Aprii lentamente gli occhi. Non riuscivo ancora a definire la stanza in cui mi trovavo. Provai a parlare ma dalla mia bocca uscì solo un incomprensibile verso. Provai a muovermi, ma qualcosa mi teneva bloccato, o forse era solo l'effetto del cloroformio a non esser ancora cessato. Gli occhi ricominciavano a chiudersi.
"No, devo rimanere sveglio, devo farcela."
L'unica cosa capace di tenermi sveglio fu la voce di Diane.
- David, sei tu?
A fatica riuscii a risponderle.
- S... Si, sono qui Diane.
Anche per lei era arduo riuscire a parlare. Provammo entrambi a muoverci ma qualcosa continuava a tenerci bloccati. Ora ero consapevole che non si trattasse del cloroformio. Riuscii a mettere a fuoco l'ambiente scoprendo di essere legato a una sedia. Anche Diane era nella stessa situazione.
- David, che sta succedendo?
- Non lo so, devono essere stati quei due tizi a farci questo.
Voltandomi sulla destra notai un enorme tavolo. Non appena intravidi ciò che vi era sopra, i brividi cominciarono a scorrere nelle mie ossa come scariche elettriche.
Pinze, martelli, trapani, chiodi, a primo impatto poteva apparire come un banco da lavoro, se non fosse per il fatto che ogni attrezzo era sporco di sangue il cui pungente odore attraversava le mie narici sino a giungere al cervello.
- Diane, dobbiamo andarcene, dobbiamo liberarci!
Anche Diane vide quell'orribile spettacolo. Cominciammo a divincolarci con la speranza di slegare le cinghie che avvolgevano i nostri arti. Provai a fare forza per romperle, ma era tutto inutile, erano di cuoio puro. Diane cominciò a guardarsi intorno alla ricerca di qualche attrezzo nelle vicinanze che avesse potuto aiutarci. Io nel frattempo cercai di avvicinarmi al tavolo provando a far cadere qualche strumento.
Il panico scorreva nelle nostre vene come le irrequiete onde del mare d'inverno. La nostra mente era annebbiata dall'adrenalina. Dovevamo mantenere la calma, ma il tempo era assai limitato. In quell'istante i nostri aguzzini entrarono nella stanza con lo stesso sorrisetto che ci mostrarono nelle nostre celle.
- Mmm, carne fresca, ed è tutta per noi. Finalmente possiamo divertirci un po'.
I due andarono verso il tavolo discutendo su quale attrezzo scegliere.
- Devo ammettere che un po' mi dispiace rovinare il faccino di quella donna.
- Chiudi il becco e scegli, questa volta tocca a te decidere.
- Vediamo un po'...
- Ehi aspetta, se non vuoi rovinarle la faccia, possiamo sempre fare in maniera diversa. La testa possiamo tagliarla per ultima così puoi farci ciò che vuoi.
- Sei proprio un genio fratellino. A questo punto direi di cominciare dalle gambe. Prendi il trapano.
Un'orribile sensazione di rabbia e impotenza stava assalendo la mia anima. Volevo urlare, ma non sapevo se così facendo sarebbe stato peggio. In fondo eravamo ancora due contro due.
"Se solo riuscissi a slegarmi da queste fottute cinghie."
Il volto di Diane era così pallido da sembrare quello di un cadavere. Dovevo liberarmi a tutti i costi.
Nel frattempo i due tizi accesero il trapano spostandosi verso Diane.
"Cazzo, cazzo, cazzo!"
Cercai di liberarmi con tutte le mie forze, ma ogni tentativo era vano. L'unica cosa che mi rimaneva da fare era attirare la loro attenzione su di me.
- Lasciatela stare! Non avete nemmeno le palle per cominciare da me? Schifosi codardi!
I due iniziarono a ridere.
- Senti, senti, senti, è arrivato il nostro eroe! Dato che ci tieni così tanto... Cominceremo proprio da te.
Avvicinò lentamente la punta rotante del trapano al mio ginocchio destro.
Sentii il mio cuore battere all'impazzata e Diane urlare.
Iniziai a urlare anch'io nel momento in cui la punta perforò la mia pelle roteando dentro la carne.
Sentii le ossa sgretolarsi all'interno.
Il dolore era così lancinante che più volte mi ritrovai al punto di perdere i sensi.
- Ops, ho fatto un buco.
Quei due folli ridevano prendendosi gioco di noi.
- Un momento, stavo per dimenticarmi l'altra gamba.
Nel momento in cui lo disse sentii di nuovo quella dannata punta trafiggermi come se il mio corpo fosse fatto di burro.
Il sangue schizzò dalla mia gamba finendo sul volto sorridente di uno dei due aguzzini.
Il mio corpo iniziava a non avere più alcuna reazione, era come sottomesso al dolore, Diane invece continuava a urlare invano.
D'un tratto cominciò ad aprirsi una saracinesca di fronte di noi. Dietro questa vi era un uomo il cui solo sguardo destò scalpore ai due fratelli. Questi gettarono il trapano e si misero in ginocchio in una sorta di venerazione. In quel momento uno dei due esclamò:
- Xardas! Sei davvero tu? Padre!
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Reality Horror Show
Horror#1 in Horror 22/05/20 (Un immenso GRAZIE a tutti i lettori :D) ---- A volte mi chiamano mostro, altre volte demone, altre volte ancora spettro. L'unica cosa che posso dirti è che puoi chiamarmi K e ho creato, solo per te, il più grande show che l'es...