Capitolo 44: CHCl3

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Diane ancora scossa dagli eventi, aprì gli occhi e con aria sconsolata chiese:

- Perché mi hai svegliata? Si stava così bene nel sonno, senza pensare.

Era davvero fuori di sé. Non l'avevo mai vista in questo stato. Non sembrava più nemmeno lei. Dovevo aiutarla.

- Lasciami dormire David, lasciami in pace.

Si voltò dal lato opposto cercando di evitarmi. Le misi una mano sulla spalla.

- Diane, Noah mi ha raccontato uno dei miti scritti da tuo nonno William. Nelle pagine del suo diario menziona anche te come la sua unica speranza.

Si voltò lentamente verso di me con gli occhi ancora socchiusi.

- Cosa?

- Diane ascoltami. Tuo nonno ha bisogno di te. Io ho bisogno di te.

Iniziò a ridere.

- Che c'è da ridere?

- David, se tu avessi avuto una decina di anni in più mi avresti fatto arrossire.

Ricambiai il sorriso scuotendo la testa. Ero riuscito a farla tornare in sé.

Si alzò in piedi dirigendosi verso la porta.

- Noah, scusami per prima. Non volevo essere cattiva. Pace?

Fece passare il mignolo oltre le sbarre poste nella fessura della porta. Noah inizialmente esitò, ma dopo qualche secondo le strinse il mignolo dicendo:

- Pace. Diane di nuovo amica.

Le feci subito notare che quelle pagine in realtà erano solo fotocopie e non il diario originale di suo nonno. Le dissi inoltre che ad averglielo dato era stato il padre di Noah, Xardas. Forse aveva fatto anche altre copie oltre a quella.

- Noah, potresti raccontarmi la storia che hai raccontato a David?

Noah compiaciuto da quella richiesta, ricominciò a recitare la sua parte. Disse ogni parola esattamente come l'aveva detta a me. Era davvero incredibile la precisione di quel ragazzo.

- Come ti senti Diane?

- Mio nonno ha riposto tutta la sua fiducia in me, ma io l'ho tradito.

- Non dire così, eri piccola. Dovevi fare ciò che dicevano i tuoi genitori.

Diane strinse i pugni e i denti.

- Allora dovevo fare di più.

- Diane guardami! Ciò che non hai fatto in passato, puoi farlo adesso, in questo momento! Devi solo fare la cosa che ti riesce meglio: indagare.

Diane rimase in silenzio e iniziò a riflettere sulle mie parole. Sapeva che avevo ragione, doveva solo riuscire a convincere se stessa.

In quell'istante sentimmo agili passi avvicinarsi alla nostra cella.

Noah si mise a correre come se stesse scappando da qualcuno o qualcosa.

- Ma che diavolo succede? - Chiesi sapendo che non avrei trovato alcuna risposta.

Dopo pochi secondi due tizi si misero davanti alla nostra cella sghignazzando. Puzzavano entrambi di catrame, i loro vestiti erano per lo più strappati e avevano evidenti cicatrici lungo tutto il corpo. In quel momento, uno di loro aprì la porta della cella ed entrarono entrambi.

Io e Diane eravamo terrorizzati ma allo stesso tempo in guardia per difenderci da qualsiasi cosa avessero potuto farci.

Purtroppo bastò un lieve tonfo provenire dal soffitto per distogliere la nostra attenzione da quei soggetti. Questi approfittarono della nostra distrazione e appoggiarono sul nostro volto un fazzoletto imbevuto da una sostanza che conoscevo molto bene.

CHCl3: cloroformio. Un atomo di carbonio, uno di idrogeno, tre di cloro e l'anestetico è pronto.

Cercai di opporre resistenza, ma la sostanza iniziò subito a fare effetto. Vidi Diane cadere inerme sul pavimento.

La mia testa girava sempre più forte.

Gli occhi iniziarono a chiudersi da soli.

Alla fine anch'io mi dovetti arrendere.

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