🔞 viii.

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Momento presente.

Fumi seguì Law nella sala bar, dove c'era Monet.
Caesar non era nei paraggi.
Lungo il corridoio, Law sospirò.

"Hai per caso incontrato i membri della ciurma di Cappello di Paglia?" le domandò.

Meglio essere preparati di fronte qualsiasi evenienza: già i rapporti erano tesi per colpa di quell'accaduto, inutile dare altro adito alla faccenda. Fumi scosse il capo.

"No, non mi è capitato" sussurrò.

"D'accordo".

Varcarono la soglia e videro Monet seduta al bancone, con le zampe da Arpia accavallate e i lunghi capelli verdi che scendevano liberi oltre le spalle. Stava sorseggiando un cocktail, quando si voltò verso di loro.

"Ragazzi".

"Monet".

"Se cerchi il master, non si trova qui al momento" disse, riferendosi a Caesar.

Law la guardò serio, fermandosi a poca distanza da lei con finta indifferenza.

"Penso di aver già visto tutto quello che mi interessava su quest'isola, presto io e lei ce ne andremo" disse, indicando Fumi con un cenno del capo.

"Capisco, che peccato..."

Law continuò a guardarla serio, prima di chiederle: "Avrei bisogno dei tuoi poteri per un po', vieni con me?"

Lei sorrise.

"È un appuntamento? Che bello! ~♡" esclamò, per poi aggiungere: "Sei sempre stato così poco socievole, che ti succede adesso?" e mentre lo fece spostò lo sguardo malizioso su Fumi, che si era irrigidita.

Le diede fastidio, perché lo sapeva che la stava apertamente provocando, l'aveva bersagliata sin dal suo arrivo, quella megera Arpia. Fumi si morse un labbro e le lanciò un'occhiata che avrebbe incenerito chiunque. Lei se ne accorse e probabilmente la divertì, perché proruppe in una risatina e allungò una mano verso il suo braccio.

Fumi reagì d'istinto, si piazzò davanti a Law, frapponendosi palesemente tra i due.

"Non è un appuntamento" disse seria.

Gli occhi di Monet si affilarono, mentre Law passava un braccio attorno al collo di Fumi, spostandola più verso di sé.

"Ci vediamo tra dieci minuti nel corridoio dei laboratori. A dopo" disse a Monet, voltandole le spalle e tenendo ancora Fumi stretta a quel modo, che magari da fuori poteva sembrare affettuoso, ma lei sapeva bene che la stava minacciando di non dire una parola di più.

Nel corridoio riecheggiò solo il rumore dei loro passi. Fumi sapeva di non dover ancora parlare, potevano essere a portata d'orecchi. Law aprì la porta che dava sul salotto vuoto delle sue stanze private, entrarono e la richiuse alle loro spalle, poi lasciò andare Fumi.

"Prima che tu possa arrabbiarti-" cominciò a dire lei, ma Law si aggiustò il cappello, stringendo la visiera tra due dita e sospirò sonoramente.

Di fronte quell'espressione che sembrava più rassegnata che arrabbiata, Fumi si ammutolì.

"Ci siamo compromessi".

Adesso lo guardò confusa.

"Eh?"

"Ha capito che c'è qualcosa tra noi e lo userà a suo vantaggio".

Fumi arrossì. Non era abituata di certo al fatto che Law si mettesse a parlare di quello che c'era tra loro così apertamente. Sentendo che le sarebbe venuto un colpo da un momento all'altro se avessero proseguito con quel discorso con così tanta leggerezza, decise di tentare la strada della finta tonta.

𝘖𝘯𝘦 𝘗𝘪𝘦𝘤𝘦 𝘚𝘵𝘰𝘳𝘪𝘦𝘴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora