So cosa devo fare, ci sono già passato! - Urlai mentre cominciarono a sentirsi i fischi delle frecce vicine ai nostri corpi.

Isaac faceva correre Pegasus in modo irregolare per non permettere agli arcieri di prevedere la nostra posizione e, con mia sorpresa, ci stava riuscendo dannatamente bene.

- Reggetevi forte!

Ancori pochi lunghi secondi e saremmo usciti dalla fortezza.

Isaac e Pegasus fecero un ultimo sforzo mentre altre frecce continuavano a passarci intorno. Ciò che stava accadendo era davvero incredibile. In un'altra situazione ci avrebbero colpito immediatamente, ma non questa volta.

Vidi l'arcata dell'ingresso principale passare sopra la mia testa.

- Cazzo siamo fuori. Erwin siamo fuori! Ce l'abbiamo fatta!

Isaac si voltò verso di me mostrandomi un sorriso a trentadue denti che si spense subito dopo.

- Erwin... Tu... Erwin!!!

Reality Horror ShowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora