ii.

152 12 0
                                    

​​​​​​Sabo sorrise verso Riku.

"Salti su?"

"Okay".

Riku si avvicinò alla bicicletta di Sabo, che le lasciò lo spazio sul sellino. La ragazza ci si sedette e rigidamente si aggrappò alle spalle di lui. Col cavolo che gli avrebbe stretto i fianchi, a costo di stare scomoda per tutto il viaggio.

La bicicletta riprese a scendere dolcemente lungo la stradina, Riku allargò un po' le gambe per non intralciare con le caviglie i pedali. Osservò la nuca bionda di Sabo e percepì la lieve tensione delle sue spalle sotto i palmi delle mani. A giudicare dalle spalle, dalla schiena, dalle braccia, quel Sabo doveva avere di sicuro un fisico prestante e atletico. I due ragazzi continuarono a illuminare parzialmente la strada con i faretti delle biciclette; Riku osservò più avanti, i capelli di Mai smossi dal vento, sulla bicicletta di Ace.

"Ehi, puoi andare più piano!" esclamò Mai sull'orecchio del moro e dandogli qualche pugno sulla schiena. Il moro aumentò ancora la velocità rischiando di farla cadere. Lei tirò un urletto e si aggrappò ai suoi fianchi stringendoli saldamente.

​​​​​​Ace scoppiò a ridere.

"Tutto bene lì dietro?" la prese in giro.

Mai sbuffò innervosita.

"Fottiti."

Poi si sistemò meglio sulla bicicletta aggrappandosi alla sua schiena e cercando di evitare il più possibile altri tipo di contatti con quel bellissimo sconosciuto. Sospirò e si mise ad osservare il paesino cercando di distrarsi da quella strana situazione.

Riku socchiuse gli occhi sentendo la brezza che saliva dal mare scompigliarle un po' la lunga frangia nera e si concentrò su quel momento. Il rumore delle cicale e dei grilli nascoste nelle siepi scure che pendevano dai muretti che costeggiavano la stradina, cercando di contenere la natura. Il movimento leggero della bicicletta, le spalle di quel ragazzo che si sollevavano e abbassavano calme ad ogni suo respiro, il rumore quasi sfrigolante delle ruote sul selciato.

Riku reclinò appena il capo e vide il cielo buio e limpidissimo, così diverso da quello della città intrappolato tra i palazzi e coperto da una patina di smog. Non aveva mai contato così tante stelle nel cielo, quasi rabbrividì di fronte quella meraviglia. Scesero lunga una curva e videro, sotto di sé, il mare. Una tavola piatta e silenziosa, uno specchio di tenebra.

Senza nemmeno accorgersene, le mani di Riku si staccarono dalle spalle di Sabo e si fermarono sui suoi fianchi, per reggersi meglio, dato che adesso c'erano parecchie curve.

"Se mi fai cadere ti ammazzo!" si sentiva sbraitare Mai mentre Ace rideva di gusto facendo le curve a velocità sempre maggiore.

"Quanto sei esagerata! Siamo su una bicicletta mica su una moto! Pensavo che le ragazze di città fossero più coraggiose!"

"Sei tu il pazzo che guida questa bicicletta come fosse una moto!"

Sabo e Riku sentivano i due davanti bisticciare e lui fece una risata che gli fece vibrare la schiena.

"Sembra che si stiano divertendo" commentò ironico. Riku lanciò loro un'occhiatina.

"Mai non è una a cui piace molto la gente" disse, come se lei non desse la stessa identica impressione. "Forse sarei dovuta andare io con quello lì, è come un accendino avvicinato a una miccia".

𝘖𝘯𝘦 𝘗𝘪𝘦𝘤𝘦 𝘚𝘵𝘰𝘳𝘪𝘦𝘴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora