Capitolo 21: 27 secondi

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Diane se ne stava seduta in una panchina assorta nei suoi lunghi e interminabili pensieri, mentre io mi accanivo contro un innocente bidone dell'immondizia.

- Non è possibile dannazione!

Continuavo a tirare calci al bidone sfogando tutta la mia rabbia.

I tecnici ci avevano appena chiamato dicendo che non riuscivano a risalire alla vera voce di K e che l'indirizzo IP di John Bayles era così protetto che sarebbero serviti mesi e mesi di stupide pratiche burocratiche per poterci risalire. Come se non bastasse non avevamo nemmeno abbastanza prove per chiedere un'autorizzazione forzata. Guardando sui vari social network e in generale su internet non ero riuscito a trovare nulla né su John Bayles né su questo K. Era come dare la caccia a due fantasmi. Ho provato persino a segnalare la storia su wattpad ma, anche in questo caso, non c'erano prove sufficienti a dimostrare che ciò che stava accadendo era reale e non il frutto della fantasia di un presunto "scrittore". Inoltre, cosa ben peggiore delle altre, il "pubblico" aveva iniziato a votare. La gente pensava che si trattasse solo di un gioco, ma non era così, e io e Diane lo sapevamo bene.

- Merda, merda, merda!

- Calmati David, arrabbiarsi non serve a nulla.

- Mi spieghi come diavolo fai a essere così calma? Non solo non abbiamo alcun indizio, ma nessuno sembra prendere in considerazione le indagini che stiamo svolgendo. Siamo agenti dell'FBI cazzo! Nemmeno una stupida società come Wattpad sembra darci ascolto!

 - Te l'ho già detto David, cerca di stare calmo e rifletti sugli eventi. Arrabbiandoti ti lasci sfuggire innumerevoli dettagli.

- Dettagli? Dettagli?! Quei due maniaci hanno rapito sei persone e stanno facendo quello che gli pare mentre a noi nessuno da ascolto!

- Due?

- Certo due, John Bayles e K, sono coinvolti entrambi.

- Chi ti dice che siano due persone diverse?

- Andiamo Diane, non vorrai dirmi che sono la stessa persona?! K non può comparire in televisione e contemporaneamente scrivere ciò succede.

Diane mi fissò con sguardo serio.

- Non dico di aver ragione ma, stai sottovalutando il nemico. Proprio come ha fatto lo sceriffo Sommer.

- Non lo sto sottovalutando, sto solo analizzando i fatti concreti!

- 25 Ottobre 1997. 27 Secondi.

- Cosa? Che diavolo stai dicendo adesso Diane?

- Caso numero 34.

- Non riesco a seguirti.

- Sai tempo fa ero proprio come te David. Non riuscire ad avere indizi su un caso mi mandava su tutte le furie e spesso mi sfogavo e lanciavo qualsiasi cosa mi capitasse a tiro.

- Allora dovresti capire molto bene come mi sento adesso!

- Certo che lo capisco, tuttavia devi sapere che il 25 ottobre 1997, attraverso un'indagine approfondita, ero riuscita a scoprire l'identità del terrorista del caso 34 e persino le sue mosse future. Il problema fu solo uno.

- Sarebbe?

Diane si alzò in piedi. Il suo sguardo era serio e malinconico. Non l'avevo mai vista così. Era come se in un attimo il suo forte carattere fosse stato sovrastato da una terribile piaga. Abbassò lo sguardo e rispose:

- 27 secondi.

- Santo cielo Diane, riesci a dire una frase normale?

- L'FBI, me compresa, arrivammo 27 secondi dopo che il terrorista uccise un'intera famiglia composta da padre, madre e un figlio di due anni.

Deglutii. Quella storia mi fece gelare il sangue.

- Mi... Mi dispiace che sia andata in questo modo, dico sul serio, ma cosa vorresti dire con questo?

- Se non avessi perso tempo a infuriarmi, se non mi fossi fatta sopraffare da incontrollabili emozioni, avrei potuto salvarli tutti. Avevo la soluzione sotto al naso, bastava semplicemente analizzare i dettagli e metterli tutti insieme. Ho risolto il caso, ma ho fatto morire un'intera famiglia. Se anche tu non vuoi avere 27 secondi sulla coscienza, allora sii più furbo di me.

Rimasi spiazzato davanti alle sue parole. Gli occhi di Diane erano lucidi e a malapena riusciva a trattenere le lacrime. Le passai comunque un fazzoletto scusandomi per il mio comportamento.

- Non devi scusarti David, la tua reazione è del tutto normale, ti chiedo solo di fare attenzione, quando c'è in ballo la vita delle persone, dobbiamo essere in grado di controllarci.

Diane aveva ragione.

Abbassai lo sguardo pentendomi del mio atteggiamento. Dopo qualche minuto di silenzio le parlai.

- Hai ragione Diane. Scusami ancora.

Sorrise dandomi una pacca sulla spalla.

D'un tratto vidi i suoi occhi fissi su qualcosa e il suo volto impallidire come se avesse visto un fantasma.

- Cosa stai guardando?

- Qualcosa che potrebbe aiutarci nelle indagini.

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