iv.

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Un uccello postino aveva portato un messaggio a Fumi: sua madre era arrivata a Kondo, era approdata al molo numero quattro e l'avrebbe attesa alla fontana nella piccola piazza del villaggio. L'influenza ormai si era placata, la gente aveva ripreso la propria vita e anche i Pirati Heart avevano potuto lasciare il Polar Tang. Fumi quel mattino si era preparata per l'incontro con sua madre, più psicologicamente che esteticamente, visto che indossava la divisa bianca dei Pirati Heart. Ora l'attendeva al centro della piazzola, seduta nei pressi della fontana quadrangolare in pietra, decorata con pesci e sirene.

"Fumi".

"Mamma. Sei arrivata finalmente".

Fumi fece appena in tempo ad alzarsi dalla panchina sulla quale era seduta, che si ritrovò stretta in un abbraccio materno. Il profumo dolce delle lozioni per il corpo che usava, la colpirono con forza. Era un profumo familiare, confortevole, che le fece pensare in primis a quando era bambina.
Pensandoci, erano almeno un paio di anni che non si incontravano: da quando aveva sposato Lucci e Fumi se n'era andata di casa per cominciare la sua avventura in giro per il Grande Blu.

Sollevò le braccia e mise forza nell'abbraccio. Oko le accarezzò il viso, spostandole un po' i capelli indietro e squadrandola.

"Stai bene? Mi sembri in forma! Temevo di trovarti deperita. Ma in che razza di modo sei vestita?"

Fumi si strinse nelle spalle, quasi facendosi più piccola.

"È la divisa che portano tutti i membri della mia ciurma".

"Sembri una meccanica".

"Sei molto bella" ammise invece Fumi, guardandola meglio.

Sua madre sorrise. Era pur sempre una donna di trentacinque anni, ancora nel fiore degli anni. Fumi era alta un metro e settantasei, Oko sfiorava il metro e ottanta. Aveva un fisico avvenente. Indossava un paio di pantaloni bianchi a vita alta, a sigaretta, che finivano appena sopra le caviglie. Ai piedi portava stivaletti di pelle marrone, e sulla camicetta di seta color cipria, infilata nei pantaloni, portava un cappotto leggero marrone.

L'elemento più particolare di Oko erano i suoi occhi eterocromi: uno era marrone, l'altro verde. I lunghi capelli neri, che Fumi aveva ereditato da lei, erano pettinati all'indietro e lasciati sciolti.

"Dunque, i Pirati Heart, eh. Hai puntato alla notorietà".

"Mi disapprovi?"

"No. Ormai sei una donna e solo tu puoi scegliere come vivere la tua vita. E poi, certo, con quel bel ragazzaccio come capitano..."

Fumi spalancò gli occhi e arrossì un po'.

"Cosa stai dicendo?"

"Ho visto più volte il volantino di Trafalgar Law, cosa pensi. Fa parte della peggior generazione del Nuovo Mondo ed è anche una supernova. È questione di tempo e dovrò preoccuparmi vedendo anche la tua faccia su qualche manifesto da ricercata, immagino. Se proprio dovrà essere così, fa' del tuo peggio" le disse, facendole un occhiolino. Poi guardò oltre le sue spalle.
"Anche i tuoi compagni vestono con queste divise da meccanici, vero? Allora credo ti abbiano pedinata".

Con un sorriso radioso, Oko salutò Shachi e Penguin alle spalle della figlia, che si avvicinarono imbarazzati.

"Scusaci, Fumi. Eravamo molto curiosi di conoscere la tua mamma".

Fumi lanciò loro un'occhiata glaciale, si era già accorta del loro cambio di tono, ora particolarmente educato e cortese. Oko sorrise.

"È un piacere conoscere i compagni di ciurma di Fumi. Voi andate d'accordo con lei, vero? So che è una ragazza che a primo acchito può sembrare fredda, ma in realtà è solo timida".

𝘖𝘯𝘦 𝘗𝘪𝘦𝘤𝘦 𝘚𝘵𝘰𝘳𝘪𝘦𝘴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora