Capitolo 89: Durante la morte

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- Diane! Diane dove sei?

Mio nonno era davvero in gamba, ma se c'era una cosa in cui ero più brava di lui era quella di nascondermi. Impiegava sempre decine e decine di minuti prima di trovarmi. A volte mi dava quasi la sensazione che lo facesse apposta, solo per farmi divertire.

"Come può una persona così intelligente essere così scarsa a nascondino?" Mi chiedevo sempre.

L'idea di essere più brava di lui in qualcosa era molto più allettante di una risposta a quella domanda. Adoravo tutte le sue storie sui Wyndyl, ed ero fermamente convinta con anche lui in qualche modo lo fosse, quindi non avrebbe dovuto avere problemi a trovarmi.

"Magari sono un Wyndyl anch'io ed è per questo che non riesce mai a scoprirmi!"

Nah, sarebbe stato troppo bello per essere vero.

I raggi del sole iniziavano a penetrare le foglie degli alberi colorandosi di verde. La brezza della primavera inebriava i fiori permettendogli di crescere ogni giorno di più. Potevo avvertire il profumo della natura scorrere nei miei polmoni. Mi abbandonai sul terreno presa dalla meraviglia di quel luogo. I miei occhi si rivolsero verso il cielo. A breve il sole sarebbe tramontato, ma Venere era già visibile a occhio nudo.

I Wyndyl veneravano tutto questo, proprio come stavo facendo io adesso. Rispetto all'uomo moderno, loro portavano rispetto alla natura e alle sue meraviglie formando una sorta di simbiosi, di energia unica. Ma dov'erano adesso i Wyndyl? Perché non vi era alcuna traccia di loro? Perché tutti pensano che mio nonno sia pazzo e io non riesco a dimostrare il contrario?

- Diane! Diane aiutami!

Vidi degli uomini con un camice bianco portare via mio nonno con la forza.

- Ehi voi fermatevi! E' mio nonno! Non è matto!

Urlai con tutta la mia forza.

- Fermatevi! Fermatevi! State sbagliando tutto!

Provai a correre verso di loro, ma qualcosa mi teneva bloccata in quel luogo.

- Diane!!

- Nonno! Nonno non andare! Nonno!

In quell'istante mi resi conto di essere ancora dentro la tomba. Quella di mio nonno era stata solo una visione generata dalla deprivazione sensoriale.

Avvertii le lacrime cadere dai miei occhi. Ero sola nell'oscurità più totale. Ogni secondo che passava potevo sentire le forze abbandonare il mio corpo, poco alla volta, in una lenta agonia. A breve l'anidride carbonica avrebbe sostituito l'ossigeno rimasto facendomi perdere completamente i sensi e provocandomi l'asfissia.

"Se solo potesse finire adesso."

Una morte rapida sarebbe stata più dolce in questo caso, ma non avevo abbastanza forza e coraggio per farlo. Come non ebbi abbastanza carattere per convincere i miei genitori che William Palmer non era pazzo. Quale razza di detective potevo mai essere se non ero nemmeno stata in grado di salvare un membro della mia famiglia?

Quei dubbi e quelle domande continuavano ad assillarmi anche negli ultimi istanti della mia vita. Pensavo che un giorno sarei riuscita a trovare delle risposte e liberarmene, pensavo che un giorno sarei stata in grado di far tornare a casa mio nonno, ma nulla di tutto questo si era mai realizzato. La mia vita non era stata altro che un completo fallimento, e ora è giusto che la morte sia lenta e agonizzante.

Sentivo la temperatura del corpo scendere inesorabile. Non riuscivo più a muovere le braccia e il respiro era appena percettibile. Le palpebre si facevano sempre più pesanti. L'assordante silenzio era stato sostituito da fastidiosi fischi. Non avevo nemmeno il controllo dei miei muscoli che si muovevano da soli attraverso spasmi involontari.

Una delle mie domande esistenziali era sempre stata: cosa si prova durante la morte?

Ora avevo la risposta.

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