ii.

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Nami era seduta alla sua scrivania, al centro della biblioteca della Sunny, ed era intenta a disegnare le mappe di Wano. Di solito era rilassata e felice quando disegnava le carte geogratiche; la rilassava e si sentiva soddisfatta. Invece in quel periodo nemmeno quello riusciva a calmare la sorta di inquietudine interiore che avvertiva. Wano poi le ricordava momenti veramente disastrosi, in cui la loro vita era stata messa a repentaglio. Insomma, disegnare quelle mappe era un continuo tornare con la mente a quei ricordi ancora troppo freschi. Sospirò sonoramente e posò le matite, passandosi le mani tra i capelli.

"Ma che cosa mi prende! Sto decisamente esagerando".

Si alzò, prendendo una decisione: avrebbe parlato con Usopp. Lui era uno del trio dei codardi come lei, sicuramente l'avrebbe capita.

"Sarà di sicuro rimasto molto segnato anche lui" si disse tra sé e sé, lasciando la biblioteca per andare alla sua ricerca. Era certa che lo avrebbe trovato nel suo laboratorio, intento ad armeggiare con qualcosa per distrarsi.

Così raggiunse una delle due stanze dislocate rispetto al ponte, a poppa della nave, dove appunto si trovavano i due laboratori: quello di Usopp e quello di Franky. Bussò alla porta e attese una risposta, che arrivò subito. Come aveva immaginato, Usopp era lì.

"Ehi" lo salutò facendo capolino con la testa ramata e sorridendogli a trentadue denti.

Usopp sollevò sul capo i suoi occhialini e sbatté più volte le ciglia, guardandola.

"Ehi Nami! Che succede?" le domandò subito.

Nami entrò e richiuse la porta alle sue spalle, avanzando nel laboratorio e notando che il ragazzo stava apportando alcune modifiche alla sua fionda gigante. Andò fino alla scrivania e vi si sedette agilmente sopra, nella parte vuota. Lisciò con le mani le pieghe del corto vestito bianco e nero che indossava, e fece ciondolare un po' le caviglie con i suoi consueti sandali col tacco, i suoi preferiti.

"Volevo farti una domanda. Come ti senti dopo Wano?"

"Oh, bene. Le ferite sono guarite".

"Intendo... psicologicamente".

Usopp la guardò stranito e si grattò il capo.

"Come tutte le volte in cui usciamo da qualche scontro importante. Ho perso il conto di tutte le volte in cui abbiamo rischiato la pelle!"

Non era propriamente la risposta che Nami si era aspettata. Non capiva. Non capiva perché fosse l'unica ad averla presa così male, a sentirsi così strana e vulnerabile, e spaventata. Usopp notò che la navigatrice si era persa nei suoi pensieri, a capo chino e con lo sguardo spento.

"C'è qualcosa che non va?" le domandò guardingo. Nami si riscosse e cercò di sorridere, ma non ci riuscì. Per qualche ragione, non avere la comprensione di Usopp la fece sentire ancora più sola. Lui era l'unico, di solito, a poterla capire sul serio. Ma questa volta sembrava sereno, persino più coraggioso di lei. E dire che proprio un paio di mattine prima si era detta soddisfatta con Robin per il sentirsi più coraggiosa.

Ora quel coraggio era venuto improvvisamente meno, perché a quanto pareva era l'unica della ciurma a non essere ancora riuscita ad elaborare tutto quello che stava accadendo.

"Mi chiedo se io abbia la stoffa per essere una sottoposta di Luffy" ammise.

Usopp spalancò la bocca.

𝘖𝘯𝘦 𝘗𝘪𝘦𝘤𝘦 𝘚𝘵𝘰𝘳𝘪𝘦𝘴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora