iv.

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Il momento in cui andarono a dormire fu il più difficile da reggere per il povero cuore innamorato di Hancock. Si stesero sul materasso, lui tranquillo e allegro come se nulla fosse, lei rigida come un pezzo di legno. Avevano portato due coperte, ognuno ne aveva una per sé, ma una delle due l'avevano usata per ripulirsi di tutto il sangue del cinghiale, e quindi dovevano dividersi quella rimasta. Questo significava restarsene vicini e cercare di coprirsi entrambi, ma quando Luffy tirava un lembo, un braccio di Hancock restava fuori, e quando era lei a tirare un orlo verso di sé, Luffy rimaneva scoperto per metà.

«Accidenti, qui fa freddo» constatò lui.

«È colpa della porta, che è soltanto accostata, e poi le finestre e le pareti sono piene di crepe ed entrano gli spifferi».

«È proprio vero che basta poco per perdere un'abitudine».

«A cosa ti riferisci, Luffy?»

«Io sono abituato a dormire fuori e ad affrontare tutte le difficoltà della natura più impervia, fa parte dell'addestramento di Rayleigh. Sull'isola dove mi alleno le stagioni cambiano ogni settimana. Però oggi è stato un giorno così piacevole e facile che già mi sono riabituato a dormire su un materasso morbido, e ad avere bisogno di una coperta» brontolò, steso su un fianco e rivolgendo la schiena ad Hancock.

Lei lo ascoltò in silenzio, sorpresa e intenerita da quanto, in quel momento, Luffy sembrasse un bambino col broncio. In quel momento ricordò che era molto più giovane di lei, ma pensò che nessuno dei due avesse una gran percezione di sé: Luffy, ancora così giovane, sfidava chiunque gli fosse più grande per età o grado, e giurava di diventare il Re dei Pirati superando anche veterani pieni d'esperienza. Hancock, dal canto suo, era una donna sbocciata e nel fiore degli anni, eppure le sembrava che la sua vita fosse stata molto breve, e cominciava esattamente da quando era fuggita con le sue sorelle dalla schiavitù ed era riuscita a fare ritorno ad Amazon Lily.

Poi aveva smesso di credere all'amore, non l'aveva mai conosciuto e le sembrava impossibile poterlo provare, dopo tutti quegli anni di soprusi e speranze portate via. Era diventata una donna crudele, un membro della Flotta dei Sette, aveva giustiziato chiunque infrangesse le sue regole e aveva trasformato in roccia orde di uomini bavosi senza il minimo scrupolo. Poi era arrivato Luffy, con il suo modo di fare spontaneo e benevolo, Luffy che non era affatto come gli uomini che aveva sempre incontrato e che aveva deciso di bandire dal suo impero. Non c'era stato un solo sguardo, in lui, che le avesse ricordato gli uomini di cui era stata schiava.

Quell'immensa felicità era stata poi seguita da un'immensa sofferenza: non appena aveva conosciuto un giovane uomo diverso da tutti gli altri, ecco che lui risultava anche l'unico immune alla sua bellezza e al desiderio di lei. Inizialmente era stato qualcosa di talmente doloroso e insopportabile che Hancock aveva ordinato che morisse, ma poi lui l'aveva conquistata e la malattia dell'amore l'aveva colta, fatale.

Adesso Hancock, donna forte e spietata in qualsiasi campo, si ritrovava ad essere una bambina in quello dell'amore.

E, di fatto, come due bambini stavano bisticciando.

«Ecco, io vorrei che tu venissi più vicino, Luffy...!»

«Non riesco a dormire, così! I tuoi capelli mi fanno il solletico!»

Alla fine si addormentarono, Luffy allargò braccia e gambe, incurante di togliere spazio alla povera Hancock, che però non ne risentì affatto. Si svegliò sentendosi spintonare da lui nel sonno e, arrossendo, ne approfittò per poggiare una mano sul suo torace. Era una sensazione piacevole, il suo corpo era forte, caldo e rassicurante; il corpo di uomo. Poi, vedendo che Luffy continuava a dormire indisturbato con tanto di bocca aperta, si avvicinò di più e gli posò la testa sopra il petto, e lo abbracciò.

𝘖𝘯𝘦 𝘗𝘪𝘦𝘤𝘦 𝘚𝘵𝘰𝘳𝘪𝘦𝘴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora