Capitolo 36: Sharmila

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[Brano: The Way - Zack Hemsey]

Sharmila

- Mi chiamo Sharmila Shipton, questo cognome dovrebbe già dirvi qualcosa.

Nessuno conosceva quel cognome. Nessuno all'infuori di Isaac che chiese:

- Tu saresti parente di Ursula Southeil?! La famosa Madre Shipton?!

- Esatto. Nelle leggende su di lei si dice che non ebbe figli, ma ovviamente non è così.

A quel punto intervenne Erwin.

- Qualcuno potrebbe spiegarci di chi diavolo state parlando?

Fu Isaac a rispondergli.

- Madre Shipton, o meglio Ursula Southeil, è una donna che visse intorno al 1500. Secondo la leggenda, si dice che nacque attraverso un rapporto tra sua madre e il diavolo. Sin da bambina Ursula era in grado di predire eventi futuri. Era una specie di versione femminile di Nostradamus, solo che essendo donna, ebbe molto meno successo rispetto la controparte, tanto che venne persino considerata una strega. Il fatto è che molte delle sue profezie, col tempo, si avverarono.

- Esattamente. Madre Shipton portava lo stesso dono, nonché fardello, che porto anch'io.

Fu di nuovo Erwin a interrompere il discorso.

- Non ci vedo nulla di male se sei parente di una profeta. Hai già dimostrato che il tuo potere è autentico.

Mi voltai di lato evitando lo sguardo di tutti, dopodiché continuai la mia storia.

- I problemi giunsero con le figlie di Ursula. Esse non possedevano il suo potere e ciò tormentava le loro vite. Giunsero quindi alla conclusione che Ursula avesse fatto un patto con il diavolo e decisero quindi di fare altrettanto. Ottenere la fiducia del diavolo ovviamente non era semplice. Bisognava offrirgli molti doni e innumerevoli... Anime.

- Stai parlando di sacrifici? - Chiese Erwin.

Non risposi direttamente alla sua domanda e continuai la storia.

- Iniziarono spargendo il sangue dei ratti lungo le mura degli antichi borghi. Col passare dei mesi si accorsero che questi non bastavano per ottenere la fiducia del diavolo, così decisero di compiere dei rituali utilizzando le teste degli agnelli, ma si accorsero che anche questi non bastavano. Gli anni passavano e le figlie di Ursula ebbero a loro volta altri figli che trascinarono nel loro baratro di follia.
Dopo le teste degli agnelli, si passò agli uomini. Giravano lungo i sentieri sperduti durante la notte alla ricerca delle loro prede. Li colpivano sulla testa per tramortili, dopodiché li legavano e li portavano al luogo del rituale. Non appena si svegliavano, li torturavano fino a che la morte non avesse preso le loro anime.

Tutti ascoltavano la mia storia in silenzio e con lo sdegno ben visibile sui loro volti.

- Col passare degli anni si accorsero che l'anima degli uomini non era abbastanza pura per il diavolo, così le loro prede divennero le donne. Erano così ossessionate nel raccogliere sempre più anime che cominciarono persino a uccidersi a vicenda. Sorelle che uccidevano altre sorelle, madri che uccidevano le figlie, ma anche questo non bastava.

Non riuscivo a continuare, non riuscivo a raccontare il resto della storia. Era davvero troppo difficile. Iniziai a piangere dalla disperazione.

In quel momento Erwin si avvicinò a me mettendomi una mano sulla spalla. Presi coraggio e ricominciai a parlare.

- I bambini. Il diavolo voleva le anime dei bambini. Attraverso questo sacrificio, ottennero il loro tanto agognato potere.

Il dolore che provavo mentre parlavo delle mie antenate, era insopportabile. Sentivo come un coltello conficcato nel cuore che girava prima da un lato e poi dall'altro. Ogni parola che pronunciavo era una fitta per la mia anima dannata.

- Per tanti anni la mia vita fu normale. Avevo tanti amici, una famiglia, a scuola prendevo buoni voti, ma quando scoprii le origini di quello che alcuni chiamano "dono", il castello di carta della mia vita bruciò lasciando solo cenere nelle mie mani. Provavo e tuttora provo un dolore che non può essere descritto. Avevo circa quindici anni quando scoprii le origini del mio potere. In cuor mio, mi sentivo un'assassina. Decisi così di togliermi la vita recidendomi le vene, ma i miei genitori riuscirono a salvarmi. Non trovando alcuna via di fuga da questa maledizione, decisi di dedicarmi all'occulto alla ricerca di un modo per cancellare questo potere. Mi odiavo. Mi odiavo con tutta me stessa. E' in quel momento che venni in contatto con Derkavest.

- Chi sarebbe questo Derkavest? Una sorta di demone? - Chiese Erwin.

- Derkavest non è un demone, è qualcosa di diverso. Non sono mai riuscita a comprendere la sua natura. So solo che è in grado di controllare la mia mente e il mio corpo. L'ha fatto sin da quando ero bambina.

Ricominciai a piangere. D'un tratto, come se dal mio corpo emergesse tutto lo sdegno che avevo nei confronti di me stessa, urlai liberando la mia anima da un enorme fardello.

- Mi ha costretta a uccidere i miei genitori! Sono un'assassina! Sono un maledetto mostro!

Portai le mani al volto. Non avevo il coraggio di guardare gli altri negli occhi. Non avevo il coraggio di guardare me stessa. Un'intera vita passata a odiarmi. Un'intera vita non vissuta. Il mio stile "dark" non era altro che lo specchio della mia anima dannata. Questa, come la luna, brillava grazie alla luce delle altre persone, ma in realtà non aveva una luce propria.

In quell'istante Erwin tolse la mano dalla mia spalla e si sedette accanto a me dicendo:

- Non so quanto questo possa consolarti, ma io non ti considero un mostro. Il destino ti ha riservato un infame scherzo. Proprio come ha fatto con me.

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