ix.

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L'estate era finita e con essa anche la vacanza da sogno di Mai e Riku.

Avevano passato i momenti migliori della loro vita in quel villaggio.

Le nuotate a tarda notte, i baci rubati, le sbornie in spiaggia, e ancora il surf, le discussioni e poi la passione ardente. Erano stati tutti momenti indimenticabili.

Sabo, Riku, Mai e Ace avevano concluso le loro ultime settimane insieme nel miglior modo possibile.

Durante il tragitto a piedi verso la stazione, Riku obiettò quando Sabo si prese il suo borsone in spalla, dicendole che la sua ragazza non doveva portare pesi se nei paraggi c'era lui. Lei aveva replicato che se l'era sempre cavata da sola, senza aver bisogno di un cavaliere nobile e biondo che l'aiutasse come se fosse un'impedita, ma Sabo era scoppiato a ridere divertito e non aveva voluto sentir ragioni. Così aveva stretto la sua mano e avevano camminato vicini lungo i vicoli di Fushia, fino ad arrivare nei pressi della stazione, il Grey Terminal. Con addosso lo stesso vestito lungo blu della sera in cui avevano cenato insieme per la prima volta, e un cappello di paglia sul capo, Riku si apprestava ad affrontare il viaggio di ritorno a casa.

Sabo, in bermuda, polo e mocassini, le stringeva molto forte la mano, più forte del solito, ma la sua espressione non lasciava tradire la benché minima agitazione. Anzi, continuava a mantenere sulle labbra quel sorrisino sicuro e carismatico che gli aveva ormai visto spesso.

Mai rimaneva silenziosa mentre Ace giocava con i suoi capelli. Non parlarono durante il viaggio, ma restarono vicini incapaci di lasciarsi andare.

Ora si trovavano in stazione, e i due ragazzi avevano aiutato loro a sistemare borsoni e bagagli sul treno, ed erano scesi di nuovo per gli ultimi saluti.

Il vento scompigliava loro i capelli e nell'aria si respirava una strana malinconia.

Mai tirò su il naso per evitare di scoppiare a piangere. Sarebbe stato strano svegliarsi senza Ace e non vederlo ronzarle attorno. Le sarebbero mancate da morire le sue battutacce e i suoi baci roventi.

La sua risata e il suo broncio.

"Non fare quella faccia." disse Ace che cercava di mostrarsi forte.

Anche a lui però sarebbe mancata da morire la sua piccola principessa.

"Pensavo di essere preparata, invece mi sento così triste che vorrei scoppiare a piangere come una mocciosa." mormorò affondando la testa nel suo petto.

Ace la strinse a sé accarezzandole la schiena.

"Un mese. Un mese e tornerò da te, te l'ho promesso. Così mi farai conoscere tuo padre e tua madre."

Ace aveva deciso che sarebbe partito. Avrebbe sistemato le ultime cose lì nel suo amato villaggio, e poi sarebbe tornato da lei. Non poteva e non voleva starle lontano.

"Tornerai vero?"

Si staccò da lei e la prese per le spalle.

"Sono un uomo di parola, lo sai. Avanti principessa, non piangere. Un mese e poi potremo stare insieme quanto vorrai, anzi scommetto che dopo mi prenderai a calci perché non mi sopporterai più!" sorrise contagiando anche lei.

𝘖𝘯𝘦 𝘗𝘪𝘦𝘤𝘦 𝘚𝘵𝘰𝘳𝘪𝘦𝘴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora