iv.

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La scia di sabbia che si stava innalzando occupandogli la visuale doveva essere senz'altro opera di Irma. Quante possibilità c'erano che si formasse una semplice tromba d'aria proprio sull'isola in cui, tramite indiscrezioni e ricatti ne era venuto a conoscenza, doveva trovarsi Dust Devil?!

La mano di Ace divenne prontamente infuocata, e lui lanciò una potente ondata di fuoco in avanti, quasi come un missile, giusto per renderle nota la sua presenza. La sabbia smise immediatamente di sollevarsi e, tra tutto quel luccichio dorato, riuscì finalmente a scorgere la sagoma di una donna.

«Irma!» esclamò allora ad alta voce, correndo verso di lei.

Irma, appena percepita la vampata di calore e dopo aver visto con la coda dell'occhio il fuoco che la superava come un razzo, si era paralizzata. La voce di Ace la raggiunse, sempre più vicina.

«Irma, sei tu, vero?» le domandò, per niente ansimante o scalfito dalla corsa. La ragazza si limitò a chinare maggiormente il capo, irrigidendosi tutta. Si sentiva delusa e arrabbiata. Aveva cercato suo fratello non appena era partita per mare. Tutto era infine risultato vano, e adesso che aveva smesso di cercarlo... eccolo lì.

Ace, vedendo la reazione della sorella, le strinse un braccio, esortandola a voltarsi.

Se la ritrovò davanti, con gli occhi delusi e le labbra piegate in una smorfia. Vederla così gli fece male. Si aspettava quasi che lei lo odiasse, che gli urlasse contro di lasciarla in pace e andarsene, di sparire, visto che tanto era sparito per due mesi...

Gli occhi neri si stavano riempiendo di lacrime, e Irma gli si aggrappò disperatamente addosso. Lui le accarezzò timidamente le spalle.

«Dai, non piangere... Irma, non fare così...»

La ragazza si sentiva una perfetta idiota. Continuava a piangere senza riuscire a fermarsi, senza riuscire a recuperare un pizzico di dignità. Avrebbe voluto mostrarsi forte, indifferente, e invece continuava a stringerlo come se avesse i polmoni in fiamme, e lui fosse la sola fonte d'aria disponibile.

E dire che era lei l'aria, e lui le fiamme...

Si morse un labbro, per costringersi a smettere di singhiozzare. Poggiò entrambe le mani sul suo torace, cercando di staccarsi in un impeto di lucidità, ma questa volta fu lui a non lasciarla andare, mettendo forza nelle braccia, che divennero una prigione. Irma era conscia della forza sovrumana di Ace, poiché l'aveva manifestata sin dall'infanzia, e allora rimase immobile, con i palmi delle mani ben aperti, che inconsciamente saggiavano la consistenza del suo corpo.

Irma si lasciò cullare dalle braccia di Ace, rendendosi conto di quanto fosse diventato più muscoloso, e anche un po' più alto. Ascoltò il battito del suo cuore, calmo e potente, e lo riconobbe, le parve familiare, mentre rimbombava nelle sue orecchie e nella sua testa. Pian piano scivolò in un torpore dolce, mentre l'astrazione diventava concretezza, il sogno realtà, l'immagine corpo.

Corpo.

Ace.

«Irma... andiamo via di qua, ci staranno cercando. Pugno di Fuoco e Dust Devil sono un vero affare» disse, allontanandosi da lei e sorridendole. Lei lo guardò spaesata, colpita da quel gesto. Erano anni che non lo vedeva sorridere in quel modo, mentre si aggiustava meglio il cappello da cowboy sulla testa.

𝘖𝘯𝘦 𝘗𝘪𝘦𝘤𝘦 𝘚𝘵𝘰𝘳𝘪𝘦𝘴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora