Capitolo 63: Isaac - 3° parte

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[Brano: Renegades - XA - versione strumentale]

Me ne stavo immobile sul sedile rovinato del treno mentre il mondo scorreva a 150 chilometri orari. Fuggivo dalla realtà verso una meta indefinita. Non sentivo nulla intorno a me, nonostante ci fossero innumerevoli persone, era come se fossi solo, assorto nei miei pensieri. Il sole iniziava a tramontare, proprio come i miei ricordi.

"Che facciamo adesso dopo quello che hai fatto?"

"Direi di cominciare cambiando il tuo nome. Senza offesa ma Isaac2 fa veramente schifo."

"Non credo che sia così importante in questo momento."

"Allora dimmi, cosa c'è di più importante?"

"Abbiamo... Hai commesso un omicidio."

"La tua affermazione è tecnicamente errata."

"Ah sì? Se non è omicidio, come lo chiami allora?"

"E' stato Perrish a uccidere nostro padre, non io."

"Hai ragione, la tua si chiama omissione di soccorso."

"Vuoi davvero fare il sapientone con me?"

"Sto solo dicendo quella che è la realtà dei fatti."

"Sai, sei davvero ridicolo a volte. Se non fosse stato per me, saresti morto già da un bel pezzo ricordi?"

Vicino a me il via vai di gente era incessante. Uomini, donne, bambini, tutti con una meta ben precisa. L'impiegato che tornava a casa da lavoro, lo studente pendolare, i bambini che tornavano al proprio paese d'origine con i genitori, gli amanti che fuggivano dal grigiore della quotidianità, uomini d'affari con valigette stracolme di soldi e progetti, ma tutto ciò in quel momento, mi era indifferente.

"Ricordi Isaac2? Bleah, è orribile anche solo da pronunciare. Se non fossi arrivato io quei figli di puttana ti avrebbero pestato a sangue per cinque fottuti dollari. Un secchione quattrocchi senza palle d'altronde non ha vita lunga nelle scuole del nostro paese. Sai, è stato bello quel giorno vedere i volti di quei quattro sfigati trasformarsi. La spavalderia che diventa terrore. Credo di non aver mai visto più bello spettacolo, e tutto questo senza muovere nemmeno un dito. La mente umana è così fragile. Basta trovare il giusto attrezzo per colpirla e questa si frantuma, assieme alle convinzioni, ai pregiudizi, alle virtù, come se fosse di vetro."

"Ammetto che a suo tempo mi hai aiutato molto, ma con nostro padre..."

"Difendi ancora quello stronzo solo perché dentro di noi scorre il suo seme? Ti ho già detto che sei davvero ridicolo Isaac2? Cazzo se suona male questo nome, basta cambiamolo subito!"

"D'accordo, d'ora in poi io sarò Isaac e tu invece Isaak."

"Ahahah mi stai prendendo per il culo?"

"Siamo entrambi la stessa persona, non ci vedo nulla di sbagliato nell'usare lo stesso suono per il nostro nome."

"Allora fa come ti pare. In effetti devo dire che non è così male."

Guardando fuori dal finestrino potevo leggere i nomi di diverse città, paesini e contee. Ognuna era ben diversa e con le proprie caratteristiche. Tutte erano separate da una distanza incolmabile, ma io non potevo essere separato da Isaac.

"Quando potrò uscire da qui Isaak?"

"Quando sarai pronto."

"E quando lo sarò?"

"Di certo non domani e nemmeno dopodomani."

"Quindi marcirò qua dentro?"

"No. Lo sai che non è questo ciò che voglio."

"E cosa vuoi quindi?"

"Mi pare chiaro. Proteggerti."

"Tenendomi rinchiuso in questa fortezza?"

"Sai bene che è necessario."

"E se non lo fosse?"

"Lo è."

Il treno viaggiava inesorabile come i miei pensieri. Tutto scorreva, tutto cambiava. I mari diventavano montagne, il caldo diventava freddo, le città diventavano deserti. Persino il colore del cielo stava cambiando. La notte sopraggiungeva e il sole cedeva lo spazio alla luna.

La mia anima, anche lei, cambiava assieme al resto del mondo.

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