🔞 vii.

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Kidd la seguì e Leta nemmeno se ne accorse, troppo assorta nei suoi pensieri e assorbita dal suo conflitto interiore. Sarebbe stato giusto? Non era donazione degli organi, era alla stregua del mercato nero. Togliere le corde vocali ad una schiava che non aveva potuto decidere niente in vita, nemmeno come morire, per colpa di uno schifoso Nobile Mondiale.

Eustass Kidd aveva proposto qualcosa di molto deplorevole. Ma l'altra opzione qual era? Togliere la voce ad una donna ancora viva e perfettamente sana, rubarle qualcosa di suo e condannarla alla stessa condizione di Leta. Una parte di lei sentiva che forse avrebbe semplicemente dovuto restare muta, in fondo era la sorte che le era toccata in vita, ed era sicuramente più fortunata di tante altre persone. Come ad esempio degli schiavi che aveva visto in quella Casa d'Aste.

Però c'era una parte di lei che, da quando aveva sentito parlare di Trafalgar Law da Raissa, sperava egoisticamente di cambiare la propria vita. Insomma, a lui bastava muovere le dita e un bisturi e poteva operare nella sua Room qualunque cosa.

Era così a portata di mano che rinunciarci faceva male tanto quanto superare i sensi di colpa e accettarlo.

Stava passeggiando avanti e indietro lì nei pressi della locanda, nel vicolo laterale. Aveva le braccia conserte e camminava guardandosi la punta degli stivaletti col tacco, con i lacci a incrocio. Non riusciva a decidersi.

Kidd la individuò e la raggiunse a grandi passi, sembrava arrabbiato anche lui.

"Si può sapere perché ti fa arrabbiare qualsiasi cosa dico?"

Leta si voltò seria, con le braccia ancora conserte, e lo osservò.

Perché sei un pirata della peggior specie pensò, ma la percepì come una menzogna. Anche se... ho notato che hai un codice d'onore. Rispetti e proteggi i tuoi compagni, gli uomini della tua ciurma che ti seguono ciecamente come loro capitano. Ma ogni cosa che ti esce da quella bocca è cattiva.

Kidd si avvicinò di più, facendola indietreggiare contro la parete della locanda.

"Cerchi disperatamente di fare la dura, ma sotto sotto l'ho capito che sei uno zuccherino. Tutti questi sensi di colpa, questo domandarsi se sia giusto fare una cosa oppure no. Sii egoista per una volta, prenditi quello che vuoi" le disse con un ghigno sicuro di sé.

Oh, quanto avrebbe voluto essere libera. Avere una voce per esprimersi da sola, senza l'aiuto di Raissa. Poter mantenere i pensieri privati.

Potergli rispondere a tono.

Kidd si stava sporgendo verso di lei mentre le parlava, così Leta con un gesto della mano gli indicò di farsi più lontano.

"Sono troppo vicino? Non hai detto che sono un animale bruto? Lo sono. E gli animali si stanno vicino, si annusano per capirsi. E poi non sono stupido, a te piace provocarmi. Ho ancora distintamente davanti agli occhi l'immagine di te che lecchi in quel modo il tuo lecca-lecca."

Leta non poteva realmente negare l'evidenza. Qualcosa di quel giovane uomo l'attirava come una calamita, era l'esempio perfetto del suo potere. Ecco, l'attraeva nello stesso modo in cui anche a lui bastava muovere una mano e creare un campo magnetico che esercitava su parti di lei una forza d'attrazione irresistibile.

Leta si dondolò pensierosa sulle scarpe, con le mani dietro la schiena, poggiate un po' contro la parete.

"Ehi, in fin dei conti la scelta è tua. A me sta bene se vuoi restare così. Se non parli. È così che ti ho conosciuta. E non mi dispiace se comunichiamo soltanto con il corpo" le disse eloquente, ghignando. "Non ti tratterò come se fossi più delicata o fragile delle altre donne."

Finalmente quello scorbutico diceva qualcosa che le piaceva sul serio. Era disposto a trattarla come trattava chiunque altro. Si fece più ritta con la schiena, improvvisamente decisa. Indicò se stessa e poi lui, e poi la locanda.

𝘖𝘯𝘦 𝘗𝘪𝘦𝘤𝘦 𝘚𝘵𝘰𝘳𝘪𝘦𝘴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora