iii.

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"Nami-swaaaan! Sono così felice che tu mi abbia chiesto di accompagnarti!! Sono il tuo più fedele servitore!" esclamò entusiasta, soffiando forte dalle narici, con due cuori palpitanti al posto degli occhi. Poi, come se stesse parlando con qualcuno, strinse un pugno con espressione di trionfo. "Prendi questa, Zeus! Nami-san preferisce me per accompagnarla a fare shopping!!"

Brook, accanto a lui, allungò le mani scheletriche come per attirarne l'attenzione.

"Sanji-san, è perché un ammasso di vapore e acqua non può portarle le buste degli acquisti" gli fece notare. Nami li mise a tacere puntando le mani sui fianchi, pronta a scendere anche lei dalla Sunny. Quel giorno aveva indossato degli shorts di jeans e una canotta color salmone, infilata nei pantaloni. Si sistemò la borsa di pelle e lanciò un'occhiata annoiata in direzione dei due.

"Sanji-kun, possiamo andare?"

"Prontissimo, Nami-swaaan!"

Nami si era ripromessa di parlargli, ma prima voleva assicurarsi di essere di buon umore, e di solito un po' di shopping terapeutico funzionava. Così i due compagni di ciurma passarono l'intera mattinata in città, entrando e uscendo da un negozio all'altro, con Sanji sempre più carico di buste. Pareva non pesargli affatto, nonostante a un certo punto ne avesse quattro per mano. Partecipava attivamente agli acquisti, dando i suoi consigli, incoraggiando Nami a comprare alcuni indumenti e chiedendole addirittura di provarne altri.

Sembrava una situazione normale, come i vecchi tempi, eppure Nami continuava a sentire che qualcosa fosse fuori posto. Così, alla fine, seccata, lo convinse a prendere una granita e sedersi da qualche parte.

Sedettero su una panchina presso il porto; Nami aveva preso una granita alla menta, Sanji al caffè.

Erano molto vicini, perché gran parte della panchina era stata riempita con le numerose buste dei vari negozi visitati.

La navigatrice sospirò.

"Così proprio non va".

"Uh?"

Sanji si era voltato a guardarla disorientato, con la granita di caffè ancora in mano. Nami si sentì in colpa, ma non era neppure capace di mentire.

"Volevo provare ad aggiustare le cose con te, ma sento che qualcosa in me non va. Io... non riesco proprio a perdonarti, Sanji-kun".

Lui fece un sorriso, ma per una volta fu sincero e amaro.

"In quei giorni non avevo neppure il coraggio di guardarti in faccia, Nami-san. Perché sapevo di essere stato imperdonabile. Ho dovuto nascondere ciò che provavo, fingere che non mi importasse dei miei compagni, e ho fatto del male a Luffy pur sapendo che non si sarebbe difeso. Ti ho spaventata, lo so".

Rimase in silenzio per qualche istante, poi riprese a parlare guardando il contenuto del suo bicchiere di plastica.

"Volevo solo proteggervi e allo stesso tempo tornare insieme a voi".

Le sorrise.

"Nami-san, sono disposto ad aspettare tutto il tempo che servirà a riconquistare la tua fiducia. Perché sei la mia compagna".

Nami si schiarì la voce.

"A volte mi è capitato di immaginare che qualcuno di noi decidesse di andarsene. Una di quelle fantasie senza senso, immaginare come sarebbe la vita senza uno di noi, e chi protenderebbe di più per una decisione del genere, e perché. Ma tra tutte le persone e i motivi più disparati; tu sei sempre stato quello che credevo non sarebbe mai andato via."

𝘖𝘯𝘦 𝘗𝘪𝘦𝘤𝘦 𝘚𝘵𝘰𝘳𝘪𝘦𝘴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora