Il pubblico se ne stava in assoluto silenzio mentre Edith imbracciava l'arco. Non aveva altre soluzioni se non quella di colpire il centro per proseguire la sfida finale. Il suo rivale, un certo Thomas Teller, era davvero in gamba, più di chiunque altro avesse sfidato fino ad oggi. Edith si voltò verso di me facendomi un sorriso. Un sorriso che si spense poco dopo a causa dell'assenza dei nostri genitori. Come sempre i loro viaggi d'affari non terminavano mai all'orario prestabilito.
Edith incoccò la freccia, ora non doveva fare altro che tendere l'arco e scoccarla, una fase che richiedeva un tempo massimo di due secondi.
"Superati i due secondi, con un arco classico la contrazione dei muscoli genera tensione e le probabilità di sbagliare crescono in maniera esponenziale" mi ripeteva ogni volta nella vana speranza di insegnare anche a me a tirare con l'arco.
Proprio in quell'istante una leggera brezza stava attraversando il campo di tiro. Edith aveva rimasto pochi secondi per tirare, ma ora doveva considerare anche la velocità e la direzione del vento.
"Concentrati Edith, puoi farcela."
Mia sorella tese l'arco.
Un secondo.
"Cosa?! Perché ha chiuso gli occhi?"
Un secondo e mezzo.
"Tira dannazione!"
Due secondi.
Edith scoccò la freccia. Il boato del pubblico anticipò il mio entusiasmo. Era riuscita a fare centro. La sfida sarebbe andata avanti a oltranza.
Incrociò il mio sguardo lanciandomi un sorriso beffardo. Ricambiai il sorriso, dopodiché alzai l'indice e il medio facendole capire che era arrivata al tempo limite di due secondi prima di scoccare.
Tenendo la mano ben lontana dagli sguardi del pubblico, mi mostrò il dito medio com'era solita fare.
"Peste sei e peste rimarrai" le dicevo sempre.
Thomas Teller si avvicinò alla postazione di tiro. Era il classico figlio di papà con un equipaggiamento che valeva più di tutto il campo di tiro, ma nonostante questo il suo talento era indiscutibile.
"Se riuscissi a sputare in tempo alla sua freccia forse riuscirei a cambiarne la direzione" pensai stupidamente.
Edith si era allenata duramente ed era da diversi anni che sperava di ottenere quel trofeo. Purtroppo in passato, a seguito di sfortunati eventi, non era mai riuscita a iscriversi, ma ora l'occasione era sul palmo della sua mano, doveva solo fare ciò che le riusciva meglio.
Teller tese l'arco e scoccò la freccia.
"Merda."
Era riuscito a fare un altro centro. Tutto come prima.
Vidi Edith sicura di sé giungere alla postazione. Nonostante la tensione fosse palpabile, il suo sguardo era sereno, come se già sapesse che avrebbe vinto, ma la sua non era presunzione, no affatto.
Mia sorella incrociò il mio sguardo cercando nuovamente invano quello dei nostri genitori. Imbracciò l'arco e, incoccando la freccia, iniziò a prendere la mira.
Per fortuna il vento era cessato, quel tiro sarebbe stato più facile rispetto al precedente.
Edith tese l'arco.
Un secondo.
D'un tratto smise di tendere l'arco e cominciò a fissare in modo strano il bersaglio.
"Che diavolo le prende adesso?"
Aguzzò gli occhi e senza aspettare tese l'arco scoccando subito la freccia.
Il pubblico rimase allibito. Aveva colpito l'area esterna al bersaglio. La finale era persa.
Mi misi le mani tra i capelli immaginandomi la sua disperazione per questo sciagurato tiro. Incrociai il suo sguardo e mi sembrò di notare un lieve sorriso, ma forse era solo il mio desiderio di vederla felice a creare quella sorta di allucinazione.
Pochi istanti dopo vidi Edith andare verso i giudici sportivi e parlare con loro. Questi si guardarono l'un l'altro estraniati, dopodiché le fecero cenno con la testa.
"Cosa avrà chiesto?"
Scesi dagli spalti e uscii dal campo aspettandola per tornare a casa.
Dopo una decina di minuti di attesa, vidi un uomo venire verso di me con una scatola rettangolare tra le mani.
- Lei è il signor David Cooper?
- Sì, sono io.
- Sua sorella Edith mi ha chiesto di lasciarle questa.
L'uomo mi porse la scatola.
- Sa che cos'è?
- Sì, sua sorella ha chiesto di consegnarle la freccia nell'esatto stato in cui si trovava nel momento in cui ha colpito il bersaglio. Non ho però idea del perché di questa richiesta. Dovrebbe averle lasciato un biglietto all'interno. Arrivederci signor Cooper.
- Arrivederci.
L'uomo si allontanò. Aprii subito la scatola notando il biglietto all'interno assieme alla freccia. Presi il biglietto tra le mani leggendo:
"Spesso, nella vita, i nostri obiettivi non coincidono con quelli degli altri. Addio fratellone."
"Cosa?! Ma che diavolo significa?
Gettai il biglietto dentro la scatola e tirai fuori la freccia. A una prima occhiata non notai nulla di anomalo, solo in seguito mi accorsi che all'estremità della punta, vi era conficcata una mosca.
Da quel giorno non vidi e non ricevetti più alcuna notizia di Edith Cooper.
STAI LEGGENDO
Reality Horror Show
Horror#1 in Horror 22/05/20 (Un immenso GRAZIE a tutti i lettori :D) ---- A volte mi chiamano mostro, altre volte demone, altre volte ancora spettro. L'unica cosa che posso dirti è che puoi chiamarmi K e ho creato, solo per te, il più grande show che l'es...