Capitolo 114: Logica, Cuore e Caos

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[Brano: No light, no light - Florence + The Machine]

Nota per i lettori:

Ebbene sì, oggi non è mercoledì, o meglio Johnledì, ma ho deciso ugualmente di pubblicare il capitolo. Perché? Semplicemente perché è l'ultimo capitolo di Reality Horror Show. Eh già avete letto bene. Ammetto che è difficile e strano dirlo persino per me, ma siamo arrivati al termine delle vicende e, come ogni capitolo speciale che si rispetti, anche questo (soprattutto questo) deve essere fuori dagli schemi. A breve (non so ancora tra quanto) pubblicherò un successivo capitolo di "backstage" con le mie considerazioni sulla storia, proprio come ho fatto con Psychologia. Vi lascio al finale e ci risentiremo a breve. Un abbraccio a tutti!


Isaac

Tutti erano stramazzati al suolo privi di energia. Il mio cuore batteva a ritmi disumani mentre l'aria esplodeva nei miei polmoni per poi fuoriuscire impattando sul mondo. Nessuno era in piedi in quel momento. Il pensiero che qualche mio compagno avesse perso la vita turbava la mia frastornata quiete. Provai a parlare, ma non avevo ancora abbastanza fiato per farlo. Chiusi gli occhi cercando di rilassarmi e recuperare energia nel più breve tempo possibile.

- Ehi! Siete ancora vivi!

L'urlo di Erwin mi fece sorridere. Avrei voluto rispondergli, ma ancora non riuscivo a parlare. D'un tratto notai una sagoma di fronte a me. Non riuscivo a capire chi fosse. Mentre pensavo il suo piede si posizionò sulla mia gola iniziando a premere.

Sentii l'aria mancare.

Afferrai la caviglia con tutte le mie forze, ma non riuscivo a scrollarmelo di dosso.

Dopo qualche secondo l'individuo tolse il piede. Iniziai a tossire cercando di capire se fossi ancora vivo o meno. Mentre la mia mente era tempestata da questo dubbio, sentii la voce dell'individuo alle mie orecchie.

- Ora siamo pari.

Mi diede la mano aiutandomi ad alzare e a farmi riprendere.

Era Courtney, si era appena vendicata di quella volta che cercai di strangolarla. Il vecchio Isaac avrebbe risposto con la forza, ma il nuovo non fece altro che fulminarla con lo sguardo per poi sorridere compiacendosi del suo coraggio.

Poco alla volta tutti si alzarono in piedi. Eravamo ancora vivi. Di Sherfometh non vi era più alcuna traccia. Ce l'avevamo fatta. Un urlo tuttavia rabbuiò la nostra felicità.

Edith in lacrime guardava i corpi di Diane e K.

La freccia che si era conficcata sul fianco di Diane era stata fatale, mentre le circostanze della morte di K non mi erano ancora note. Forse era troppo debole per reggere l'onda d'urto dell'implosione, ma conoscendolo sapevo che non era questa la risposta.

Mi avvicinai al suo corpo per cercare di ottenere maggiori informazioni. Non appena lo sfiorai questo svanì in una coltre di fumo come se in realtà non fosse mai esistito. Tutti ci guardammo stupefatti, comprese le Anomalie. Nemmeno loro riuscivano a spiegarsi l'accaduto.

In quel momento notai in lontananza anche il corpo di Diane svanire esattamente come quello di K.

- Ma che diavolo sta succedendo! - Urlò Edith disperata.

D'un tratto dei passi distolsero la nostra attenzione. Brividi di gioia per l'eventuale comparsa di K, si confondevano a quelli di terrore per la possibile apparizione di Sherfometh.

Constatammo poco dopo che i passi non appartenevano né all'uno né all'altro.

Era John Bayles. Questa volta la sua sagoma non era sfumata. Riuscivamo a vedere quei tratti prima invisibili.

- Non preoccupatevi, nessuno di loro è morto. Nemmeno Sherfometh - disse deciso.

Il sollievo generato dalla prima parte della sua frase si contrappose all'agonia creata dalle ultime due parole.

Lo guardai negli occhi chiedendo:

- Com'è possibile? Vuoi dire che non è bastato tutto questo per sconfiggere quell'essere?

- Io credo che nessuno di voi abbia ascoltato attentamente le parole di Sherfometh. Ve l'ha detto sin dall'inizio: non poteva essere sconfitto.

Tutti eravamo increduli e disperati.

- E ora cosa dovremmo fare?

John mi fissò negli occhi con sguardo serio seguito poi da un sorriso.

- Vivere.

- Che intendi dire? Siamo già vivi.

- E' arrivato il momento che l'ultima pagina si chiuda. Sapete sono tanti a morire in questo passaggio, ma per voi è diverso. Ora siete collegati agli spettatori. Non vi dimenticheranno mai e vivrete per sempre nei loro ricordi. Questo è un grande privilegio nel vostro mondo fatto di carta e inchiostro.

Non riuscivo a cogliere il significato delle sue parole, ma nonostante ciò era come se una piccola parte di me comprendesse il suo discorso.

- Quindi cosa significa tutto... Tutto... Questo? - Chiesi alzando le braccia e scuotendo la testa.

- Lungo questo viaggio ho risvegliato ogni genere di emozione, non solo in voi, ma anche negli spettatori. Sono proprio le emozioni a renderci unici e speciali. Talvolta, compresse dal grigiore della quotidianità, si spengono isolandoci dal mondo intero, ma la verità è che basta poco per riaccenderle: un suono, un'immagine, una persona; e quando si riaccendono, ci rendiamo conto di essere ancora vivi, di non essere stati schiacciati dall'ultima pagina del libro. Questo non è stato il vostro viaggio Isaac, ma bensì il viaggio di tutti, me compreso. Come ti dicevo non preoccuparti per Diane e K: loro, assieme a Sherfometh, non possono morire. Sono proiezioni di me stesso, vivono dentro me, e dentro altri come me e voi. Logica, Cuore e Caos, non sono forse la materia prima della vita stessa? E' da questo che ha inizio la nostra natura. E' da questo che iniziano i nostri legami, quelli che ci rendono Wyndyl. Tutti siamo Wyndyl. Tutti abbiamo poteri unici e speciali. Dobbiamo solo ricordarcene risvegliando ogni umana emozione. Perdonami, mi sono dilungato. Ora è tempo che vada.

Paralizzato da quel discorso fissai lo sguardo incredulo dei miei compagni. Fu John a rompere il silenzio.

- Siete pronti a partire? L'ultimo capitolo sta per terminare.

In quel momento un suono riecheggiò nel mondo. Un battito di cuore. Quello degli spettatori. Non c'eravamo solo noi, ma bensì anche loro. Intenti a fissarci aspettando quella che sarebbe stata la nostra ultima azione.

Ora tutto era chiaro.

Un sorriso illuminò i volti dei miei compagni e delle Anomalie.

Alla fine sorrisi anch'io e rivolgendomi a John dissi:

- Siamo pronti. Termina il capitolo.

Anche John sorrise. Fece per voltarsi quando gli posi un'ultima domanda:

 Cosa farai adesso?

John si fermò e rispose:

- E' solo attraverso il caos che si genera l'armonia. Finalmente ho trovato la mia e ne cavalcherò le onde assieme a Diane e K aspettando, intrepido, l'arrivo di Sherfometh.


FINE

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