🔞 iii.

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Fumi non aveva potuto sottrarsi al suo appuntamento con Law soltanto per i suoi capricci personali, quindi, mettendo coraggiosamente da parte ogni imbarazzo o remora, si presento al laboratorio. Bussò e attese una risposta.

"Avanti".

Fumi entrò e il suo sguardo corse subito alla figura di Law, in piedi ritto vicino uno degli armadi bianchi presenti nella stanza. Aveva poggiato una scatola di cartone sulla scrivania, e la stava riempiendo con alcune boccette di medicinali.

"Capitano" lo salutò, entrando e richiudendosi la porta alle spalle.

"Fumi-ya, purtroppo sono stato in sala comando fino a poco fa, devo finire di gettare questi farmaci che hanno superato ormai la data di scadenza. Sono medicinali di cui è meglio non essere privi a bordo, ed è anche una fortuna buttarli senza averli usati. Erano qui praticamente da anni".

Che paradosso. Spendere denaro per farmaci sperando di non doverli impiegare.

"Non preoccuparti. Ti do una mano".

"Bene. Domani arriveremo al porto di Kondo, sarà meglio aver fatto spazio nell'armadio per scorte più necessarie".

Fumi lo imitò e cominciò a prendere una boccettina dopo l'altra, e piccole scatoline, alla ricerca della data di scadenza. Stare in silenzio accanto a lui la rese presto nervosa.

Le sembrava di sentire il suo odore, quello della felpa. Non credeva di averci mai fatto caso prima, ma adesso era come se le si fosse registrato e impresso nel cervello senza che lo volesse. Poi notò che era tanto più alto di lei, e questo la fece sentire ancora più vulnerabile. Sembrava così rilassato, così distaccato. Lei invece aveva continuato a pensare ossessivamente a quanto avevano condiviso il giorno prima.

Cercò di distrarsi e si avvicinò all'armadietto, giusto per focalizzare l'attenzione altrove, prendendo altri flaconi. Law fece la stessa cosa: Fumi vide la sua mano tatuata andare alla ricerca di qualche farmaco particolare. Voltò e sollevò il capo verso di lui, osservando la linea del mento e del pizzetto. Lui captò lo sguardo con la coda dell'occhio e sospirò.

"Se senti di dovermi dire qualcosa, fallo. Oggi sei una bomba a orologeria".

Lei abbassò lo sguardo, ma rispose.

"Non riesco a togliermi dalla testa quello che è successo ieri".

"Te l'avevo detto che sarebbe stato così".

"Tu sembri così rilassato".

"Ti avevo detto anche questo. Uomini e donne sono diversi. E poi io non ero vergine" la provocò con un mezzo sorrisino malizioso, prima di rivolgerle la schiena per riporre altri flaconi nella scatola di cartone.

"Come posso combattere questa specie di... ossessione?"

"È come una droga. O superi l'astinenza o cedi a un'altra dose. Non ti consiglio la seconda, però. Sei a rischio infatuazione".

Fumi lo guardò con rabbia.

"Forse mi aiuterebbe capire come hai vissuto la cosa. Perché hai accettato? Oggi mi sento inquieta e perfino in colpa. Mi sembra di provare insieme attrazione e repulsione. È stata una stupidaggine, perché hai accettato? Non ti sei sentito usato da me?"

Law lasciò perdere ciò che stava facendo, spostò un po' la scatola e si poggiò contro la scrivania, dedicandole tutta la sua attenzione.

"Se ti farà stare meglio, toglierò questo peso dalla tua coscienza. Ho accettato perché siamo adulti e consenzienti, consapevoli delle nostre scelte. Perché tra adulti non ci vuole una vita a capire se si è attratti da chi ci sta davanti o meno, e tu sei qui da ormai due mesi. Direi che fosse anche l'ora" disse tranquillo, come se fosse roba da poco.

𝘖𝘯𝘦 𝘗𝘪𝘦𝘤𝘦 𝘚𝘵𝘰𝘳𝘪𝘦𝘴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora