Capitolo 23: Clap clap

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Isaac

Esplorammo lo chalet da cima a fondo ma non trovammo nessun indizio in grado di aiutarci a proseguire nel gioco. Le stanze erano tutte ordinate in maniera maniacale e senza alcuna particolarità. Guardando dalle finestre notai che si era fatto buio. Le nuvole si erano dipanate lasciando spazio alla luna piena. Nella foresta la brezza accarezzava le punte degli alberi espandendo il suo eco nel desolante silenzio.

- Hai trovato nulla Isaac?

- No, niente di niente. Tu Erwin?

- Nulla. Questa casa è assolutamente "normale".

Ci riunimmo nuovamente nella sala per discutere su ciò che avevamo visto, ma nessuno aveva qualcosa di importante da segnalare. Erwin a quel punto chiese per l'ennesima volta:

- Sharmila che interpretazioni daresti alle tue visioni? -

- Non saprei, erano davvero molto astratte. Di solito riesco a vedere immagini più concrete, ma questa volta è stato completamente diverso.

Nel frattempo che loro parlavano, quell'idiota di Herb bussava continuamente nella porta posta sotto la scalinata che conduceva alle stanze del piano superiore. Cominciava davvero a irritarmi.

- Ehi! Vedi di finirla, mi stai facendo venire il mal di testa!

Alla mia ammonizione, s'interruppe per qualche secondo, ma riprese subito dopo a bussare.

Mi alzai in piedi infastidito.

- Herb giuro che ti ammazzo se non la pianti!

Visibilmente spaventato dalle mie parole, perse l'equilibrio battendo un braccio sulla maniglia della porta.

Nessuno ci fece caso, ma io notai uno strano suono quando la porta si aprì, così andai a controllare.

Herb mi guardò terrorizzato.

- Levati dai piedi idiota.

Herb si spostò così iniziai a esaminare quella porta.

Proprio come sospettavo, la serratura era danneggiata.

Sentii la voce di Erwin alle mie spalle:

- Isaac hai scoperto qualcosa?

Nel voltarmi verso Erwin notai un orologio attaccato alla parete. Iniziai a mettere insieme alcuni pezzi del puzzle di K. Rivolsi così una domanda a tutti:

- chi ha esaminato questa stanza?

- Sono stata io - rispose Courtney - ma non ho trovato nulla di anomalo. -

- Scommetto che era in perfetto ordine, come tutte le altre stanze dello chalet, dico bene?

- Sì, proprio così.

- Bene. Questo chalet è tenuto in perfetto ordine, non ci sono segni di deperimento, ragnatele e polvere, tuttavia la serratura di questa porta è rovinata.

- Dove vorresti arrivare? - Chiese Erwin impaziente.

- C'è sicuramente qualcosa in questa stanza che forse ci è sfuggito.

Courtney, sentendosi presa in causa, replicò:

- ho guardato da cima a fondo, non ho trovato assolutamente nulla di anomalo, ma se vuoi guardare anche tu signor "so tutto io", prego accomodati.

Quell'insolente sgualdrina iniziava davvero a darmi sui nervi. Se solo quella montagna di Erwin non fosse stato lì, le avrei dato un'altra bella lezione.

- Nessuno ti sta accusando di niente. Se solo mi lasciassi continuare potrei spiegare il resto.

Mi fece cenno di continuare.

Merda quanto la odiavo.

- Avete visto quell'orologio sulla parete?

Tutti si voltarono e annuirono.

- K ha detto che il tempo per noi scorre diversamente, se le sue parole fossero vere quell'orologio non avrebbe senso di esistere.

Iniziarono tutti a riflettere dopo le mie parole. Ripresi così il mio ragionamento.

- Sharmila? Ti ricordi com'era l'orologio della tua visione e come scorrevano le lancette?

- Ehm, aspetta, cerco di ricordare.

Aspettai con pazienza che ricordasse quei dettagli. Dopo pochi secondi mi rispose:

- ora che ci penso, non c'era la lancetta dei secondi. La lancetta dei minuti era ferma sul 12, l'unica a muoversi era quella delle ore che le scorreva tutte. Cosa può voler dire?

Gli occhi di tutti erano puntati su di me. 

"Proprio come immaginavo." Pensai.

La soluzione era alquanto bizzarra, ma ora non avevo alcun dubbio. K aveva preparato tutto gestendo anche i più piccoli e insignificanti dettagli. Dovevamo fare attenzione, la sua scaltrezza era fuori discussione.

- A questo punto suggerirei di aprire quella porta nel momento in cui l'orologio segnerà un'ora precisa.

Erwin mi guardò stupito.

- Sei sicuro che possa funzionare? E' alquanto bizzarra come soluzione.

- A questo punto tanto vale tentare, non credi?

Erwin annuì.

In quel preciso momento, dal televisore, sentimmo K battere le mani.

Il "clap clap" del sue mani riecheggiò nelle nostre orecchie donandoci un lieve sensazione di speranza, ma anche di terrore.

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