Capitolo 62: Isaac - 2° parte

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[Brano: Pain - Lucas King]


Il silenzio della notte accompagnava la mia esistenza nelle più profonde radici del sapere. Adoravo studiare in tarda ora. Nessun rumore, nessuno schiamazzare, nessuno che t'interrompeva. Studiare era la cosa che sapevo fare meglio e in un certo senso mi divertiva.

D'un tratto, mentre ero assorto dai libri, sentii un tonfo nella porta dell'ingresso. Uscii dalla mia camera e andai a controllare.

Poco prima di arrivare, sentii altri rumori incomprensibili provenire da dietro questa.

Avvicinandomi sbirciai dall'occhiello ma fuori non c'era nessuno.

Attesi qualche secondo prima di andarmene, ma voltandomi per tornare nella mia camera sentii altri rumori.

Decisi così di aprire la porta.

Un agghiacciante spettacolo si presentò davanti ai miei occhi.

 Trovai mio padre stramazzato al suolo con un evidente ferita sulla testa e il sangue che sgorgava senza fermarsi.

- Papà! Che ti è successo!

- Isaac, figliolo, tirami su, portami in cucina.

M'inchinai facendolo rialzare. Lo portai a fatica in cucina osservandogli la ferita sulla testa. Era senza dubbio stato colpito da qualche oggetto contundente.

- Papà che è successo?

- Va a prendere le bende dal mobile del bagno.

- Non se ne parla, devo portarti all'ospedale e di corsa anche.

- Isaac fa quello che ti ho detto.

La ferita era troppo profonda per curarla con qualche benda. Questa volta mi sarei dovuto impuntare, forse per la prima volta nella mia vita.

- No papà, vado a prendere la macchina e ti porto all'ospedale.

- Isaac! Ti ho già detto cosa devi fare, ubbidisci!

Non lo ascoltai e andai a prendere le chiavi dell'auto. Lo sentii infuriarsi alle mie spalle. Nel momento in cui lo sentii alzarsi in piedi mi voltai. Mi gelò il sangue non appena vidi mio padre con una pistola puntata su di me.

- Isaac, non farmelo ripetere.

Rimasi in silenzio. Non ebbi il coraggio di fiatare.

- Se non sei capace di andarmi a prendere le bende, non c'è problema, ci andrò da solo, ma tu ora te ne stai buono qui senza rompere i coglioni, ci siamo capiti?

Annuii senza dire nient'altro.

Mi sedetti in cucina. Le mani tremavamo.

- Che c'è ti è preso freddo adesso? - Chiese stuzzicandomi.

Volsi lo sguardo verso le mie mani.

"Smettetela di tremare. Per favore."

Mio padre si sedette vicino a me con le bende e una bottiglia di alcol tra le mani.

Fissò anche lui le mie mani dicendo:

- Da quando sei diventato una femminuccia?

Non riuscivo a parlare.

- Ehi! Quando ti faccio una domanda, pretendo una risposta.

"Corri presto, rientra nella fortezza, lì sarai al sicuro. Ci penso io a tuo padre."

- Non sono una femminuccia, e non lo sono mai stato - risposi determinato.

Le mie mani smisero di tremare.

- Ora si che ti riconosco figliolo.

Versò l'alcol sulla ferita facendo una smorfia di dolore, dopodiché si fasciò la testa.

- Visto? Non serviva l'ospedale. E' stato quel figlio di puttana di un contadino, Perrish. Quello che aveva il padre rinchiuso in un manicomio perché pensava di essere George Washington.

Iniziò a tossire forte per qualche secondo, dopodiché riprese la sua storia.

- Sono andato nella sua fattoria, volevo comprare un po' delle sue verdure.

- Comprare?!

- Non fare lo stronzo Isaac, sai bene cosa intendo con "comprare". Fatto sta che quel coglione mi vede e comincia a inveirmi contro. Io lo minaccio a parole e lui tira fuori una vanga colpendomi in testa.

- Che è successo dopo?

- Cosa pensi che sia successo? Tuo padre ha tirato fuori la pistola e bang! Dritto in mezzo agli occhi, dovevi vedere che colpo.

"Dannazione ha commesso un omicidio. Dobbiamo denunciarlo."

"No! Sta fermo dove sei e non ti azzardare a fiatare."

- Non sai cosa ti sei perso ragazzo!

Rideva come un idiota mentre beveva dalla sua bottiglia di Whiskey.

- Isaac, credo che andrò a riposarmi, sai mi gira la testa eheheh.

Si alzò in piedi ma non riusciva a tenersi in equilibrio.

Provai ad afferrarlo per non farlo cadere, ma mi bloccai.

Cadde per terra.

- Isaac ma che cazzo fai? Non riesci neanche a prendermi? Forza tira su tuo padre.

"Dobbiamo tirarlo su e portarlo all'ospedale, quell'emorragia non si fermerà."

"Ti ho detto di stare fermo. Ci penso io a lui."

- Isaac vaffanculo! Dammi una mano!

Continuai a rimanere immobile.

- Isaac non mi sento bene, aiutami!

"Ti prego aiutalo. Dobbiamo portarlo via."

"Ti ho detto di stare zitto, ora si fa quello che dico io."

 Mio padre tirò di nuovo fuori la pistola.

- Isaac!!

Mi avvicinai a lui.

- Bravo figliolo, ora dammi una mano.

Gli tolsi la pistola dalle mani lanciandola lontano.

- Isaac ma che cazzo ti prende!

Era agonizzante sul pavimento mentre l'emorragia dalla sua testa non si fermava.

- Isaac, aiutami, ti supplico!

"Aiutalo maledizione!"

"Rimani dove sei. Li sarai al sicuro."

- I... Isaac... Ti... Ti prego.

Avvicinai il mio volto al suo guardandolo dritto negli occhi.

- Brucia all'inferno figlio di puttana.

- I... I... Isaac.

I suoi occhi ci misero qualche minuto prima di chiudersi assieme alla porta della mia fortezza.


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