Capitolo 106: Sogni e realtà

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Sogni: percHé possono Essere tanto Reali? Francamente suppOngo possa essere possibile che talvolta siano più reali della realtà stessa, Ma se la realtà non fosse più realE di un reale sogno, quale realTà si potrebbe considerare davvero reale nella nostra concezione di realtà cHe immaginiamo?

Isaac aprì gli occhi spegnendo la sveglia posta sul comodino alla sua destra. Iniziò a stirarsi osservando il sorgere del sole dalla finestra. Percepiva qualcosa di diverso nella sua anima, come se fosse appena stato protagonista di un lungo viaggio. Continuava a chiedersi qual razza di sogno potesse aver mai fatto, ma nulla riaffiorava nella sua mente. Era come se qualcosa stesse sfuggendo, agile e silenzioso, dalle grinfie dei suoi ricordi. Non riusciva a togliersi questo pensiero dalla testa nemmeno sapendo di avere un'importante lezione all'università. Indossò i primi vestiti che balzarono ai suoi occhi e uscì di casa.

Il bagliore della luce del sole riflessa sulla strada, l'assordante rumore delle auto che attraversava le sue orecchie, i lamentosi lamenti dei lamentoni che fuggivano dalla prigionia di casa per andare nella prigione del lavoro: tutto appariva diverso, indefinito, sfumato, e la sua mente si tormentava nel tentativo di trovare una soluzione a questo rompicapo.

D'un tratto, mentre camminava sul marciapiedi preso dai suoi pensieri, si scontrò contro un imponente corpo simile a una montagna. Cadde a terra, mentre l'altro tizio sembrava non aver sentito nulla.

- Ehi guarda dove metti i piedi ragazzino!

L'istinto di Isaac fu quello di rispondere a tono all'energumeno tatuato, ma la sua mente questa volta gli bloccò la parola. Avvertì una strana sensazione, come se in un certo senso conoscesse quell'uomo, eppure era consapevole di non averlo mai visto prima d'ora. Egli nel frattempo attraversò la strada lasciando il ragazzo sbigottito.

"Ma che mi sta succedendo?" Continuava a chiedersi a ogni passo.

Quel giorno si sentiva come un estraneo, come se non appartenesse a quel mondo, come se un sogno fosse diventato improvvisamente realtà... O viceversa. Continuava imperterrito a sforzarsi di ricordare ma nella sua mente l'unica cosa che riaffiorava era il nulla.

Nelle ore successive, a stento riuscì a seguire le lezioni. Il tormento attanagliava la sua anima irrequieta. Uscito dalla sede dell'università, all'improvviso iniziò persino a correre, come se stesse fuggendo da qualcosa o da qualcuno. Sapeva che era tutto inutile, eppure non riusciva a fermare le sue gambe. Pochi istanti dopo tuttavia, furono i polmoni a fargli cambiare idea.

S'inginocchiò sfinito sul marciapiedi mentre i passanti erano intenti a fissarlo o a chiedergli se avesse bisogno di aiuto. Per la prima volta nella sua vita avrebbe voluto farsi aiutare, ma era consapevole che sarebbe stato tutto inutile. Era come se la sua anima fosse stata prosciugata da un'oscura energia. Inghiottita da un abisso della quale non si conosce l'origine. Tremava come un bambino impaurito, incatenato dalla materia di un incubo. 

Memoria, forza, conoscenza, speranza, volontà... Tutto stava lentamente svanendo, come in una lenta agonia prima della morte.

Ricordate le mie parole iniziali? Quelle che vi hanno strappato un sorriso o fatto storcere il naso come una nota stonata?

Siete appena andati a rileggerle in quanto potevate ricordarle, ma non nei dettagli, eppure sono proprio questi a far la differenza, non trovate?

Ora, in cuor vostro, si è appena mostrata la luce della speranza con l'idea che possa trattarsi semplicemente di un sogno. Mi spiace deludervi, ma sogni e speranze non bastano per affrontare l'oscurità.

La confusione si fa largo nella vostra testa mentre leggete queste righe. Non sapete più a cosa pensare, mentre io mi prendo gioco di voi ridendo alle vostre spalle.

La verità è che negli oscuri meandri di un luogo che non potete conoscere, ogni regola è stata infranta. Ogni legge è stata violata. Ogni principio è stato contraddetto. 

Lui è qui.

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