ii.

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Irma si poggiò di schiena contro il parapetto della Elegy, osservando un manifesto da ricercato che stringeva tra le mani. Il viso di Ace ricambiò il suo sguardo, mentre leggeva il suo nome e l'ammontare della taglia che aveva sul capo.

Era diventato il capitano della seconda flotta di Barbabianca. Un bel traguardo per uno come lui, che in poco tempo si era fatto conoscere da tutti per la sua temerarietà. In molti avevano paura di lui, soprattutto da quando aveva ingerito il Frutto del Diavolo Foco Foco, della categoria Logia, guadagnandosi il soprannome di "Pugno di Fuoco".

Si ritirò poi nella sua cabina, stendendosi sul letto. Esitò, prima di spegnere la candela. Continuava a guardarne la piccola fiamma, chiedendosi come sembrasse il corpo di Ace avvolto dalle lingue di fuoco. Alla fine ci soffiò su con stizza, quasi come se volesse scacciare l'immagine di lui dalla sua testa.

Si strinse il cuscino al petto, e si chiese ancora una volta, perché.

Perché Ace non si era mai fatto trovare.

Perché lei l'aveva cercato in lungo e in largo, chiedendo in giro, lasciandogli informazioni da dare, lasciando lettere ovunque girasse voce di averlo visto in giro con la sua ciurma. Aveva anche organizzato estenuanti appostamenti, ma in un modo o nell'altro era sempre riuscito a sfuggirle. Dopo due mesi di tormenti, aveva finalmente capito che lui non si era voluto lasciar trovare.

L'aveva scoperto una mattina, mentre lei si arrovellava la testa e inveiva contro il destino. Era uscita dalla stanza della locanda in cui alloggiava, con ancora i capelli scompigliati dal sonno. La locandiera l'aveva raggiunta velocemente, e le aveva detto che quella notte, Portgas D. Ace era stato lì. Era lui, la donna ne era certa, perché si era presentato come tale, e poi l'aveva visto tantissime volte sui manifesti. Allora gli aveva consegnato la lettera, mentre mangiava con una voracità impressionante. Lui l'aveva aperta, sospettoso, e l'aveva letta con calma.

Se l'era intascata e sorridendo allegramente alla locandiera, era andato via con tutta la sua ciurma. Alcuni l'avevano visto salpare con la sua nave, lasciando definitivamente l'isola. Irma aveva chinato il capo, e la locandiera aveva assunto un'espressione dispiaciuta. Poi la ragazza si era sforzata di sorridere e di ringraziarla per la sua gentilezza. Si era richiusa la porta alle spalle.

Si era chiesta perché Ace avesse deciso di spezzare quella promessa, perché non la volesse più con sé... Quante lettere aveva aperto? Quante parole disperate aveva letto? Quante richieste d'aiuto aveva ignorato?

Ma soprattutto... quanto amore aveva assorbito, e poi rifiutato?

Perché Irma in quelle lettere ci aveva messo l'anima. Forse aveva lasciato trasparire più di quanto avrebbe dovuto, colta dalla disperazione più nera per essere sempre a un passo da lui, e non riuscire mai a raggiungerlo. Gli aveva scritto tante volte che le mancava, che desiderava vederlo, che voleva essere sempre al suo fianco.

Quella stessa notte, Ace "Pugno di Fuoco" si era ritirato nella sua cabina, chiudendosi la porta alle spalle. Aveva sfilato dalla tasca la lettera di Irma e l'aveva conservata nel tiretto del tavolino che occupava un angolo della stanza. Lì c'erano già una mezza dozzina di lettere, che gli erano state consegnate nelle varie locande che aveva frequentato. Non è che la seconda flotta di Barbabianca passasse così inosservata, quindi doveva essere piuttosto facile per Irma estrapolare informazioni sul suo conto.

Sospirò, sedendosi sul letto e poggiando i gomiti sulle ginocchia. I muscoli delle spalle guizzarono nel movimento. Con una mano si aggiustò passivamente il cappello da cowboy.

𝘖𝘯𝘦 𝘗𝘪𝘦𝘤𝘦 𝘚𝘵𝘰𝘳𝘪𝘦𝘴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora