Capitolo 37: Erwin - 1° parte

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[Brano: Taikatalvi - Nightwish]

Erwin

Vidi in Sharmila la stessa disperazione che attanagliò la mia anima non molti anni prima. Sentii una stretta al cuore che conoscevo molto bene. Le ossa del mio corpo cominciarono a vibrare generando un tremolio ben visibile agli occhi di tutti. Sharmila mi guardava incredula aspettando che le raccontassi la mia storia. I ricordi ora scorrevano agili e fluidi come la pioggia.


27 Giugno


- Papà guarda!

Guardai in direzione dell'indice di Evelyn. C'era una giostra poco più avanti.

- Tesoro, dobbiamo tornare a casa altrimenti facciamo tardi.

- Ti prego papà solo un giro! - Esclamò tirandomi la giacca.

Guardai l'orologio sapendo già la risposta che le avrei dato.

- Soltanto un giro, ci siamo capiti?

- Siiiiii!

Evelyn si mise a correre e io la seguii sorridendo.

D'un tratto si fermò osservando uno dei cavalli della giostra. Il suo volto esprimeva un misto di gioia e sorpresa.

- Guarda papà, quel cavallo è bianco come... Pegasus!

Sentii come una terribile stretta al cuore.

- Già, somiglia proprio al cavallo di mamma non è vero?

- Siiii è uguale. Però non può essere lui. Pegasus è in paradiso con la mamma.

Era più forte di me. Non volevo mostrarmi triste davanti ai suoi occhi innocenti, tuttavia era davvero arduo riuscire a trattenere le lacrime.

- Sì, loro sono in paradiso in questo momento e stanno correndo insieme.

Evelyn era l'unico ricordo che era rimasto di mia moglie Samantha. Morì il giorno in cui la diede alla luce. Entrambe erano così simili, che sembrava davvero che in Evelyn vivesse l'anima di Samantha. Fino a qualche anno fa avevo anche Pegasus, uno stallone bianco dalle incredibili capacità atletiche. Purtroppo anch'egli ci lasciò, a causa della vecchiaia. Ora eravamo solo io e Evelyn.

- Guarda papà, non sembro la mamma? - Chiese in sella al cavallo della giostra.

- Sei uguale a lei piccola mia!

Evelyn aveva visto numerose foto di sua madre in sella a Pegasus e gli innumerevoli trofei che aveva vinto. Quando le chiedevo cosa volesse fare da grande, mi rispondeva sempre:

- Da grande voglio fare la mamma.

Tutte le volte mi mettevo a ridere assieme a lei baciandola sulla fronte. Samantha era come una leggenda per lei.

Ancora non lo sapeva, ma tra circa un mese ci sarebbe arrivato un nuovo cavallo. Non vedevo l'ora di dirglielo per guardare l'espressione che si sarebbe formata sul suo dolce volto.

Nel frattempo la giostra finì il suo giro e Evelyn venne verso di me stringendomi la mano.

- Ora possiamo andare a casa - disse mostrandomi il suo splendido sorriso.

- Brava la mia bambina, coraggio andiamo.

- Facciamo una corsa come le altre volte?

- Lo sai che inizio ad avere una certa età.

- D'accordo nonno, ehm volevo dire papà.

Sorridevo sempre alle sue battute da piccola peste.

C'incamminammo lungo il sentiero verso casa. Stringere la sua mano era come stringere quella di Samantha. L'amore che mi legava a loro era immenso e indefinibile. Era come se la mia anima si fosse unita alla loro generando qualcosa di unico e indivisibile.

Iniziò a piovere. Odiavo la pioggia, ma vedere mia figlia ridere e ballare mentre l'acqua l'accarezzava, riusciva a placare il mio odio.

- Cosa vuoi mangiare questa sera?

- Pizza!

- Mi avevi promesso che avresti mangiato la zuppa di verdure, ricordi?

- Ehm... No.

- Bugiarda - dissi sorridendo.

Mi guardò con gli occhi da cerbiatto implorandomi di mangiare la pizza per cena. Nessuno avrebbe mai potuto resistere a quello sguardo capace di sciogliere persino i ghiacciai.

- E pizza sia.

- Yeeeeeh!

Proseguimmo il nostro cammino verso casa. Iniziava a fare buio e cominciarono ad accendersi i lampioni sulle strade. La pioggia continuava incessante a colpire l'asfalto e le nostre teste, mentre le folate di vento, a contatto con l'acqua, disegnavano onde sinuose.

 D'un tratto, alle nostre spalle sentii fischiare le gomme di un auto.


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