iii.

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Portgas D. Ace si stava abbuffando in una locanda. Era già stato colto da un improvviso attacco di narcolessia, e si era per tanto guadagnato gli sguardi straniti della gente. Aveva deciso comunque di non curarsene, e aveva ripreso a mangiare con foga.

Alcuni briganti ad un tavolo continuavano a fare brindisi e ad attirare l'attenzione di tutti. Una donna - la locandiera - dall'aspetto severo e la costituzione che gli ricordò terribilmente quella di Curly Dadan, era intenta a versare del vino da una botte dietro al bancone, riempiendo diverse bottiglie. Si sporcò un po' le mani, così andò alla ricerca di uno strofinaccio per pulirsi. Afferrando lo straccio fece scivolare una pila di fogli. Sbuffò, stancandosi al sol pensiero di piegarsi e raccoglierli.

«Ah, tutta carta straccia!» borbottò tra sé e sé. Quando vide che Ace la stava guardando, ne approfittò per attaccare bottone. Doveva essere una di quelle donne brontolone, che sarebbe stata disposta a chiacchierare perfino con un muro pur di parlare un po'. Ace, che era gentile e cortese con tutti, restò pazientemente ad ascoltarla, soprattutto quando la vide porgergli una porzione omaggio di bistecca.

«Oggi giorno, arrivano i Marines e ricoprono la città di manifesti, sperando che i cacciatori di pirati ripuliscano le strade al posto loro, tanto per levarsi un impiccio in più senza affaticarsi. Tutto inutile, non lo sanno che i pirati esistono e continueranno ad esserci? E poi, queste cifre esorbitanti... e alcuni sono solo dei ragazzini!» commentò, afferrando un paio di quei fogli, guardandoli esasperata.

«Oppure mostri. Guarda questo, è sicuramente un uomo pesce! Che mi riempiono a fare, di taglie di pirati? Non è mai capitato che un uomo pesce sia venuto su quest'isola, parola mia! E questa ragazza? Perché dovrebbero avere paura di questo viso così carino?» continuò, sistemandoli sul bancone.

Ace quasi si strozzò, afferrando il foglio alla velocità della luce.

Sgranò gli occhi, leggendo incredulo più volte il nome, e guardando allibito l'immagine.

Wanted.
Dadan Irma Cora.
"Dust Devil"
Viva o morta.
Taglia 70.000.000 b

La foto mostrava una Irma sorridente, in una posa fintamente angelica. Dallo sguardo, si capiva che non era che una provocazione, soprattutto dal momento in cui il soprannome che le era stato affibbiato, conteneva la parola "diavolo".

«Perché questa ragazza è ricercata, e ha una taglia sul capo così alta?» domandò Ace, masticando il boccone di carne e sforzandosi di risultare curioso, ma non coinvolto. La donna si strinse le spalle.

«E chi lo capisce. Aspetta, mio nipote ne capisce di queste cose. Ehi, Scrab, vieni qui!» urlò, rivolta ad un garzone mingherlino che stava spazzando il pavimento. Il ragazzo si avvicinò frettolosamente, aggiustando gli occhiali spessi e dischiudendo le labbra dalla sorpresa alla vista di Ace.

«Pugno di Fuoco...» soffiò, e l'altro cercò di sorridere amichevolmente.

«Cosa sai dirmi di lei?» gli domandò senza tanti giri di parole, piantandogli il volantino a pochi centimetri dalla faccia, quasi come se temesse che non lo vedesse bene. Il ragazzo arrossì, aggiustandosi gli occhiali.

«Oh, lei... ha causato un bel putiferio nell'isola di Semitery».

«Ovvero? Perché la chiamano "Dust Devil"?»

𝘖𝘯𝘦 𝘗𝘪𝘦𝘤𝘦 𝘚𝘵𝘰𝘳𝘪𝘦𝘴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora