[Brano - Broken hearts - Michael Ortega]
Mi voltai.
Un folle stava venendo verso la nostra direzione a tutta velocità.
Davanti a quella scena feci subito spostare Evelyn dalla traiettoria, ma il tizio perse il controllo e sbandando colpì sia me che mia figlia con la parte posteriore dell'auto.
Avvenne tutto in nemmeno tre secondi.
Ero a terra dolorante. Facevo fatica a respirare. Sentivo un dolore insopportabile al torace.
- E... Evelyn!
Provai a urlare ma il dolore era troppo forte.
Mi voltai sperando di trovarla nelle vicinanze e... La trovai.
Era inerme sull'asfalto con la testa ricoperta di sangue.
- Evelyn!
Mi avvicinai a lei strisciando. Il dolore era lancinante ma non m'importava. Dovevo raggiungere mia figlia.
- Evelyn! Riesci a sentirmi!
La mia voce era strozzata. Non riuscivo a capire se Evelyn era incosciente o se non riuscisse davvero a sentirmi.
Strisciai ancora verso di lei fin quando non mi ci trovai di fianco.
- Evelyn! Ti prego dì qualcosa!
Mia figlia non dava segni di vita.
Sulla destra notai un individuo vicino a noi. Era il guidatore che era sceso dall'auto e ci stava osservando. Era una ragazzino palesemente sotto l'effetto di qualche droga. Non riusciva a reggersi in piedi. Provava a parlare ma diceva frasi senza alcun senso. Cercai di raccogliere tutte le mie forze per dirgli:
- Chiama un'ambulanza! Subito!
Ero riuscito a parlare in maniera abbastanza chiara questa volta.
Il ragazzo sembrava aver capito e rientrò in macchina, tuttavia non rientrò per prendere il telefono, ma bensì per scappare.
Accese il motore e partì sgommando.
Disperato guardai Evelyn. I suoi occhi erano chiusi e il corpo era immobile. La strinsi a me piangendo aspettando che qualche passante venisse in nostro soccorso.
27 Gennaio
Erano passati sette mesi dalla morte di mia figlia. La mia vita era vuota. Vuota come la bottiglia di Bourbon davanti ai miei occhi. Erano le 19:30, accesi la dodicesima sigaretta della giornata gettando la scatola sul divano. Aprii il frigorifero cercando qualcosa con cui cenare, ma anche questo era completamente vuoto.
- Porca troia.
Misi la giacca e uscii per andare in qualche fast food.
All'esterno la pioggia dilaniava la città. Non appena misi piede fuori la sigaretta si spense quasi all'istante. La gettai per terra schiacciandola con forza col piede. Arrivai al mio pick-up trovando il solito bigliettino pubblicitario attaccato al finestrino "compro vendo auto usate".
- Andate a farvi fottere parassiti del cazzo.
Stracciai il bigliettino ed entrai nell'abitacolo.
Non appena misi in moto, notai un ragazzo sul ciglio del marciapiede.
Era lui.
Ne ero sicuro.
Non avrei mai potuto dimenticare la sua faccia.
"Porca puttana è proprio lui."
Sentii le fiamme uscire dal mio cuore e la testa esplodere. Avevo un piede di porco nel bagagliaio.
"No, non mi servirà."
Scesi dall'auto andando verso di lui.
La pioggia colpiva di taglio il mio corpo quasi come se volesse fermarmi.
Il ragazzo era fermo al semaforo. Dopo pochi secondi lo raggiunsi e i miei occhi incrociarono i suoi.
All'inizio non mi riconobbe.
D'un tratto la sua espressione passò dalla sorpresa al terrore.
Ora non avevo più alcun dubbio.
- Ehi amico, mi dispiace molto per quello che è successo, credimi. Sono cambiato adesso, quell'evento mi ha fatto cambiare. Non sono più l'idiota di una volta.
Continuai a fissarlo senza rispondere. La mia stazza lo terrorizzava. La sua testa arrivava a malapena al mio collo.
- Perdonami ti prego, non ero in me. Stavo affrontando un periodo molto difficile della mia vita.
Continuai a non rispondergli, nel frattempo il semaforo divenne verde, ma il ragazzo non si mosse di un millimetro.
- Ti chiedo scusa, dico sul serio. Perdonami.
Misi le mie mani attorno alla sua testa, lentamente.
Mi guardava stupefatto.
In quell'istante mente e cuore esplosero insieme scaraventando tutto il sangue del corpo nelle mie mani.
No, non mi sarebbe servito il piede di porco.
Cominciai a stringergli forte la testa.
Più forte.
Sempre più forte.
Poggiai i pollici sui suoi occhi e cominciai a spingere.
Il sangue iniziò a schizzare ovunque ed egli urlava davanti agli occhi dei passanti increduli.
Il ragazzo provava ad allentare la presa, ma le mie mani erano troppo forti per le sue esili braccia.
Strinsi sempre di più fin quando non iniziai a sentire il suo cranio frantumarsi.
Udii qualcuno chiamare la polizia, ma non m'importava.
Il sangue colava dagli occhi e dalla testa unendosi alle gocce della pioggia.
D'un tratto non sentii più alcuno sforzo di difesa. Mollai la presa lasciando crollare il cadavere del ragazzo sull'asfalto.
I passanti mi fissavano increduli. Alcuni scapparono, altri erano come paralizzati.
Avevo appena ucciso un mostro, diventandolo a mia volta.
La mia vita non sarebbe stata più la stessa da quel giorno.
Ne ero consapevole.
Tuttavia l'avrei rifatto altre mille volte.
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Reality Horror Show
Horror#1 in Horror 22/05/20 (Un immenso GRAZIE a tutti i lettori :D) ---- A volte mi chiamano mostro, altre volte demone, altre volte ancora spettro. L'unica cosa che posso dirti è che puoi chiamarmi K e ho creato, solo per te, il più grande show che l'es...