Capitolo 99: Fine dei giochi

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Isaac

In quel momento la cognizione del tempo era un lusso che non potevo permettermi. Diversi minuti fa, o magari addirittura qualche ora, K mi comunicò le sorti di Kayla. Presi il primo oggetto che trovai vicino a me senza nemmeno vedere cosa fosse e lo scagliai su una parete con tutta la mia forza. Iniziai a urlare con tutto il fiato che avevo in gola. Potevo percepire le mie vene gonfiarsi e il sangue scorrere violento. La vista iniziava ad annebbiarsi dal dolore e mentre l'energia abbandonava lentamente il mio corpo.

Per l'ennesima volta nella mia vita... Ero rimasto solo.

"Evidentemente è questo il mio destino. Solitudine e sensi di colpa."

Non riuscivo a perdonarmi tutto ciò che era successo, anche se ormai era troppo tardi. Era inutile che lo negassi, qualcosa era cambiato in me dall'uscita dallo Spakter. Isaak non è mai ritornato alla fortezza. Eravamo un'unica cosa e mai avrei potuto cambiare questo destino, o almeno non più.

Mi sdraiai sul divano privo di forze e con la testa logorata dagli avvenimenti. In quel breve istante un orrido pensiero balenò nella mia mente.

"Vince chi sopravvive. Non chi rimane per ultimo. Io non ho ancora vinto. Cosa dovrei fare adesso? Tornare nello Spakter? Sarebbe un suicidio."

Cosa mi era rimasto da fare? Come avrei potuto vincere questo dannato gioco?

Ormai non m'importava più nulla. Forse la morte era la soluzione più dolce dopotutto. Che cosa rimaneva della mia vita se non dolori, perdite e sofferenze? Che senso aveva continuare tutto ciò?

L'idea di tornare nello Spakter si fece largo con prepotenza nella mia mente.

Mi alzai in piedi dirigendomi verso la porta, ma d'un tratto qualcosa mi bloccò. Mi voltai sulla destra osservando la porta d'ingresso del rifugio. Una delle regole balenò nei miei pensieri:

"Siete liberi di uscire e andarvene come e quando volete. A vostro rischio e pericolo."

Quali rischi avrei potuto correre fuori da qui dato che le Anomalie più pericolose sono imprigionate nello Spakter?

"Forse verrò sbranato da qualche lupo? O forse morirò dal freddo? O magari morirò di fame?"

L'unica cosa di cui ero sicuro in quel momento era che nessuna spada o freccia mi avrebbe trafitto fuori da qui, di conseguenza, tanto valeva provare.

Feci un lungo e profondo respiro poggiando la mano sul pomello della porta principale. Non appena la aprii un'ondata di gelo si riversò su di me.

"Molto meglio morire dal freddo."

Chiusi la porta alle mie spalle osservando lo chalet per l'ultima volta. Ormai ero deciso a proseguire. Dopo pochi passi tuttavia, l'ondata di gelo divenne sempre più intensa. Le temperature erano qualcosa come una decina di gradi sotto lo zero.

"Se devo morire così, ci sto."

D'un tratto la terra iniziò a tremare scossa da un violento terremoto. Il potente boato attraversava le mie orecchie facendomi perdere l'equilibrio.

Chiusi gli occhi in preda al panico. Mai in vita mia ebbi visto fenomeni così intensi.

"Devo tornare allo chalet! No invece, devo stare qui. Devo andare avanti!"

Andare avanti era impossibile in quelle condizioni. Iniziai così a urlare dalla disperazione tenendo gli occhi chiusi.

Dopo qualche secondo tutto cessò all'improvviso. Non sentivo più il freddo e nemmeno la terra tremare. Mi accorsi inoltre di non udire più alcun suono e anche il tatto non percepiva nulla sotto ai miei piedi. Ero come sospeso nel vuoto. Decisi quindi di riaprire gli occhi mentre sentivo gocce di sudore scendere dalla mia fronte.

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